Capitolo 9: Un sogno infranto

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Ivar si portò una mano alla bocca per trattenere un gemito. Eirlys era in ginocchio ai suoi piedi, ferita e sconfitta. Della ragazzina che aveva sposato quattro anni prima non c'era più nulla. Era pallida, tremante per la febbre e continuava a far vagare quell'unico occhio sano da una parte dall'altra della stanza, come se non fosse in grado di vedere i suoi spostamenti.

Ivar ebbe pena di lei. Il soldato gli aveva descritto la ferita di sua moglie, un'ustione gravissima che le aveva mangiato una buona metà del viso.

<< Non vedrà mai più dall'occhio destro.>> aveva mormorato. << Ne ho viste di ferite così, dovete sperare addirittura che sopravviva ad uno shock del genere.>>

Ivar aveva fatto uscire tutti ed era voluto rimanere solo con lei. Aveva immaginato tante volte quell'incontro, i sentimenti che avrebbe provato, le reazioni che avrebbe avuto. Lanciandosi da quella scogliera, l'anno precedente, era quasi morto. Lo aveva salvato un pescatore due giorni dopo, trovandolo riverso sulla spiaggia con il respiro flebile e le ossa delle gambe e delle braccia spezzate. Erano stati mesi di agonia la guarigione: febbre, dolore, intervallati dai suoi sogni in cui finalmente uccideva quella strega di sua moglie che gli aveva rovinato la vita. L'aveva odiata, immobilizzato su quel letto fetido, mentre le notizie del suo matrimonio e della sua incoronazione circolavano per quel piccolo villaggio.

Si piegò all'altezza del viso di Eirlys e sollevò leggermente la pezza che le copriva la parte del viso ustionata. La pelle era nera, escoriata, ed emanava un puzzo nauseabondo. L'occhio cieco era bianco e lattiginoso e fissava il vuoto.

<< Non sono più bella.>> mormorò lei. << Non sono più la moglie che una volta desideravi.>>

Ivar le ricoprì di nuovo il viso e le accarezzò la guancia sana. La pelle era bianca e morbida, esattamente come la ricordava. Quanti anni erano passati da quando l'aveva accarezzata l'ultima volta, da quando aveva fatto l'amore con lei e aveva goduto del corpo della donna meravigliosa che era diventata: sua moglie, una madre.

Non riusciva ad odiarla. Nemmeno sapere del corpo martoriato di Tristan riusciva a fargliela odiare. Eirlys era sempre stata in grado di toccarlo nel profondo.

"Dannata donna" pensò mentre il desiderio di piangere lo investiva. La sua mente ripercorreva ogni momento del loro funesto matrimonio: era stato breve ma di un'intensità tale che Ivar non avrebbe mai potuto pensare di giacere con nessun'altra donna che non fosse lei. Il modo in cui lei lo aveva odiato e disprezzato all'inizio e il trasporto con cui dopo la nascita di Eoghan aveva fatto l'amore con lui. Ivar si sentiva corrodere dentro da quei ricordi. Eirlys era una donna impossibile da dimenticare e impossibile da non desiderare. Lo comprendeva suo fratello, il fascino che lei aveva esercitato su di lui. Forse era davvero una strega.

<< Ti ho fatto del male.>> mormorò ancora lei con fatica. << Ti ho ferito, ti ho quasi ucciso ... io lo so che tu mi consegnerai a lei Ivar.>>

L'uomo tremò udendo il suo nome pronunciato dalle sue labbra. Si alzò in piedi e si voltò di spalle. Non riusciva a controllarsi, non riusciva a vederla in quello stato. Perché era così dannatamente debole quando si trattava di lei? Non meritava compassione per i crimini che aveva commesso: meritava solamente la morte.

<< Non voglio chiederti pietà per me. Non ne merito, io lo so.>> respirava a fatica, ogni parola rappresentava un macigno. << Ma Eoghan è in pericolo. Lui lo ucciderà.>>

Ivar si voltò di nuovo a guardarla.

<< Di cosa stai parlando?>>

Eirlys inspirò.

<< Conall lo ucciderà per distruggermi. Io non so chi sia, non so cosa voglia ... Ivar ascoltami! Lui lo ucciderà. Devi andare a prendere Eoghan, devi portarlo al sicuro.>>

Ivar non riusciva a capirla. Scosse la testa e allargò le braccia.

<< Eoghan è in pericolo anche qui, con me.>> esclamò. << Ingrid vuole uccidere sia te che lui. Io non posso portarlo via da quel castello. Per ora è l'unico posto in cui è al sicuro.>>

Eirlys cominciò ad annaspare.

Ivar si gettò immediatamente su di lei e la prese fra le braccia. Scottava e tremava. Provò di nuovo un dolore immenso per lei e la strinse più forte al suo petto.

<< Io lo salverò Eirlys. Quando questa guerra sarà finita, lo porterò lontano con me.>>

Lei si accasciò contro di lui. Riusciva di nuovo a respirare ma il suo cuore non era ancora libero da quel peso. Ivar non capiva la gravità del pericolo in cui era suo figlio. Rialzò il capo e afferrò il viso di lui tra le mani.

<< Vai ora. Prendilo e scappate via di qui.>> esclamò con una forza che non pensava di possedere. << Ingrid ha me. Ha questo regno ormai. Voglio che Eoghan sia salvo.>>

Ivar la fissò strabiliato. Non l'aveva mia vista sconfitta. Un'idea balenò nella sua testa, un'idea che non avrebbe mai pensato fino a poche ore prima di poter prendere in considerazione. Potevano andar via tutti: lui, Eirlys e Eoghan. Non era ancora troppo tardi. Lui poteva perdonarle tutto. Potevano cancellare quei quattro anni e ricominciare lontano da li.

"Ma come posso pensare una cosa del genere? Lei voleva uccidermi e ha distrutto la mia famiglia." Eppure, non riusciva a liberarsi da quell'idea. Eirlys era stata plagiata per anni da sua madre. Era cresciuta prigioniera con una pazza, il suo cuore era stato avvelenato giorno dopo giorno. Ma poteva guarire. Che senso aveva uccidere ancora? Che senso poteva avere la sua morte? La vita era la risposta a tutto: la loro vita insieme.

Stava per aprir bocca. Stava per dirle tutto questo. Ma non fece in tempo. Il rumore degli zoccoli lo costrinse a voltarsi verso l'ingresso: Ingrid era arrivata a prendersi la sua vendetta. Ivar la strinse più forte.




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