Sarebbe morto. Pugnalato, sventrato, impiccato, o magari semplicemente con la testa mozzata lì sulla banchina del porto, davanti a suo figlio, davanti a sua moglie. Ivar sapeva che sarebbe morto, anzi che stava per morire.
Eirlys era tornata e lui sarebbe morto. Era inevitabile, lei non lo avrebbe lasciato in vita. Un marito scomodo, quel marito che già anni prima aveva cercato di far fuori, e che ora rappresentava l'unico ostacolo che la separava da quello che aveva sempre desiderato: il trono di suo padre.
Ivar sentiva il cuore pulsare nel petto. Non aveva mai battuto così forte, sembrava pronto ad esplodere e a squarciargli il corpo. Era spaventato, il suo cuore. Era impaurito, affranto dal dolore e dal terrore che qualcosa potesse accadere al suo bambino, a sé stesso. E poi c'era Eirlys che nulla aveva a che fare con la donna che era scomparsa due anni prima. Ivar la osservava dal basso, in ginocchio sul terreno duro, mentre lei non riusciva a distogliere gli occhi dal viso piagnucolante del loro bambino. Non era bella, non era affascinante, sembrava come una donna sopravvissuta ad un lungo periodo di digiuno e di dolore e finalmente risorta.
<< Eccola la mia sposa!>> urlava intanto Tristan, splendente e trionfante nel suo vestito da cerimonia. << Non una principessa straniera. Eirlys Ffelig, contessa di Scilly, principessa di Lyonesse, la donna del mio cuore, la legittima regina di queste terre. Lei sarà la mia sposa.>>
Tristan le baciò una mano, inchinandosi leggermente, ed Eirlys sorrise. Sembrava trionfante, aveva vinto la sua battaglia finalmente, eppure i suoi occhi celavano qualcosa: un ripensamento? Dolore? Paura?
Ivar non sapeva cosa provare. Rabbia? Dolore? Paura? Era lì indifeso, sgomento di fronte alla moglie verso cui suo malgrado era rimasto fedele in tutti quegli anni, e non sapeva cosa provare. Lei lo avrebbe ucciso, davvero lo avrebbe ucciso? Lui non l'aveva salvata due anni prima, non aveva lottato per la loro famiglia come lei lo aveva supplicato di fare. L'aveva lasciata in quella prigione buia, divorata dal dolore per la perdita del suo bambino, e si era aggrappato all'odio e al rancore. Era stato Tristan a farla evadere, l'unico che per tutto il tempo aveva cercato di convincere sua madre a lasciarla andare. Probabilmente l'amava davvero, o lei era davvero una strega e lo aveva incantato con le sue arti magiche.
<< Era stata ingiustamente accusata di crimini che non aveva commesso.>> continuava ad urlare Tristan. << Non ha ucciso mio figlio. Era mia moglie, povera donna, che per le sue indegne colpe non era in grado di generare un erede sano! Non ha ucciso mia moglie, povera miscredente, che si è suicidata buttandosi dalla torre del palazzo! Non ha ucciso la Mcclean, che era solamene una lurida prostituta! È stata quella donna, che io non chiamerò più madre, ad ordire queste infide trame e tenere il potere stretto nel pugno della sua mano! Aiutata da quello che una volta chiamavo fratello.>>
Ivar sentì Blaine dimenarsi, urlare, piangere. Invocava il nome del figlio, sgomenta di quello che stava accadendo, mentre i soldati la costringevano a mettersi in ginocchio al fianco di Ivar.
<<Strega!>> gridava, tra le lacrime. << Lo hai stregato! Tristan ti sta manipolando!>> e non esitò a sputare tutto il suo odio verso Eirlys, silenziosa, col bambino in lacrime ancora stretto tra le braccia. << Vuole solo questo, essere regina! Si libererà di te! Ti ucciderà!>>
Tristan era paonazzo in volto, si avvicinò e sferrò uno schiaffo sul viso della madre che si accasciò piagnucolando al suolo mentre il sangue dal naso scendeva copioso.
Ivar tentò di liberarsi, come rinsavito, spinto dal desiderio di difendere la donna che era stata per lui come una madre per tutti quegli anni. Le guardie però gli torsero ancor di più le braccia, spingendogli la testa sul terreno con la suola delle scarpe.
