Aprii gli occhi di scatto sentendo immediatamente la testa pulsare. Il peggior mal di testa che avessi mai avuto.
Dopo aver controllato mentalmente le mie reali condizioni fisiche, facendo una breve lista di ciò che andava e non andava, mi guardai intorno, alla ricerca di qualcosa che fosse vagamente familiare.
Ma nulla. Non c'era niente in quella stanza che avessi già visto o semplicemente ricordassi.
"Dove diavolo ero finita?"
I miei pensieri vennero però interrotti da un tremendo conato di vomito che mi assalì nel giro di pochi istanti.
In fretta e furia mi alzai dal letto alla ricerca immediata, ma soprattutto disperata di un bagno.
Fortunatamente, dopo aver sbagliato stanza una sola volta, lo trovai, fiondandomi spedita verso il water in cui rigettai tutto ciò che il mio organismo aveva deciso di eliminare drasticamente.Il tremendo mal di testa non mi dava tregua, nemmeno per rimettere a posto i pensieri per un solo secondo. Mi accasciai per terra, vicino il gabinetto, cominciando a fare con le mani lenti movimenti circolari sulle tempie pulsanti, in modo tale da attenuarne il più possibile il dolore.
In quell'esatto istante sentii una voce chiamarmi. Era quella di Dylan.
-Sono qui. In bagno- dissi ad alta voce, vedendolo arrivare immediatamente, con uno sguardo assolutamente indecifrabile.
-O mio dio, Natalie- mormorò, apprestandosi a soccorrermi, prendendomi in braccio a mò di sposa, conducendomi nella camera da letto in cui mi ero svegliata e depositandomi infine sul letto.
-Devi riposare- disse autoritario come sempre, ma con un pizzico di dolcezza nella voce.
Era più silenzio del solito. Non ne capivo proprio il motivo. Lo faceva perché si sentiva imbarazzato in qualche modo o perché stava tenendo a freno a lingua nel dire ciò che davvero voleva dirmi? Conoscendolo la seconda opzione era la più plausibile.-Sei troppo silenzioso- mormorai, decidendo di punzecchiarlo un po'.
-Meglio che non apra bocca- rispose, andandosi a sedere in una poltroncina poco distante dai piedi del letto.
-E perché mai?- gli chiesi ormai decisa a capire ciò che frullava nella testa di quell'uomo.
-Diciamo solo che in questo momento sono talmente arrabbiato che mi potrebbero uscire cose poco carine- affermò, passandosi esasperato una mano tra i capelli ramati, cercando di mantenersi calmo.
-E devo supporre che sei arrabbiato con me?- gli domandai quasi offesa, incrociando le braccia al petto.
-Certo che sono arrabbiato con te, Natalie. Sono furioso- sbottò, alzandosi dalla poltrona e cominciando a camminare nervosamente avanti e indietro.
-Sei stata una sciocca. Come hai fatto ad essere così cieca? Tu non hai la minima idea di quanto io sia arrabbiato. Sono maledettamente furioso: con te, con quel figlio di puttana del tuo capo, con il mondo intero, con me stesso per non essere stato lì con te, pronto a difenderti...- affermò tutto d'un fiato, abbassando la voce fino a poterne udire un debole sussurro.
Era a pezzi. Lo potevo vedere dai suoi occhi.
Lo potevo capire dal suo sguardo.
Dylan non era arrabbiato con me. Era solo spaventato.-Vieni qui- gli dissi, invitandolo a sdraiarsi nel letto accanto a me.
Non se lo fece ripetere due volte, appoggiando la schiena alla testiera del letto per non sdraiarsi del tutto e stringendomi stretta a sé, accarezzandomi dolcemente i capelli.-Quando ti ho trovata priva di sensi, in un vicolo isolato e da sola sono impazzito. In quel momento mille emozioni mi hanno travolto come un potete tsunami, lasciandomi di sasso alla vista del tuo corpo in quelle condizioni- iniziò a raccontarmi.
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|| Only for you ||
RomanceLei, Natalie Moore, una ballerina di lap dance, mamma e giovane donna guerriera, che non permette a nessuno di metterle i piedi in testa. Lui, Dylan Carter, il nuovo proprietario del club in cui lavora la ragazza. Un uomo ricco e pieno di oscuri seg...