NATALIE'S POV
Appena uscimmo dai camerini, lui si girò a guardarmi.
Adesso che ci pensavo non sapevo neanche il suo nome. Assurdo.-Vorrei invitarti a cena- disse deciso ma con una lieve sfumatura di gentilezza.
Perché mai avrebbe dovuto o solo voluto invitarmi a cena?
E poi solo noi due? A quale scopo?Probabilmente anche lui vide nel mio volto uno sguardo di pura preoccupazione.
-Una cena tra semplici colleghi o amici, come preferisci- aggiunse con un tono talmente soave che iniziarono a tremarmi le gambe.
Ma che mi stava succedendo?
Quest'uomo aveva più effetto su di me di una calamita magnetica.-I..io non so se...se è una buona idea- risposi, sorprendendomi di stare balbettando e ritrovandomi con la gola secchissima.
Avevo bisogno di acqua e di aria.
Chi diavolo aveva alzato il riscaldamento? O forse ero semplicemente io che stavo per avere un infarto?
Pensandoci era più plausibile la seconda opzione.-Vorrei semplicemente rimediare a ciò che è avvenuto ieri e conoscerti...meglio- affermò con voce roca e sensuale, sopratutto marcando l'ultima parola detta.
-Okay- riuscii infine a rispondere, dandomi solo pochi secondi dopo della stupida per aver ceduto e acconsentito al suo strano invito.
Andai a prendere in camerino la giacca, per poi mettermela.
Le ragazze mi fissarono per tutto il tempo, sopratutto dopo che avevo detto "Mi ha invitata a cena!!! Uccidetemi".
In realtà era più una supplica d'aiuto che una semplice frase detta al vento.Ebbi un sussulto, quando, uscendo dal camerino, lui mi prese per mano, iniziando a camminare verso la porta che dava sul retro.
Ovviamente notai lo sguardo interrogativo di Bill che si era fermato fisso sulle nostre mani unite.
"Dopo" gli mimai con le labbra non facendone uscire alcun suono.Staccò la sua mano dalla mia solo quando fummo di fronte alla sua macchina.
E che macchina!
Non me ne intendevo minimamente di auto, ma si poteva capire lontano un miglio che questa era di certo una di quelle macchine che, noi persone comuni, nemmeno dopo una vita di lavoro avremmo mai potuto permetterci.Mi aprì la portiera e mi aiutò a sedermi.
I sedili in pelle erano lucidi ed estremamente comodi.
Non vi era un filo di polvere in quest'auto.
Era praticamente nuova.
Forse l'aveva comprata da poco, mi fermai a pensare.
Nel frattempo, lui, dopo aver chiuso la portiera dalla mia parte, face il giro dell'auto, per poi sedersi al posto di guida.Più il tempo passava, più il mio cuore batteva ad un ritmo incontrollato.
Nessuno di noi due parlò durante il viaggio in macchina.
La situazione stava diventando più imbarazzante di quanto pensassi.
Eravamo circondati dal buio.
Le uniche luci presenti erano delle dei lampioni stradali e degli abbaglianti. Approfittando di ciò, sbirciai, cercando di non farmi vedere, la sua espressione e sorprendentemente era assolutamente rilassata e a suo agio, mentre guidava esperto per le vie di Detroit.-Ti piace quel che vedi?- mi domandò all'improvviso. Non risposi.
Cazzo mi aveva vista!
Sgranai gli occhi, diventando immediatamente rossa in faccia, costringendomi a prendere un bel respiro e a calmarmi.-Dove stiamo andando di preciso?- domandai curiosa ed agitata al tempo stesso.
-In un bel posto- rispose solamente, senza mai staccare gli occhi dalla strada.
L'auto sfrecciava veloce e potente, dominando le strade di tutta la città.
Dopo circa quindici minuti arrivammo a destinazione.
Da perfetto gentil uomo (cosa che non si era affatto dimostrato la scorsa serata) venne ad aprirmi la portiera, aiutandomi infine a scendere.
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|| Only for you ||
RomanceLei, Natalie Moore, una ballerina di lap dance, mamma e giovane donna guerriera, che non permette a nessuno di metterle i piedi in testa. Lui, Dylan Carter, il nuovo proprietario del club in cui lavora la ragazza. Un uomo ricco e pieno di oscuri seg...