Capitolo 37: Verità o menzogna?

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Ivar non poteva ancora crederci. Anzi non ci credeva, superava qualsiasi più perversa realtà. Eirlys non poteva essere un'assassina a sangue freddo. Era una ragazzina! Magra, indifesa, rimasta rinchiusa per sedici anni in un castello diroccato con un madre fuori di senno. Come era riuscita a compiere tutti quei crimini? L'assassinio della povera Rut Mclean, l'istigazione al suicidio di Catrina, la morte del piccolo Angus ... Ivar non poteva credere a quelle menzogne. Non poteva pensare che la donna di cui si era innamorato, la madre di suo figlio, fosse un'omicida senza coscienza. Oltre ad essere una strega. Eppure aveva ammaliato Tristan. Quello sciocco di suo fratello si era innamorato di lei, Ivar lo sospettava da tempo e adesso ne aveva la conferma. Adesso che vedeva con quale ardore prendeva le difese di quella ragazzina di fronte ai suoi genitori.

<< Non è possibile!>> stava sbraitando nell'anticamera delle stanze di sua madre.

La porta d'ingresso era chiusa, una guardia vigilava per evitare qualsiasi interruzione di quella riunione familiare. Nella stanza c'erano solo il re, seduto con pigrezza su una sedia imbottita, la regina Blaine, in piedi, ingioiellata con un'espressione severa, Tristan e Ivar. Il giovane principe era fuori di sé, il volto paonazzo, i muscoli contratti, e continuava a ripetere che Eirlys non poteva aver compiuto gesti così nefandi.

<< È una ragazzina! Come avrebbe mai potuto compiere dei crimini così efferati? Con quale forza?>>

Blaine continuava a giocherellare con l'anello nuziale, il volto severo puntato sulla reazione sconsiderata del figlio.

<< Eirlys è la figlia di Caitlin di Cornovaglia, non dimenticatelo mai. Quella donna ha compiuto crimini indicibili durante la guerra civile, crimini così atroci che l'hanno portata ad uscire di senno!>> il suo tono era fermo, tagliente. << Quella ragazzina ha trascorso con lei tutta la sua infanzia. Come può essere sana di mente? Come può non aver compiuto quei crimini pur di riprendersi il trono? Come fate ad essere così cieco?>>

Tristan non voleva arrendersi, non poteva farlo.

<< È poco più di una bambina.>>

<< Ha ucciso vostro figlio, Tristan! Ha eliminato l'erede al trono, ha eleminato Catrina, ha eliminato la vostra dannata amante Rut! Voleva prendersi voi, voleva sposarvi e diventare regina ... poi avreste fatto anche voi la stessa fine di tutti gli altri.>>

Tristan scuoteva la testa. Non poteva crederle.

<< E Ivar? Avrebbe fatto fuori anche lui?>>

Blaine rimase in silenzio per un attimo e un'ombra le oscurò il viso.

<< Ha tentato. Il giorno della rivolta contro Catrina. Ha tentato di ucciderlo ma non ci è riuscita.>>

Ivar riavvertì il dolore di quel giorno, la lotta disperata contro la morte che aveva affrontato, e gli sembrò quasi di sentire il cuore spezzarsi. Eirlys aveva davvero tentato di uccidere anche lui? Non poteva credere ad una cosa del genere, non poteva pensare che la donna con cui aveva trascorso la notte poche settimane prima avesse compiuto un gesto del genere.

<< Devo vederla.>> proruppe, la voce carica di rabbia e paura. << Devo parlarle.>>

Tristan lo guardò con gelosia e rabbia. Ivar non aveva detto una sola parola per difendere la moglie. Non aveva mosso un dito per farla uscire da quella cella. Come poteva essere così indifferente alla sua sorte?

Blaine si limitò ad annuire e Ivar si precipitò fuori dalla stanza. Doveva parlarle, doveva sentire dalla sua stessa bocca la verità. Aveva tentato di assassinarlo? Era fuori di senno al punto da pensare di avere un qualsiasi diritto su quel trono e su quel regno? Ivar non credeva più a nulla. Per un attimo pensò addirittura che avesse tentato di sbarazzarsi di Eoghan ai tempi di quell'allarme d'aborto. Ma Eirlys sembrava amare così tanto il loro bambino. Sembrava davvero l'unica ragione di vita per lei.

