Capitolo 8: Un piede in fallo

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Eirlys si sentiva morie ad ogni respiro. La faccia le bruciava, il polso pulsava in maniera terribile e le gambe non erano in grado di portarla da suo figlio con la velocità che sperava. I servitori che la incontravano lungo il suo percorso si scansavano, qualcuno persino gridava alla vista del mostro che era appena diventata. Avrebbero presto scoperto il corpo esamine di Tristan nei suoi appartamenti: che spiegazione avrebbe dato a quel punto? Eirlys non lo sapeva in quel momento e nemmeno le interessava. Si aggrappò alla porta della nursery, i polmoni che sembravano andare a fuoco, la vista che si assottigliava sempre di più, e crollò all'interno, stesa a faccia in giù sul pavimento freddo. Era esausta, ogni parte del corpo doleva terribilmente.

Sentì un urlo agghiacciante alle sue spalle e riuscì lentamente ad alzarsi in ginocchio. La balia di suo figlio la fissava pallida, terrorizzata, il ricamo abbandonato per terra. Appena ebbe modo di guardare per intero la terribile ferita che le deturpava la faccia, la donna cacciò un altro urlo e scappò via scivolando sul pavimento. Eirlys ci fece poco caso, non poteva pensare a sé stessa.

Si fece largo a tentoni nella stanza del figlio finché non lo vide in piedi dentro la sua culla, quei bei capelli biondi in disordine, gli occhi azzurri assonnati. Poggiava una manina sulla griglia di legno del letto e la osservava.

<< Eoghan ...>> mormorò Eirlys e la sua voce le parve gracchiante, sconosciuta e spaventosa.

Il bimbo d'un tratto ebbe paura e cominciò a piangere disperato.

Eirlys si gettò su di lui, provò a prenderlo tra le sue braccia. Aveva bisogno di saperlo al sicuro, vicino al suo corpo. Doveva sentire le sue manine, il suo respiro, la sua risata. Ma Eoghan piangeva disperato, la scansava e cercava di scappare via da lei.

<< Eoghan ti prego.>> Eirlys cominciò a piangere. Ogni lacrima bruciava ancora di più su quell'orrenda ferita. << Ti prego vieni dalla tua mamma.>>

Il bimbo scappò via dalla culla e si andò a nascondere tra le lenzuola sporche ammucchiate sul pavimento. Lì continuò a piangere, indifferente ai richiami della madre.

Eirlys crollò per terra, seduta, piangendo in maniera incontrollabile. Suo figlio la considerava un mostro, non poteva più amarla. Non aveva più alcuna speranza.

Fu in quel momento che lo sentì: un rumore di passi, passi veloci e furtivi. Alzò il capo in tempo per vedere un'ombra che si intrufolava nella stanza. Sentì Eoghan gridare poi degli occhi si fecero largo nella sua vista offuscata. La immobilizzarono senza darle nemmeno il tempo di gridare e le infilarono un cappuccio sul volto martoriato.

Eirlys provò a liberarsi, dimenandosi come una gatta, ma quello che ottenne fu solo il colpo dell'elsa di una spada sulla testa. Poco prima di svenire, tra il dolore e l'inquietudine, ricordò le parole di Tristan.

<< È troppo tardi.>>

Chissà da quanto tempo quel farabutto di suo marito l'aveva venduta.

*****

Fu il rumore degli zoccoli a risvegliarla. Non aveva più il cappuccio calato sul volto ma soltanto una pezza bagnata che le copriva la metà bruciata. Eirlys si sentì ondeggiare e la nausea la costrinse a piegarsi e a vomitare. Era in una specie di gabbia, col pavimento di legno, e nascosta agli occhi da una coperta puzzolente. Probabilmente era su un carro, in viaggio per chissà quale città, prigioniera di Ingrid e diretta al rogo.

Eoghan. Eirlys rinsavì completamente e si ricordò di tutti gli avvenimenti delle ultime ore. La morte di Tristan, il volto bruciato, le minacce di Conal e suo figlio che piangeva. Quel farabutto di Tristan l'aveva tradita, venduta a sua sorella chissà da quanto tempo, e aveva pensato di potersi vendicare prima di consegnarla. Eirlys però era stata più forte e lo aveva ucciso.

La giovane toccò le sbarre di ferro e cercò di afferrare la coperta per tirarla via e scoprire chi fossero i suoi carcerieri. La luce del sole la inondò e l'accecò. La ferita al volto prese a pulsare e a bruciare ed Eirlys sentì di nuovo la necessità di vomitare.

<< Si è svegliata.>>

Una voce e delle risa. Eirlys cercò di alzare il capo, il mento sporco del suo stesso vomito, e con l'unico occhio osservò il paesaggio che la circondava. Le immagini erano sfocate, il dondolio della carrozza le dava la nausea, ma riuscì a riconoscere i contorni degli alberi con i rami spogli e contorti e la sagoma di alcuni uomini a cavallo, armati fino ai denti.

<< Non copritela. Siamo arrivati ormai.>>

Un'altra voce, sembrava quella di un uomo autorevole, probabilmente il loro capo. Eirlys sentì la carrozza fermarsi e le due sagome avvicinarsi e afferrarla. Gridò quando le presero il polso rotto e uno dei due soldati le tirò uno schiaffo sulla parte ancora sana del volto.

La costrinsero a uscire dalla gabbia. Eirlys non aveva forza, le gambe le sembravano pesanti come il piombo, e la testa continuava a girare. Sentì di nuovo salire la nausea e vomitò sulle scarpe di uno dei due uomini.

<< Che schifo!>> urlò quest'ultimo, mollando la presa ed Eirlys cadde di faccia nel suo stesso rigurgito, battendo le ginocchia sulla terra gelata.

<< Portatela dentro!>>

Eirlys si sentì afferrare per i capelli e venne trascinata fino all'ingresso di una casupola. Le pietre del sentiero le graffiarono le gambe che cominciarono immediatamente a sanguinare. La lasciarono sul pavimento, sporca e maleodorante, ed Eirlys si chiuse a riccio cominciando a piangere.

<< Eccola, mio signore!>> esclamò il più autorevole. << È ferita gravemente e ha la febbre. Non sono nemmeno sicuro che sia in grado di sopravvivere in queste condizioni.>>

<< Uscite.>> rispose un'altra voce, completamente nuova. Eirlys, all'udire quel suono, sentì una scossa percorrerle tutto il corpo e tentò di alzare il capo. La testa le girava terribilmente e la nausea continuava ad attanagliarla ma non poté resistere.

<< Eirlys.>> continuò ancora quella voce.

La giovane puntò lo sguardo in alto, la vista terribilmente offuscata, ma riuscì comunque a vederlo e lo riconobbe senza alcun dubbio.

Cominciò a piangere, addirittura a singhiozzare, e si accasciò sul pavimento.

<< Ivar ...>> sussurrò con voce flebile.


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