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NATALIE'S POV

-Driiiiiiiiin- strilló la sveglia col suo solito suono infernale.

Con gli occhi ancora chiusi tastai quell'aggeggio del demonio, in cerca del pulsante di spegnimento.

Appena lo trovai le mie orecchie mi ringraziarono con estrema gioia.
Ieri io e Keyla eravamo andate a letto molto tardi a causa dei bicchieri di vino che ci avevano rese un po' troppo allegre.

Dovevo fare tutto questo proprio il giorno prima del colloquio?

Aspetta. Oddio, il colloquio di lavoro!

In fretta e furia sbarrai gli occhi, alzandomi dal letto come un emerita pazzoide.
Di corsa mi diressi al bagno, infilandomi nel box doccia e lasciandomi travolgere dal calore dell'acqua calda.
Una volta aver finito di lavare i capelli ed il mio corpo, uscii dal box doccia, pronta per asciugarmi interamente.

Dopo aver passato il phono e poi la piastra sui capelli, passai al trucco, applicando del fondotinta su tutto il mio visto estremamente pallido, un tocco di blash sulle guance ed un rossetto rosso, non troppo acceso, sulle mie labbra dannatamente secche.

Appena finii, andai nella mia camera e dopo aver aperto l'armadio, prendendo il vestito generosamente dato in prestito da Keyla, mi spogliai il più velocemente possibile in modo tale da indossare quella meraviglia.

Una volta che conclusi tutto il lungo e sfiancante processo di preparazione, afferrai la borsa dall'appendiabiti, per poi mettermela sulla spalla.

Controllai velocemente l'orologio.
Segnava le 8:30.

"Cazzo, arriverò in ritardo se non mi do una mossa"

A passi veloci mi diressi alla porta d'ingresso, ma la voce di Keyla dietro di me mi bloccò.

-Eh eh! Aspetta. Dove pensi di andare senza farmi controllare prima il tuo look- mi rimproverò, incrociando le braccia al petto sulla soglia della sua camera.

-Dai, non è il momento! Sono già in ritardo visto che devo prendere l'autobus- sbuffai spazientita e con l'ansia da pre-colloquio di lavoro.

-Non capisco ancora perché tu abbia dato via la tua auto. Era una favola e maledettamente adatta a te-

-Perché era giusto farlo...- risposi, abbassando lo sguardo. Ogni minimo riferimento a Dylan mi faceva pensare a lui, e dio, quant'era difficile.

-Almeno l'avresti potuta vendere e guadagnarci qualcosa- affermò, guardandomi come se fosse una madre che rimprovera la figlia dopo aver fatto una cazzata.

-Keyla, non ne voglio parlare di nuovo. E poi, cosa ho fatto di tanto sbagliato? Ho regalato l'auto ad un padre di famiglia che ne aveva estremamente bisogno per andare a lavorare e per provvedere al benessere della sua famiglia-

-Bah, pensala come vuoi. Ma secondo me hai fatto un grande sbaglio, anche perché adesso sei tu che devi sottostare agli orari dei pullman, al biglietto e a tutte quelle cose snervanti che solo i mezzi pubblici riescono a darti-

-Hai finito?- le domandai, alzando gli occhi al cielo.

"Che Dio mi aiuti"

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