-Mamma, mamma! Svegliati!- urlò Ben, con la sua piccola e tenera voce, acuta e fanciullesca.
-Che succede amore?- gli domandai piano, con voce ancora impastata dal sonno.
-Asilo! Asilo! Svegliati!- mi urlò alle orecchie un'altra volta, scuotendomi con tutte le forze che aveva.
Mi svegliai di colpo. Cazzo la scuola!
Guardai la sveglia. Erano le 7:42. Avevo esattamente diciotto minuti per vestirmi, truccarmi, preparare la colazione a Ben, vestirlo e portarlo all'asilo.Mi alzai subito dal letto, con i capelli arruffati e gli occhi ancora semichiusi.
Avevo davvero troppo sonno.
Non potevo continuare con questo ritmo. Prima o poi sarei di certo crollata; ma avevamo estremamente bisogno di soldi e a Ben non dovevo fargli mancare nulla. Lui era il mio tutto. Era il mio tesoro più grande.In fretta e furia iniziai a vestirmi, indossando un paio di jeans attillati e una maglia a maniche lunghe color lampone. Infine misi le scarpe, optando per delle comode "All Star" di qualche marca scadente.
Non ricordavo dove li avessi comprati.
In realtà non compravo roba da ormai decenni. Il tutto per risparmiare sull'affitto.
Lo shopping era una cosa da ricconi, di certo non era fatto per noi.Abitavo con Ben e mia madre in un appartamento di settanta metri quadrati, ormai da anni.
In un buco praticamente.
Ma era l'unica casa che potevamo permetterci, pur essendo in affitto.Non c'era molto lavoro e quello che ero riuscita a trovare erano gli unici che mi consentissero di vivere sotto un tetto.
Beh, forse il primo chiamarlo lavoro era fin troppo sbagliato.
Da circa due anni e mezzo lavoravo in un club, come ballerina di lap dance, esibendomi ogni sera di fronte a moltissimi uomini desiderosi.
Questo era quello che offriva da sempre la malfamata Detroit.Ovviamente né mia mamma né mio figlio sapevano niente di tutto questo.
Era il mio piccolo segreto per riuscire ad avere e a dare ai miei cari una vita per lo meno dignitosa.Andai in bagno per truccarmi, iniziando ad applicare un pó di correttore per riuscire a coprire le occhiaie leggermente visibili e mettendo infine il fard sul mio volto pallido e stanco.
Poco dopo, mi diressi in cucina, riscaldando del latte per Ben e aggiungendo i cereali al cioccolato nella sua tazza preferita.
Dopo aver aspettato che finisse di mangiare, lo aiutai a vestirsi, mettendogli infine la giacca e lo zainetto sulle spalle, per poi uscire diretti verso l'asilo.
All'entrata dell'istituto c'erano alcuni genitori che accompagnavano i propri figli oltre il portone.
Non li conoscevo bene.
Al primo impatto sembrano essere brave persone, ma la verità era ben diversa.
Ero a conoscenza del fatto che alcuni di loro fossero ex tossicodipendenti ed altri facessero ancora tutt'ora uso di cocaina o di marijuana.
Altri, invece, erano perfino andati e rimasti in prigione per un bel po' di tempo.Questo posto non era adatto per Ben.
Questa città non era adatta a noi.Un giorno l'avrei portato via da tutto questo.
Avrei comprato una bellissima casa per noi tre, dove mia mamma potesse stare liberamente ed avere tutte le cure di cui necessitava ed io avrei trovato un buon posto di lavoro.
Un lavoro di cui mio figlio potesse esserne orgoglioso.
Un lavoro che mi permettesse di stare più tempo con lui.Dopo avergli dato un bacio sulla fronte ed averlo accompagnato fino in classe, mi incamminai verso il supermercato dove lavoravo di giorno.
La paga era misera e le ore lavorative erano stressanti oltre ad essere esageratamente stancanti.
"Devi tenere duro" mi ripetei nella testa. Non dovevo mollare, sebbene fossi così maledettamente esausta.La giornata dietro alla cassa, sembrava stesse proseguendo come ogni giorno, fino a quanto mi arrivò di fronte un cliente evidentemente ubriaco.
-Deve pagare quella bottiglia di whisky, signore?- domandai irritata e disgustata alla vista di quell'uomo.
Aveva la barba lunga, evidentemente non tagliata da giorni, ed i vestiti sporchi e bucati.Un metro di distanza ci separava, ma potevo sentire comunque la puzza di sudore ed alcool che emanava.
Per poco mi venne un conato di vomito, ma mi costrinsi a mettere una mano di fronte al viso per poter respirare.
-Che c'è?- tuonó all'improvviso, facendomi sobbalzare.
-Niente- risposi evitando il suo sguardo. Afferrai la bottiglia e solo quando lo scanner fece il classico suono "bip" parlai.
-Sono tredici dollari e cinquanta- dissi, costringendomi a guardarlo in faccia e a fargli un debole sorriso.
-Ehi! Ma io ti conosco...ti ho già vista da qualche parte- iniziò l'uomo, scrutandomi con più attenzione.
Sbiancai, iniziando a muovermi agitata sulla sedia.-No, io non credo. La prego di pagare, sta bloccando la fila- affermai prendendo un pó di coraggio.
-Adesso mi sto ricordando. Sei la puttana del club Angels. Aspetta come ti chiami...Ah! Roxy...- disse marcando il nome come se si stesse eccitando al solo udirlo.
Un brivido mi percorse la schiena.
Ero in un turbine di emozioni.
Agitazione, imbarazzo, irritazione, panico e disgusto.
Questi erano gli aggettivi che mi descrivevano meglio in quel preciso istante.-Non ho proprio idea di chi stia parlando. La prego, paghi e se ne vada- dissi quasi in una supplica.
Alcune persone che erano in fila ed in attesa già da un pó, iniziarono a lamentarsi, perciò l'uomo fu costretto a pagare e a cedere il posto, per poi andarsene borbottando tra sé e sé frasi senza senso.
L'alcool gli aveva del tutto annebbiato la mente, ma a quanto pareva non la memoria.Me l'ero vista davvero brutta.
Avrei potuto perdere il posto di lavoro se avessero saputo che la notte andavo a lavorare in quel noto e rinnomato club.
Mi avrebbero tutti giudicata malamente senza neppure conoscermi e questo non potevo proprio permetterlo.
Ed inoltre avevo disperatamente bisogno di questi due lavori, non potevo di certo concedermi il "lusso" di venire licenziata.Il resto della mattinata proseguì senza particolari intoppi.
Appena finii la pausa pranzo, dopo aver mangiato velocemente un panino che mi ero portata da casa, mi rimisi a lavoro finendo il mio turno alle 16:00 in punto.Ritornai di nuovo a piedi all'asilo per portare a casa Ben.
Ogni giorno tra asilo, casa, supermarket e club, percorrevo la bellezza di dieci chilometri.
Tutto questo ormai da più di un mese. La macchina che avevo ereditato da mio padre si era rotta, probabilmente per un guasto al motore e come previsto non avevo i soldi per farla riparare.
Con questo problema non avevo di certo bisogno di andare in palestra; senza neppure volerlo ogni giorno mi allenavo camminando e camminando senza sosta.
Era dura, lo ammetto, ma dopo un pó di tempo ci si fa anche l'abitudine e d'altronde non avevo molta scelta.-Come sta il mio ometto? Ti sei divertito?- domandai a Ben, abbracciandolo forte e iniziando a sbaciucchiargli tutto il tenero visino.
-Si!- urlò sorridendo tutto contento.
-Pronto a ritornare a casa dalla nonna?- gli chiesi abbassandomi alla sua altezza.
-Pronto!- rispose sicuro, mettendosi dritto e teso come un soldatino.
Risi.
Era proprio buffo il mio bambino.- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Salve gente!
Ecco a voi il primo capitolo!Spero vi sia piaciuto ♡
Chissà quante cose accadranno!!
Vi lascio in completa suspance ;)Buon proseguimento di lettura ❤
Il prossimo capitolo vi aspetta settimana prossima...
Un bacioneee ;)
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|| Only for you ||
RomanceLei, Natalie Moore, una ballerina di lap dance, mamma e giovane donna guerriera, che non permette a nessuno di metterle i piedi in testa. Lui, Dylan Carter, il nuovo proprietario del club in cui lavora la ragazza. Un uomo ricco e pieno di oscuri seg...