Si inoltrò nei corridoi bui delle segrete, lì dove i criminali più pericolosi venivano imprigionati in attesa dell'udienza di fronte al sovrano, e chiese alle guardie di scortarlo davanti la cella di sua moglie.

Sentiva le mani tremare, l'umidità penetrava nelle ossa in quel luogo così inospitale, e la testa gli scoppiava a forza di pensare, capire dove fosse la verità. Non sapeva nemmeno cosa chiedere ad Eirlys, come scoprire la verità. Si sentiva inabile, indifeso, di fronte ad una situazione che non era in grado di gestire.

La guardia impiegò qualche minuto ad aprire la porta, poi Ivar sentì il puzzo di quel luogo chiuso e vide Eirlys, sua moglie, rannicchiata in un angolo dell'angusta cella con i capelli e il viso sporchi. Si teneva le ginocchia al petto, la pelle bianca arrossata al contatto con la paglia sporca del suo giaciglio, e sembrava che la coperta non riuscisse a proteggerla dal freddo e dall'umidità.

Ivar mosse qualche passo nella stanzetta e lei si limitò ad alzare gli occhi sulla sua figura imponente. Erano arrossati, cerchiati da profonde occhiaie violacee. Doveva aver pianto molto in quella settimana di reclusione e sembrava sempre più disperatamente magra. L'uomo sentì un moto di pietà per quella ragazzina e si tolse il mantello che indossava per coprirle le spalle.

<< Eirlys ...>> scese alla sua altezza e le accarezzò il viso stanco.

<< Come sta Eoghan?>> fu la prima cosa che chiese lei, gli occhioni già pieni di lacrime, il corpo scosso da un brivido di paura. Ad Ivar sembrò terrorizzata.

<< Sta bene.>> Ivar tentò di sorridere senza troppo successo. << Prende peso ogni giorno di più.>>

Eirlys si asciugò con rabbia le lacrime e si strinse di più nel mantello di Ivar.

<< Non lo rivedrò mai più ...>> piagnucolò. << Lui non mi consocerà mai, non saprà mai quanto lo amo ... penserà a me come ad un'assassina, una strega ...>>

Ivar si rialzò, sempre più agitato.

<< Cosa c'è di vero in queste accuse?>> proruppe lui. << Cosa hai fatto?>> si passò una mano tra i capelli. << Non posso pensare che tu abbia ucciso un bambino ... non posso pensare che tu abbia ammazzato anche altre due persone!>>

Eirlys non si scompose. Si alzò anche lei, un po' traballante sulle gambe deboli, e prese le mani di Ivar tra le sue.

<< Non ho compiuto nessuna di queste atrocità.>> confessò con sguardo serio. << Non sono colpevole di nessuna di queste accuse ignominiose.>>

Ivar le scrutò il viso alla luce della fiaccola. Sembrava sincera, sembrava la verità. Eppure Ivar riusciva a vederla quella scintilla di follia in fondo a quegli occhi torbidi. Non gli stava dicendo la verità, lui lo sentiva. Stava tentando di salvare sé stessa. Stava tentando di raggirarlo. Rivoleva suo figlio.

<< Hai tentato di farmi ammazzare?>> domandò infine, rabbioso, stringendo la presa sui polsi di sua moglie. E fu in quel momento che lo vide, il barlume di vergogna, lo scintillio di pentimento. Poi Eirlys sfigurò di nuovo il suo viso che divenne impenetrabile.

<< No ...>> mormorò. << Non ho mai fatto una cosa simile.>>

Ivar ebbe l'impulso di prenderle il collo e di sbatterla contro il muro. In quell'attimo fu certo che l'avrebbe uccisa per le sue infide bugie. Ma riuscì a controllarsi, il suo sguardo tornò ad essere severo, la sua voce priva di sentimento.

<< Bene.>> disse solamente mentre dentro di sé voleva urlare.

Le lasciò i polsi e si diresse verso l'uscita.

<< Mi aiuterai non è vero? Combatterai per la nostra famiglia finalmente?>> domandò Eirlys, quasi in lacrime adesso, ma Ivar non voleva guardarla, non voleva parlare mai più.

Chiuse la porta alle sue spalle e si accasciò contro la parete. Lì, per la prima volta da tanto tempo, sentì l'impulso di piangere. Ma non lo fece.

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora