Capitolo 13: Un'inquietudine crescente

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Ivar salutò con un gesto le guardie all'ingresso dello stretto corridoio che potava alla prigione di Eirlys. Il passaggio era inondato d'acqua gelida e Ivar fu costretto a immergere le gambe fin all'altezza del ginocchio e proseguire a tentoni nel buio rischiarato solo dalla fiaccola che stringeva in una mano.

Era quello il giorno in cui sarebbero finalmente partiti insieme. Eirlys si era ripresa, sebbene il suo volto non sarebbe mai più guarito da quella ferita inferta dal fuoco, e Ivar era convinto che avesse le forze necessarie per giungere fino a Carlyon e recuperare insieme a lui il piccolo Eoghan. Poi sarebbero salpati verso la Cornovaglia e da lì nel continente. Non avrebbero mai più rimesso piede sull'isola di Lyonesse. Sarebbero stati due semplici viandanti, un marito e una moglie con il loro bambino. Avrebbero trovato un posto carino dove vivere e avrebbero avuto altri figli. Nessuno avrebbe saputo la verità sulla loro storia e sulle loro origini: liberi per sempre di vivere insieme.

Ivar aprì la porta della prigione e rischiarò l'ambiente con la sua fiaccola. Eirlys era in piedi con le gambe immerse nell'acqua fin sopra al ginocchio. Era magra, sporca, e pallida. La parte del volto bruciata era ora raggrinzita e l'occhio cieco bianco e lattiginoso. L'altra metà del volto invece conservava tutta la sua bellezza e la sua regalità. Ivar si sentì ancora una volta debole di fronte a lei e pieno di desiderio.

<< Dobbiamo andare Eirlys.>> mormorò sorridendole.

La vecchia Tara Douglas era invece appollaiata sul pagliericcio. Aveva uno sguardo stanco e le spalle curve sotto il peso di quella prigionia infinita.

<< Ingrid arriverà a Carlyon tra una settimana.>> continuò Ivar, rivolto a entrambe. << I tuoi alleati sono pronti ad arrendersi al giusto prezzo. Ormai hanno compreso che tu non tornerai mai.>> Eirlys si girò a guardarlo. << Dobbiamo essere lì prima di lei. Ricuperiamo Eoghan e andiamo via.>>

Lei gli sorrise. C'era qualcosa di strano nel suo sguardo, come una nuova consapevolezza e un pizzico di follia. Ivar si sentì un po' inquieto ma si avvicinò comunque e le fece sollevare la gamba.

<< Dovremo essere silenziosi e rapidi.>> continuò. << Non appena le guardie si accorgeranno della tua fuga, cominceranno a darci la caccia.>>

Le liberò la caviglia dalla catena e inspirò l'odore pungente della sua pelle. Una voglia irrefrenabile di baciarle la gamba lo colse all'improvviso e fu costretto a distogliere lo sguardo per riuscire a dominarsi. Le coprì il corpo e il capo con un mantello scuro.

<< Sono pronta.>> asserì lei.

Ivar si rivolse verso Tara.

<< Dovrò colpirvi purtroppo.>> mormorò. << Non voglio che questa fuga vi costi la vita.>>

La donna annuì e andò ad abbracciare Eirlys.

<< Sii felice piccola mia.>> sussurrò. << Vi meritate un po' di pace finalmente.>>

La giovane la baciò su entrambe le guance conservando sempre quello sguardo strano che riaccese l'inquietudine nel cuore di Ivar.

Tara quindi si rivolse al guerriero e Ivar lesse nei suoi occhi la preoccupazione che affliggeva il suo cuore. Gli si avvicinò all'orecchio mentre lo abbracciava.

<< Proteggetela e non lasciatela mai sola.>> mormorò e, più che una semplice raccomandazione, sembrava una vera e propria preghiera.

Ivar esitò un momento poi scacciò via quei pensieri inquietanti. Avrebbe fatto tesoro dei suoi consigli.

<< Pronta?>> le domandò.

Tara annuì. Ivar la colpì con forza sul viso e lei trattenne un urlo per non far insospettire le guardie. Lui la colpì ancora e un rivolo di sangue le uscì dal naso.

<< Quando sentirete la guardia con la cena arrivare, fingetevi svenuta.>> si raccomandò e la donna assentì.

<< Buona fortuna.>> mormorò a entrambi mentre Ivar apriva la porta della prigione.

Ivar condusse  Eirlys dalla parte opposta del corridoio rispetto a dove sostavano le guardie. Lì c'erano delle scale che portavano direttamente alla stalla. Era stata Eirlys a rivelarglielo. In tutti gli anni di prigionia nella fortezza di Scilly aveva esplorato ogni corridoio, ogni stanza e ogni piccolo passaggio. Per lei quel posto non aveva alcun segreto.

<< Nasconditi nella stalla.>> le ordinò, lasciandola all'imbocco delle scale. << Io ti raggiungerò al più presto.>>

Eirlys si calò ancor di più il cappuccio sul viso e cominciò a scendere lentamente le scale. Ivar sentì una stretta al cuore a lasciarla proseguire da sola e un senso di inquietudine lo invase. "Proteggetela e non lasciatela mai da sola" lo aveva pregato Tara. Era una semplice raccomandazione? Ivar pregava che fosse così eppure non si sentiva sicuro. L'inquietudine non riusciva ad abbandonarlo.

Ripercorse rapido il corridoio allagato e superò le due guardie che sonnecchiavano all'ingresso. Salì ai piani superiori e vide l'oscurità diradarsi. Era mattina e il cielo sopra la sua testa era grigio e chiuso. Piovigginava e un vento gelido penetrava sotto la cotta di maglia pesante fin nelle ossa. Sul terrazzo lo aspettava il capo delle guardie.

<< Riparto immediatamente.>> esclamò Ivar con sguardo serio e deciso.

L'uomo ridacchiò, visibilmente brillo.

<< Bevete qualcosa, mio signore!>> ribatté offrendogli un bicchiere di birra calda. << Questo tempo vi logorerà le ossa.>>

Ivar gettò uno sguardo al cielo minaccioso mentre la pioggerella fina e tagliente gli bagnava la faccia.

<< Devo declinare il vostro invito.>> scansò il bicchiere con un gesto. << Se ricomincerà a piovere forte, la strada si allagherà e io non potrò riunirmi all'esercito.>>

L'uomo riprese a parlare. Ivar capì che voleva fare conversazione, come ogni volta che tornava a Scilly per vedere Eirlys, ma non poteva più temporeggiare. Sua moglie lo attendeva e l'inquietudine lo tormentava.

<< Non capisco perché torniate a vedere quella puttana.>> lo sentì mormorare mentre gli voltava le spalle. Ivar sentì la rabbia coglierlo e una voglia irrefrenabile di avventarsi su di lui gli fece fremere le mani. Doveva calmarsi. Eirlys lo stava aspettando.

<< Ordini di Ingrid.>> si limitò a dire a denti stretti prima di incamminarsi a passo svelto verso le stalle.

Cercò di comportarsi in maniera tranquilla ma era chiaro a tutti che avesse fretta di ripartire. Entrò nelle stalle mentre la pioggia cominciava a rinforzarsi e afferrò le briglie del suo cavallo ancora sellato. Volse lo sguardò in cerca di Eirlys.

<< Eirlys.>> mormorò.

Non ottenne risposta. Il suo senso di inquietudine si tramutò in un peso che gravava sul petto.

<< Eirlys ...>> sussurrò ancora gettando uno sguardo all'ingresso della stalla.

Non udì nulla e nessun movimento lo rincuorò. Si diresse verso il punto in cui finiva la scala che aveva imboccato Eirlys, smosse la paglia e ancora non vide né udì altro.

<< Dove diavolo si è cacciata ...>> ringhiò a denti stretti mentre quel peso sul petto cominciava a diventare insopportabile.

Poi udì un fruscio, volse lo sguardo e lei era lì, vicino al suo cavallo e si intravedeva un dolce sorriso sotto il cappuccio nero.

Ivar le corse incontro. Sapeva che dovevano muoversi e fuggire da lì ma non poté farne a meno. Le prese il viso tra le mani e la baciò.

<< Ho avuto paura che tu fossi fuggita senza di me.>>

Eirlys si limitò a sorridere.


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