<< Entrambi volevano manipolarmi, pormi sul trono come un burattino e mantenere tutto il potere nelle loro mani. Io però non sono e non sarò mai un burattino. Per questo atroce tradimento, per gli infidi piani orditi, vi dichiaro entrambi colpevoli di alto tradimento. Blaine d'Irlanda perde il suo titolo di regina madre di Lyonesse, non è più mia madre, io la rinnego. Tristan Trevelyan sarà da adesso in poi noto come Tristan il Bastardo, non è più mio fratello, non è più figlio di mio padre, è un traditore e come tale morirà.>>
Ivar sentì il cuore sussultare. Cercò con gli occhi la figura di Eirlys, riusciva a vedere solo i suoi piedi e notò le sue gambe tremare leggermene. Eoghan invece piangeva. Ivar soffriva nel sentirlo piangere in quel modo, come se comprendesse cosa stava per accadere. Avrebbe voluto stringerlo al petto, dirgli che tutto sarebbe andato bene, e invece era lì, sul punto di morire, e non poteva fare nulla.
<< Cominciamo da lei.>> ordinò Tristan alle guardie.
Blaine cominciò ad urlare e a dimenarsi. Ivar adesso era di nuovo in ginocchio, la testa alzata, e riusciva ad osservare cosa stava accadendo. La regina aveva il viso pieno di sangue, gli occhi colmi di paura, e cercava di sgusciare via, urlando recriminazioni, mentre le guardie impassibili la portavano ai piedi del figlio.
Eirlys era impassibile, Eoghan stretto tra le braccia con il viso immerso nei suoi capelli rossi. Ivar non riusciva a trovare tracce di trionfo o di dolore sul suo viso. Era una statua, indifferente.
<< Blaine d'Irlanda vi dichiaro colpevole di alto tradimento. La vostra pena è la morte per decapitazione.>> recitò Tristan, con il viso quasi soddisfatto, mentre la madre inginocchiata ai suoi piedi non riusciva a smettere di piangere.
<< Ti scongiuro figlio mio ... rinsavisci.>> Blaine si accasciò ai suoi piedi, tentando con le mani di stringergli le caviglie, ma Tristan la allontanò con un calcio e ordinò alle guardie di procedere.
<< Lei è una strega, una puttana!>> continuava ad urlare la regina. << Lei ti ucciderà! Sappi questo, figlio bastardo, lei ti ucciderà, lentamente, come un serpente velenoso! Lei si prenderà tutto ciò che possiedi e a te rimarrà solo l'inferno per l'eternità!>>
Tristan non replicò. La guardava dritto in viso, l'espressione seria adesso, le labbra tese, gli occhi fissi. Un silenzio inquietante scese sul porto, rotto solo dai singhiozzi di Blaine, dalle sue ingiurie e dal rumore della spada che veniva estratta dal fodero.
Ivar fissava suo fratello, incredulo di fronte a ciò che stava per accadere.
<< Procedete.>> mormorò ancora.
La guardia alzò lo spadone, la lama che luccicava nel cielo limpido di quel giorno d'estate, mentre Blaine non smetteva di urlare, di ingiuriare e di piangere.
Ivar non guardò ma sentì il cuore spezzarsi ugualmente. L'unico suono che giunse fu quello del collo che si spezzava. Le ingiurie cessarono, le lacrime si asciugarono. Il viso di Tristan rimase impassibile.
Ivar vide la testa bionda di sua madre rotolare sul terreno, la sua espressione terrorizzata ancora impressa sul viso dopo quella morte violenta ed inaspettata, e per la prima volta ebbe voglia di assalire suo fratello ed ucciderlo con le sue stesse mani.
Sorprendendo tutti, riuscì a liberarsi dalla stretta distratta delle guardie e si avventò sul re, ancora intento ad osservare il collo mozzato della madre, e lo colpì con tutte le sue forze sul viso. Tristan barcollò all'indietro, il naso orrendamente distorto da cui il sangue cominciò a scendere copioso. Ivar avrebbe voluto ucciderlo ma una parte di lui riuscì ancora a ragionare. Doveva fuggire, adesso.
Con un balzo fu sulla groppa del cavallo di suo fratello, lo incitò a correre con tutte le sue forze mentre le guardie reali tentavano di riacciuffarlo. Si diresse verso l'uscita della città, senza voltarsi indietro. Sentì solo suo figlio piangere, e null'altro. Solo una cosa si ripromise mentre attraversa a tutta velocità le stradine della sua Carlyon: sarebbe tornato a riprendersi suo figlio e ad uccidere suo fratello.
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La dama rossa
Historical Fiction[COMPLETO] Carlyon, 1094. Eirlys Ffelig viene accolta nella capitale Carlyon solo dal freddo e dal silenzio. Nata e cresciuta prigioniera nella fredda fortezza di Scilly, é conosciuta solamente come la figlia del deposto re di Lyonesse Tristan VII e...