Capitolo 19: Un suono inudibile

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Ivar sentì un suono d'allarme alle sue spalle. Era appena riemerso da uno dei cunicoli segreti utilizzati dai fuorilegge che portava all'interno della città, in un vecchio locale dismesso dove una volta vendevano birra e vino a poco prezzo. Era riuscito a scappare dai soldati di Ingrid per un soffio, solamente grazie alla sua conoscenza di quel territorio e all'oscurità della notte. Ora doveva agire velocemente. Eirlys doveva essere giunta al castello, probabilmente aveva già recuperato Eoghan, ma non poteva riuscire a fuggire da sola. Ogni canale era presidiato, l'esercito di Ingrid era alle porte, e una fuga via terra equivaleva a un suicidio.


Ivar uscì in strada. Le vie erano quasi completamente deserte, gli abitanti trincerati in casa, mentre i soldati erano appostati sulle mura circolari e attendevano l'inizio delle negoziazioni. Ingrid avrebbe ottenuto Carlyon, sarebbe sicuramente diventata la nuova regina di Lyonesse e presto le porte della città si sarebbero spalancate per farla entrare. Tutto dipendeva dal tempo che gli emissari della città impiegavano per trovare un accordo vantaggioso per entrambe le parti. Poi qualsiasi possibilità di fuga per Ivar e la sua famiglia sarebbe scomparsa.

Cominciò a correre, ignorando il dolore delle sue ferite. Individuò la casa che stava cercando. Apparteneva a un vecchio mercante di stoffe che, grazie a un cunicolo ingegnosamente progettato, aveva contrabbandato per anni birra e vino nella città. Ivar lo aveva fatto arrestare e aveva sequestrato tutte le sue proprietà molto tempo prima. Spalancò la porta della casa con un calcio e l'odore di chiuso e di stantio lo colpì alla gola. Lo ignorò e salì al piano superiore. Sotto la botola, esattamente come ricordava, c'era una piccola scala che portava nei sotterranei e lì aspettava una piccola barca. Era un azzardo mettersi in mare con quella tempesta, di notte, e a pochi passi da un esercito ma Ivar non vedeva altra via di fuga.

Ritornò sui suoi passi e si diresse verso il castello. L'ultima cosa che rimaneva da fare era trovare Eirlys e suo figlio, dovunque fossero, e scappare via di lì il prima possibile. Lei doveva essere ancora al castello, non poteva essere fuggita da Carlyon senza essere stata intercettata dai soldati di Ingrid che ormai circondavano tutte le mura. Probabilmente era rimasta in trappola.

Dove cominciare a cercarla? Ivar non voleva arrendersi, sua moglie e suo figlio erano da qualche parte in quella città. Optò per le stanze di Eoghan e si diresse nell'ala del castello dove c'era la nursery. Pochi soldati presidiavano l'entrata, la maggior parte era stata relegata a protezione dei confini della capitale, e Ivar riuscì quindi a sgattaiolare senza esser visto nei corridoi bui del palazzo. Immediatamente l'odore inconfondibile di quel luogo lo investì, riportandogli alla memoria ricordi indissolubili del suo passato, della sua infanzia, e la consapevolezza che presto avrebbe abbandonato per sempre quell'isola lo incupì. Era stata la sua casa, il suo rifugio, tutta la sua vita. Carlyon lo aveva adottato quando sua madre era morta. Ivar, per quanto figlio bastardo, era stato amato e rispettato da tutta la popolazione, dai soldati, dai nobili e dai suoi stessi famigliari. Per anni non aveva avuto bisogno di una moglie, per quasi tutta la sua esistenza aveva fatto di quella città la sua casa e i suoi affetti. Poi era arrivata Eirlys e tutta la sua vita era stata sconvolta. Rise quasi ripensando a come alla notizia del suo matrimonio avesse creduto che nulla nella sua quotidianità sarebbe cambiato. "Una moglie? Che problema c'è, passerò le notti in compagnia". E invece ora era un fuggiasco, innamorato perso di una donna che aveva tentato più volte di ucciderlo, e per la quale era disposto a rivoluzionare la sua intera esistenza.

Entrò nella nursery con un groppo in gola, sentiva ora bruciare la voglia di rivedere il suo bambino e di abbracciarlo. Quanto gli era mancato in tutto quel tempo, tanto quanto aveva sentito la mancanza di sua madre. La stanza era avvolta nel buio, i giochi di Eoghan gettati alla rinfusa, e Ivar sentì il panico attanagliarlo. Corse dalla balia e la trovò esamine nel letto, la gola squarciata, e a quel punto l'uomo non riuscì a frenare le palpitazioni nel petto. Non era stata Eirlys a ucciderla, no di certo. La balia non si sarebbe mai opposta che la madre recuperasse il suo bambino ma qualcuno era entrato lì e aveva ucciso quella donna. Ivar cominciò a rovistare in cerca di suo figlio, in cerca di sua moglie, mentre un'inquietudine crescente lo afferrava alla gola e gli impediva di respirare regolarmente e di pensare. Dove erano?

Stava per uscire dalla camera, folle e disperato alla ricerca della sua famiglia, quando, per pura fortuna, udì un suono provenire dalla nursery, un suono flebile, quasi inudibile, ma Ivar  lo sentì. Ritornò immediatamente indietro, fermo al centro della stanza, e rimase in attesa. Sentì ancora quel suono, così chiaro, così flebile, eppure indistinguibile. Il cuore di Ivar perse un battito e si precipitò a cercare, ad aprire. Spalancò una piccola anta, lì dove Eoghan teneva i suoi giocattoli, impossibile da aprire dall'interno e infine lo vide: il suo bambino, suo figlio, che piangeva silenzioso con il faccino sporco di sangue.

Ivar sentì la gioia investirlo come un turbine. Afferrò Eoghan e lo strinse al petto. Era più grande di come lo ricordava, i capelli più scuri, gli occhi di un azzurro limpido ma era lui. Il bambino gli strinse il collo, quasi si ricordasse di quel padre che era fuggito via, e smise di piangere.

Ivar lo baciò, lo strinse a sé, si colmò dell'odore e del calore di suo figlio e si ritrovò sul punto di piangere.

<< Eoghan, piccolo mio.>> mormorò all'orecchio del suo bambino.

E lui lo accarezzò con la manina, la posò sulla sua guancia e gli sorrise.

<< Papà ...>> mormorò, balbettando.

Ivar non poteva credere che si ricordasse ancora di lui.

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora