Epilogo

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Piccolo villaggio della Cornovaglia, Primavera 1119

Ivar afferrò al volo l'orlo della gonna di Eirlys. Non ci pensò un attimo: tirò indietro con tutte le sue forze. Sua moglie si girò per un attimo a guardarlo, gli occhi ricolmi di lacrime, volteggiando nell'aria satura di pioggia, e i suoi occhi lampeggiarono. Ivar stava per afferrarle un braccio, in quella frazione di secondo mentre le tirava la gonna e tendeva un braccio verso di lei, fu sicuro che l'avrebbe salvata.

Il suono di un cavallo in arrivo riportò Ivar alla realtà. Era seduto come ogni giorno sulla panca fuori la sua piccola casupola, il sole primaverile che gli carezzava il volto chiazzato di macchie bianche sulla barba leggermente lunga.

Si coprì gli occhi con la mano, per proteggersi dal sole, e scrutò l'orizzonte. Vide subito il cavallo che si avvicinava al trotto e non ebbe dubbi su chi fosse il visitatore. Un sorriso felice gli accarezzò le labbra e si alzò in piedi. Era un'occasione speciale, dovevano assolutamente brindare. Rientrò nella sua piccola dimora e andò a rovistare nella cassapanca vicino al camino: aveva comprato anni prima un vino pregiato, un vino che sapeva dei vicoli e delle locande della sua Carlyon, un vino che sapeva di casa. Era la bevanda giusta per festeggiare quel lieto evento.

Preparò i due bicchieri, li riempì fino all'orlo di quel liquido rosso. Poi si riaccomodò sulla sua panca mentre la figura in arrivo si avvicinava sempre di più. Di fronte a lui il mare era silenzioso. Era piatto, placido, accarezzato dai raggi del sole primaverile. Ivar aveva scelto quella casa proprio perché desiderava vederlo immenso di fronte a sé, sentirne l'odore pungente, e osservare da lontano l'ombra della sua terra che adesso però non esisteva praticamente più. Lyonesse era stata quasi completamente sommersa, i suoi abitanti erano fuggiti via, e l'eco dei principi della sua Carlyon si era spento per sempre. Non esisteva più alcun re, non esisteva più alcun trono. Di questo Ivar era felicissimo. Solo qualche volta, nelle notti tempestose, gli pareva di udire il suono delle campane della cattedrale di Carlyon e il suo cuore provava nostalgia per la vita che aveva vissuto in quella terra. Era solo una sensazione però. Quando accadeva, spalancava gli occhi e usciva sotto la pioggia a osservare le onde del mare che turbinavano e brontolavano. Di solito portava con sé anche un bicchiere di vino rosso. Quando il sole sorgeva, tornava a dormire.

Il cavallo si fermò a pochi passi dalla sua casupola e un giovane cavaliere scese con un balzo. Era un ragazzo, i capelli rossicci scomposti, gli occhi azzurri grandi e pieni di una felicità difficile da nascondere. Ivar sentì una stretta al cuore vedendolo, una punta di dolore che non era mai riuscito del tutto a cancellare, e si alzò per andare ad abbracciarlo.

<< Padre!>> esclamò il giovane, un sorriso che gli illuminava gli occhi e il viso.

Ivar lo strinse a sé. Era alto quanto lui, possente come un guerriero, col profilo fiero di un principe.

<< Eoghan ...>> mormorò, prendendogli il viso tra le mani e fissandolo con tenerezza. << Sei venuto a darci la lieta notizia che spero?>>

Per un attimo, un'ombra attraversò il viso del figlio, ma si affrettò a sorridere di nuovo.

<< Si, padre.>> posò le mani sulle spalle di Ivar e strinse forte. << Mia figlia è nata. È bellissima, con le guance rosa, è un piccolo scricciolo.>>

Ivar l'abbracciò ancora.

<< E tua moglie? Mairead come sta?>>

Lo sguardo di Eoghan non riuscì a nascondere l'amore che provava per la sua sposa.

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora