Capitolo 16: Uno scontro tanto atteso

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Eirlys si mischiò alla folla di contadini e allevatori che si accalcavano all'ingresso della città di Carlyon. Aveva il volto coperto dal cappuccio zuppo di acqua e la pioggia cadeva talmente fitta che era difficile riconoscere anche i volti degli uomini e delle donne che camminavano al suo fianco. La città si stava preparando all'assedio delle truppe di Ingrid: volevano negoziare l'offerta migliore prima di farla entrare a Carlyon e offrirle il trono che era stato di suo fratello. Eirlys era già stata dimenticata, tutti la credevano morta o prigioniera. Aveva udito molti parlare di lei mentre aspettava di poter varcare le porte di ingresso della capitale. La consideravano una sciagura, tanto quanto lo era stata sua madre. Gli uomini dicevano che doveva essere una principessa tanto avida quanto bella, una strega esattamente come Caitlin di Cornovaglia che meritava di bruciare all'inferno per l'eternità. La sua famiglia si era impadronita di un trono che non le apparteneva, questo Eirlys lo sapeva perfettamente ormai, e lei aveva lottato per una causa sbagliata, ingannata per anni dal veleno che covava sua madre. Era furiosa con sé stessa, furiosa con Tara, furiosa con sua madre. Aveva dedicato la sua vita, aveva commesso crimini innominabile in nome di una bugia. Sua madre era una strega, suo padre un adultero e lei aveva rovinato la vita per anni dell'unica persona che non le aveva mai mentito: Ivar.

Eirlys si calò ancora di più il cappuccio sul volto e si inoltrò nelle stradine di Carlyon. A ogni passo continuava a pensare a come fosse strano il destino: cinque anni prima era giunta a Carlyon come una principessa depredata della sua eredità e inorridita di sposare Ivar Trevelyan, ora era nulla più che una giovane madre che giungeva nella capitale per recuperare il frutto di quel matrimonio e che soffriva all'idea di aver abbandonato suo marito. Lo aveva tradito ancora, lo aveva abbandonato ancora una volta. Le si era spezzato il cuore quando lo aveva lasciato steso addormentato sul quel pagliericcio, finalmente sazio dell'amore che lei gli aveva concesso. Sarebbe voluta arrivare lì con lui, recuperare Eoghan insieme e poi partire come avevano progettato, ma in cuor suo aveva sempre saputo che era un sogno impossibile. Ivar era all'oscuro di troppe cose e non avrebbe compreso. Eirlys doveva affrontare da sola quella sfida, riprendere suo figlio e affrontare Conall. Per Ivar in quella battaglia non c'era posto.

Eirlys giunse al castello senza esser vista. In quegli anni aveva imparato a conoscere quel palazzo come le sue stesse tasche e sapeva come entrare senza attirare l'attenzione delle guardie. C'erano molti soldati di guardia, ben armati e pronti alla guerra, ma la giovane riuscì facilmente a scivolare nel buio senza essere udita. Dentro l'aria era stantia e fredda. Cominciò a percorrere quei corridoi così familiari mentre i ricordi degli anni trascorsi a Carlyon le tornavano alla mente: il suo arrivo, la sua prima udienza dal re, la morte di Angus, il matrimonio, il suo rapporto con Tristan, la nascita del piccolo Eoghan e poi ancora e ancora. Il pavimento dei piani inferiori era invaso d'acqua, così come era accaduto a Scilly e così come accadeva in tutta Carlyon. Le piogge torrenziali di quei mesi stavano lentamente sommergendo l'isola devastata dalla guerra, quasi come che si trattasse di una punizione divina per quelle lotte per il potere infinite. Eirlys pensò per un attimo che era giusto così, che quell'isola affondasse e scomparisse per sempre dalla Terra. Era stata sede di crimini atroci, di tradimenti terribili, di bugie e di dolore. Lei, Conall, Ingrid sarebbero tutti dovuti affondare con lei. Non suo figlio però e nemmeno Ivar: loro erano innocenti, leali, puri. Meritavano di vivere insieme, lontani da tutto quell'orrore e da tutto quel dolore.

Eirlys scacciò quei pensieri dalla mente quando vide la porta della camera di suo figlio. Eoghan era lì, Eirlys lo avrebbe presto riabbracciato e sarebbe stato al sicuro. Lui era l'unica ragione che la spingeva ancora a lottare, a vivere e a vincere tutto quell'orrore. Suo figlio, il suo piccolo scricciolo, la sua creatura così pura e innocente. Si precipitò dentro e scrutò il buio con ansia, quasi come se il cuore volesse scoppiarle nel petto, o che i suoi polmoni non fossero più in grado di respirare. Corse verso il suo letto, rivoltò le coperte e il materasso ma di lui nessuna traccia. Corse al letto della balia e la trovò lì, stesa riversa sul cuscino con la gola tagliata. Eirlys si sentì devastata, distrutta, cominciò a piangere e a cercare suo figlio in lungo e in largo, mettendo sottosopra la camera.

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