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Con il cuore a mille entrai in casa, trovando solo Ben intento a giocare nella piccola sala affiancata alla cucina.
Per fortuna Keyla in quel momento era in un'altra stanza e così non avrebbe visto subito il mio sguardo che sapevo bene non si fosse rasserenato sebbene cercassi di contenermi il più possibile.
Non le avrei detto niente. Non volevo preoccuparla in alcun modo e di certo non avrei creato casini sopratutto sapendo che Keyla era un'ottimo avvocato ed anche abbastanza femminista. Volendo l'avrebbe fatto nero in tribunale, ma per una sciocchezza del genere, sebbene mi avesse lasciata piuttosto scombussolata ed incredula, non avrei rischiato raccontandole tutto.

Ben appena mi vide mi venne subito in contro, dicendo "mamma, mamma" per poter avere così la mia attenzione.

-Ciao amore mio! Come mai non sei ancora a nanna? È tardi e lo sai bene- gli dissi, prendendolo in braccio.

-Non ho sonno se non mi leggi la storia della buonanotte- si lamentò lui, facendomi inevitabilmente sentire in colpa.
Per l'ennesima volta ero uscita non portandolo con me. Ero proprio una madre di merda. Mi sentivo uno proprio uno schifo.

-Hai ragione amore, scusami. Se corri adesso sotto le coperte arrivo subito a leggerti una bella favola- gli dissi, facendolo scendere.
E come immaginavo, Ben mi sorrise per poi correre in camera sua in attesa del mio arrivo.
Proprio in quel momento arrivò in sala Keyla.

-Heilà coinquilina! Come è andata la serata?- mi domandò con un filo di perversione.

Inevitabilmente mi venne la pelle d'oca.

-Tutto bene- risposi, abbassando il volto per non doverla guardare in faccia, per poi incamminarmi a passo svelto verso la camera di Ben.

La luce della bajour illuminava debolmente la stanza. Ben, come gli avevo detto di fare, si era messo a letto, sotto le coperte e mi guardava in trepidante attesa con quei suoi occhioni che solo lui possedeva.
Appena entrai nella sua stanza, mi diressi di fronte ad un ripiano di legno che ero riuscita ad appendere al muro quando ci eravamo trasferiti in questa casa, scegliendo ed infine prendendo un libro di favole.
Mi sedetti ai piedi del letto, aprendo il libro ed iniziando a leggere.

"La macchinina che non voleva dormire:

C'era una volta una macchinina che amava correre per ore ed ore. Percorreva le autostrade, saliva e scendeva le montagne...."

Per un momento, sebbene si trattasse di un semplice libro per bambini, mi persi tra le parole scritte nelle numerose pagine bianche che componevano il libro, dimenticando tutti i problemi, dimenticando sia Bryan che Dylan.
In quell'istante c'eravamo solo io e Ben, immersi in un modo magico fatto solo di fantasia.

Circa dieci minuti dopo alzai il viso dal libro, rivolgendo lo sguardo a Ben e notando che si era già addormentato profondamente.
Chiusi perciò il libro, riponendolo sul ripiano in legno.

A piccoli passi, uscii dalla stanza, chiudendo infine la porta dietro di me.

-Cosa è successo?- mi chiese Keyla pochi istanti dopo, lasciandomi alquanto sorpresa.

Come faceva a sapere che mi fosse successo qualcosa? Aveva per caso capito tutto?
Il panico pian piano si fece spazio dentro di me. Non sapevo neppure io cosa dire.

-Perché pensi mi sia successo qualcosa?- le domandai qualche secondo dopo essermi ripresa.

-Basta guardare il tuo viso. È evidente e il fatto che cerchi di nasconderlo lo rende ancora più allarmante- disse scrutandomi con più attenzione.

-Queste sono solo delle tue supposizioni ed inoltre infondate- mentii, mettendomi sulla difensiva.

-Non sono nata ieri e ti conosco bene, Natalie. Sei la persona più trasparente che io conosca. Per te sarà impossibile mantenere dei segreti-

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