Capitolo 4: Ad un passo dal trono

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Inverno 1098, Carlyon

Eirlys non riusciva a pensare ad altro. La sua mente era focalizzata su quella sola immagine: un corpo che cadeva pesantemente nell'acqua, il rumore delle ossa che si spezzavano, un grido spezzato dall'incoscienza. Non riusciva a pensare ad altro da mesi, da quando i soldati superstiti erano tornati sporchi di polvere e sangue dal loro inseguimento, e le avevano raccontato più e più volte come il corpo senza di vita di Ivar fosse affondato tra le onde del mare. Era stata un'ossessione, come un sogno perenne anche da sveglia. Ivar senza vita, i suoi capelli sparpagliati per un attimo sulla superficie dell'acqua, gli occhi spalancati e senza più un lume di vita. All'inizio era stato un tormento: guardare Eoghan, sentirlo piangere, sentirlo pregare di vedere suo padre, un padre che non c'era più. Eirlys si era sentita devastata: Eoghan non sapeva chi fosse, non voleva abbracciarla, non voleva amarla. Nemmeno lui, suo figlio, per cui avrebbe rinunciato a tutto, voleva amarla. Non si ricordava di lei. Si era chiesta ripetutamente a cosa era valso tutto quello: la morte di Ivar, il suo matrimonio con Tristan, a cosa era valso se suo figlio non la riconosceva e non voleva stare con lei? Glielo avevano strappato via con la forza, l'avevano tenuta lontana per quei due interminabili anni in cui aveva sognato solo di poterlo riabbracciare. Ora che era lì però sognava solo la morte di Ivar. E suo figlio non voleva amarla.

Eirlys si accarezzò il corsetto. Era ricoperto di stoffa rossa, ingioiellato, stretto fino a toglierle il respiro. Era l'indumento degno di una regina, insieme all'ampia gonna dorata, al mantello bardato e ai gioielli che portava al collo e alle braccia. Aveva i capelli raccolti, quei capelli rossi che Blaine le aveva tagliato con odio, e la linea del collo bianco risaltava contro il rosso e oro del suo abito. Era l'abito di una regina e presto lei lo sarebbe diventata: regina, regina di Lyonesse. Esattamente quello che sua madre aveva voluto per lei.

<< Ecco, madre.>> mormorò. << Quello che avete sempre desiderato.>>

Ecco a cosa era valso tutto quello: a diventare regina. Poco importava delle morti e dei dolori che si era lasciata alle spalle. Avevano provato ad ingannarla, ad abbandonarla, ad ucciderla. E adesso lei era lì, in quell'abito da regina, e tutti i suoi nemici erano morti. Era giusto così. Eirlys se lo era ripetuto per tutto quel tempo. Era giusto che Moirin, quella principessa irlandese che Tristan avrebbe dovuto sposare, fosse morta per mano dei suoi sicari. Era giusto che lei avesse sposato Tristan, senza nemmeno aspettare che il corpo di Ivar diventasse freddo. Tutto ciò che aveva fatto, ogni sua azione, l'avevano portata a quel momento: essere dichiarata regina di Lyonesse e riprendersi tutto ciò che le apparteneva.

Eirlys strinse la stoffa del corsetto e sentì le lacrime stuzzicarle gli occhi. Era nella sala del trono, in piedi davanti allo scranno che era appartenuto a suo padre, e il silenzio di quel luogo le pesava sulle spalle. Dall'esterno udiva il chiacchiericcio del popolo, ammassato lungo la via che avrebbe percorso per giungere alla cattedrale ed essere incoronata. Prese un profondo respiro.

<< Questo è per voi padre.>> mormorò. << Restituisco alla nostra famiglia ciò che ci è stato strappato.>>

Eirlys sentì ancora di più il peso di quel silenzio. Le sue parole rimbombarono nel vuoto, inudite, mentre un senso di soffocamento le assalì la gola.

<< Padre!>> urlò.

L'immagine di Ivar le tornò in mente. Lo aveva incontrato lì la prima volta, silenzioso, austero, un uomo adulto che baciava la mano ad una bambina.

Eirlys mosse qualche passo indietro, una mano sul petto, mentre il senso di soffocamento aumentava. Angus, Catrina, Rut, Blaine, Ivar erano tutti morti per farle assaporare quel momento. Tutti gli ostacoli abbattuti. Lei era sopravvissuta. Doveva andare. Doveva afferrare la sua vittoria e non guardarsi più indietro.

Si voltò verso l'uscita e fu in quel momento che lo vide, appoggiato alla parete, il cappuccio calato, niente più campanelli che suonavano.

<< Conall.>> mormorò, senza alcuna sorpresa. Lo sapeva che sarebbe comparso. Aveva atteso mesi che comparisse ed ora eccolo lì.

Il giullare non arrivò saltellando, non si rivolse a lei con irriverenza né rise. Si avvicinò silenzioso, il cappuccio sempre calato, e i fermò a pochi centimetri dal suo orecchio.

Eirlys avvertì immediatamente il tanfo del suo alito, il tanfo dei suoi vestiti, ed intravide la terribile ferita che gli deturpava il volto.

<< È finita.>> sussurrò con un filo di voce. Sembrava serio, spaventosamente serio, ed Eirlys avvertì un brivido percorrerle la schiena. << La tua storia, Eirlys, è finita.>> le afferrò una spalla con una tale velocità e forza che Eirlys non riuscì a trattenere un urlo. << Tu non sei una regina, tu non sei una principessa. Quando ti metterai quella corona, quando salirai su quel trono, lo capirai. La tua storia è finita. È solo questione di tempo.>>

La ragazza rabbrividì. << Io non so di cosa tu stia parlando.>>

Lui le lasciò la spalla.

<< Ti guarderò cadere Eirlys e ne gioirò. Sono anni che aspetto questo momento.>>

Eirlys allontanò lo sguardo da quel mostro e sentì le guance imporporarsi per la rabbia.

<< Sei un mostro.>> urlò quasi. << Un mostro, ributtante uomo. Io non so chi tu sia. Ma io sono la regina e ti ucciderò. Ti farò uccidere!>> 

Fece per chiamare qualcuno ma Conall le afferrò la gola e strinse.

<< Tu non sei la regina!>> le sputò in faccia. << Tu sei un'assassina! Tu sei una bugiarda! Tu sei una puttana! Ma non sei la regina. Non lo sarai mai.>> continuò. << Pensi che smetterai di sognare Ivar quando ti sarai seduta su quel trono e avrai indossato quella corona? Pensi che smetterai di vedere Catrina che ti osserva ai piedi del tuo letto ogni notte? Il letto che apparteneva a lei?>>

Eirlys rimase di stucco. Era vero, era tutto vero. Vedeva Catrina ai piedi del suo letto, sentiva la suo presenza mentre faceva l'amore con Tristan. Lei era sempre lì. Vedeva Ivar morto. La sua vita era piena di fantasmi che non se ne andavano.

<< E non se ne andranno mai Eirlys.>> continuò lui. << Mai. Ti divoreranno il cervello. Ricordalo sempre. I fantasmi uccidono.>>

Eirlys sentì la presa del giullare allentarsi e si liberò, tossendo, cercando disperatamente aria per i suoi polmoni.

Lui si abbassò alla sua altezza, piegata com'era a tossire, e le mostrò la sua terribile ferita.

<< Li vedrai ai tuoi piedi oggi, mentre guarderai il tuo popolo, con la tua bella corona. Catrina e Ivar, forse anche Blaine, saranno lì a guardarti. Non ti lasceranno mai.>>

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora