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NATALIE'S POV

Salii nella macchina di Dylan e dopo che mise in moto, sfrecciammo per le vie affollate di Detroit, in direzione del centro.

Durante il viaggio rimanemmo in silenzio, restando ad ascoltare solo la musica proveniente dalla radio.

Appena arrivammo a destinazione, Dylan parcheggió l'auto di fronte alla caffetteria.
Era piccola e molto graziosa, con una grande vetrina che mostrava il suo interno confortevole.

Entrammo, per poi andarci a sedere ad un tavolo non molto distante dalla porta d'uscita.

Alcuni minuti dopo arrivò una giovane ragazza, magra e alta, con lunghi e lisci capelli castani tirati leggermente indietro da una fascia bordeaux. Guardandola immaginai che probabilmente frequentava ancora il liceo o magari aveva appena iniziato il college.

-Buongiorno! Sapete già cosa ordinare?- ci domandò con un caldo sorriso.

-Per me un espresso e un croissant alla crema. Tu invece, Natalie?- si rivolse a me Dylan.

-Io vorrei un cappuccino e un muffin con le gocce di cioccolato se è possibile- dissi rivolgendo lo sguardo da lui alla ragazza.

-Certamente! Arrivano subito- rispose infine, dirigendosi al bancone dopo aver scritto su un block notes gli ordini.

-Allora...anche se ho paura di sapere, cosa è successo di preciso ieri?- mi domandò Dylan dandomi tutta la sua completa attenzione.

-Emh...allora...da cosa cominciare?- pensai ad alta voce.

-Ho fatto davvero così tante cazzate?-

-Un po'- risposi ridendo.

-Ti stai prendendo gioco di me?-

-Assolutamente no- affermai con lo sguardo innocente ed alzando le mani in segno di resa.

-Diciamo che dopo che sei riuscito, e sinceramente non so proprio come tu abbia fatto, sopratutto senza essere andato in coma etilico, a scolarti almeno una decina di drink mentre ero intenta a lavorare; hai picchiato un uomo che mi si era avvicinato spaccandogli il naso e poi sei venuto da me, che quasi non ti reggevi in piedi, pregandomi di tenerti compagnia- raccontai facendo una breve pausa per riprendere fiato e per rielaborare i ricordi.

-Dopodiché ti ho praticamente trascinato nel tuo ufficio, facendoti sedere sul divano e lì hai iniziato a delirare-

-In che senso?- mi chiese preoccupato cercando di informarsi meglio sull'accaduto.

-Continuavi a parlare a vanvera e a dire cose senza senso, del tipo che odiavi tutto e tutti, la tua intera vita e che...- mi interruppi.
Okay, era imbarazzante.

-E che...?- mi spronó a continuare il racconto.

-E che quando sono con te tutto questo viene stravolto-

Sentivo le guance arrossarsi sempre di più.

-Poi ti sei addormentato. Ma per tutta la serata e durante la notte hai continuato ad agitarti e a sudare, quindi sono rimasta a tenerti compagnia per assicurarmi che stessi bene- conclusi, agitandomi un po' in imbarazzo sulla sedia.

-Wow- rispose evidentemente stupito.

-Perché dici così?-

-Perché ti sei presa così tanta cura di me. Ed hai preferito vegliare questo coglione al posto di ritornare a casa dalla tua famiglia-

Sembrava essere davvero stupito e riconoscente di quello che avevo fatto. Eppure non mi sembrava di aver fatto granché.

Sorrisi.

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