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NATALIE'S POV

-Ma che ti prende?- sbottai furiosa, cercando di divincolarmi dalla sua presa. Era forse impazzito?
Adesso che avevo fatto di male?

-Siediti- ordinò autoritario indicando il divano. Quel divano. Brutto segno.

-Preferisco restare in piedi. Mi spieghi quindi cosa c'è che non va?- gli chiesi nuovamente, senza capire il suo ridicolo comportamento.

Senza rispondere alle mie domande, si avvicinò con calma alla sua scrivania, prendendo tra le mani una bottiglia di whisky, versandoselo dentro il bicchiere ed infine portandoselo alla bocca, bevendolo fino all'ultimo sorso.

Non capivo se stesse predendo tempo per pensare o altro.

Finalmente si girò a guardarmi, decidendo di parlare.

-Non voglio che tu ti esibisca- affermò, posando nuovamente lo sguardo sul bicchiere vuoto che teneva in mano.

-E perché scusa? È il mio lavoro- risposi non capendone il benché minimo motivo.

-Da adesso il tuo lavoro sarà ubbidire sempre al tuo capo e aiutare al bar-

-Ma non...- cercai di ribattere, venendo interrotta dalle sue parole.

-Non accetto obbiezioni. Ormai la decisione è presa-
Sembrava piuttosto sicuro di quello che dicesse. Ma perché tutto questo? Volevo risposte!!

-Ma non capisco...- cercai di dire, interropendomi di nuovo.

-Non c'è niente da capire. Ubbedisci a me e basta, perché la fai sempre così dannatamente lunga? Sei snervante- disse, massaggiandosi le tempie, proprio come se fosse al limite della sopportazione. Ma scherziamo?!

-Ah io sarei snervante?- domandai scioccata. Probabilmente non vedeva né capiva quanto lui fosse estremamente esasperante e sopratutto prepotente nel miei confronti.
Certo, era il mio capo, ma ci sono modi e modi di comportamento!

-Adesso vai a servire ai tavoli e preferibilmente non mezza nuda. Vatti a mettere qualcosa di più appropriato-

-Io devo andare per risolvere una questione. Non combinare casini nel mentre sono fuori- continuò.

-Va bene papà- lo presi in giro, con una punta di arroganza.
Quanto è troppo è troppo!

-Non tirare troppo la corda angioletto- disse, dando un colpetto alle ali che portavo sulle spalle e facendole muovere leggermente, per poi superarmi ed uscire dalla porta.

Quell'uomo era davvero un mistero indecifrabile.

DYLAN'S POV

Sentii il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni, perciò lo presi, portandolo all'orecchio.

-Pronto-

-Capo sono io-

-Che succede?-

-Capo, deve assolutamente venire qui. È..è tutto un cazzo di casino- balbettó preoccupato.

-Siete un branco di incapaci!- sbottai spazientito. Riattaccando la chiamata. Perché diavolo li pagavo? Dovevano rivolvere i miei problemi non crearmene degli altri.

Uscii dal club, camminando fino al parcheggio ed infine salendo in macchina.
Guidai per mezz'ora, fino al capannone abbandonato che avevo acquistato una settimana fa e dove il lavoro avrebbe dovuto concludersi senza particolari intoppi.

-Che cazzo è successo qui?- domandai appena arrivai.
Lì vi trovai una buona parte dei miei uomini.

-Abbiamo dovuto uccidere tutti, capo. Non c'era altra alternativa-

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