Capitolo 5: Il rispetto delle tradizioni

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Estate 1094, Carlyon

Le campane in alto sul campanile della cattedrale suonavano a festa. Il loro scampanellare si diffuse velocemente lungo le stradine ricolme di gente in attesa e si insinuò gioiosamente tra le porte chiuse di quei cittadini che tardavano ad uscire per assistere al corteo.

Le strade di Carlyon erano un agglomerato di colori, chiacchiere e risate. I cittadini erano addossati lungo i bordi dei canali e tutti i loro visi rossi per il caldo erano rivolti ad osservare il castello in lontananza in attesa che la festa cominciasse.

Era strano sentire di nuovo le capane suonare così gioiosamente. Era un mese che dal campanile non proveniva alcun suono, così come dal castello reale. Quel lasso di tempo era esattamente lo stesso che era trascorso dalla morte prematura del principe Meliodas Angus. La famiglia era rimasta in lutto per quel mese, nessuna festa era stata organizzata e non era stato permesso indossare nessun colore che non fosse il nero.

Ora però il lutto era finalmente concluso. I cittadini avevano ripreso ad indossare i loro abiti colorati, così come l'intera corte, ed era finalmente giunto il tanto atteso giorno più volte rimandato. Era il giorno del matrimonio del figlio del re, Ivar Trevelyan, e della principessa dimenticata, Eirlys Ffelig.

Eirlys inspirò profondamente prima di accettare la mano che suo zio le stava porgendo.

Quel giorno tanto temuto era infine giunto. Stava per sposarsi. A quel pensiero la ragazza sentì lo stomaco contorcersi e, involontariamente, strinse con un po' più di forza la mano del re.

<< Ah, bambina mia!>> rise lui, dando pacche leggere alla sua mano tremante. << Non c'è nulla di più amabile di una giovane sposa nervosa!>>

Eirlys trattenne una smorfia e tentò di rivolgergli un timido sorriso. Aveva deciso che la strategia migliore da adottare era quella di dimostrarsi debole ed indifesa. In quel modo magari sarebbe riuscita a scoprire quali erano le vere intenzioni di suo zio, il re, e sarebbe riuscita anche a sopravvivere in quella corte. Non aveva alcun senso scagliarsi contro chiunque, rimanere sola e senza alcun genere di alleato. Doveva cercare di sondare il terreno, integrarsi in qualche modo e poi agire quando sarebbe stato il momento giusto. Già, ma quando sarebbe stato il momento opportuno? E soprattutto, cosa avrebbe dovuto fare? Ne era ancora completamente ignara. O, meglio, aveva dei sospetti. Un'idea cominciava a farsi strada nella sua mente ma non sapeva come agire. In realtà la sua unica speranza per sbloccare quella situazione piena di incertezza era che il messaggero misterioso le desse qualche altro indizio. Era stato lui ad incamminarla lungo quella strada, era stato lui a concederle un modo per prendere nelle mani la sua esistenza. Ora le serviva di nuovo lui al suo fianco. Doveva istruirla su quale sarebbe stato il suo futuro e soprattutto lo scopo delle sue azioni. Eirlys, inspiegabilmente, continuava a fidarsi di lui. La morte del piccolo Angus? Aveva una spiegazione più che logica: aveva ucciso l'erede al trono ed Eirlys sapeva perfettamente che non sarebbe stato l'ultimo membro di quella famiglia a morire. Bisognava solo capire a chi toccasse quella stessa sorte e in che modo.

Meliodas aiutò la nipote a salire sulla barca addobbata con fiori delle più svariate tonalità di colore ed in procinto di dirigersi verso il molo della città. Le tradizioni matrimoniali della famiglia reale erano ancestrali e squisitamente romantiche. La cerimonia iniziava con un lungo corteo di barche che, partendo dal palazzo reale, percorrevano il canale principale della città fino a giungere al porto. Nella prima barca prendeva posto il re con al fianco la sua regina, di seguito i vari principi con le loro consorti e per ultima la barca che trasportava la sposa. Quest'ultima arrivava al molo accompagnata solamente dai due rematori. Eirlys, seguendo scrupolosamente la tradizione, indossava una lunga tunica rossa, stretta in vita, che, attraverso i due spacchi laterali, lasciava intravedere la sottile camicia bianca di seta. I lunghi capelli fulvi erano sciolti sulle spalle, brillanti per gli oli e gli unguenti con cui erano stati puliti, e sul capo era poggiata un'incantevole corona di fiori. Le spose non potevano indossare alcun tipo di gioiello, se non la fede che le avrebbe infilato al dito il suo futuro marito, e l'unico altro accessorio da poter mostrare era un lungo velo di raso bianco che copriva loro il volto.

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora