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DYLAN'S POV

Quella sera ero di ottimo umore.

Sapevo che Natalie tra non molto sarebbe venuta da me per dirmi di provarci. Di metterci finalmente insieme.

Dopo lunghe lotte con me stesso, avevo capito che con lei non mi sarebbe bastata una sola notte di sesso.
Volevo e avevo bisogno di più.
Una relazione.
Un qualcosa sconosciuto ai miei occhi.
Non avevo mai avuto uno storia seria.
Non avevo mai trattato le donne con alcun riguardo.
Avevo sempre pensato a me, ai miei bisogni e ai miei obbiettivi.

Natalie era diventata un qualcosa di meraviglioso da raggiungere.
Un qualcosa che appena avrei avuto non sarei più riuscito a farlo andare via.
Lei era la luce in fondo al tunnel.
Era la speranza di un futuro che avevo accantonato fin da ragazzo.
Lei era il simbolo di quel sogno che avevo scartato per colpa di mio padre.

Ed adesso avevo finalmente trovato la speranza.
La speranza di poter cambiare la mia vita per lei.
La speranza di poterla avere finalmente al mio fianco, sul mio letto, di poter avere il suo amore.

Tutto ciò durò fino a quando quella sera si presentò nel mio ufficio Natasha.

Era vestita con un abitino rosa striminzito, il trucco come sempre pesante ed eccessivo, indossando un paio di scarpe fucsia luccicanti che riuscivano a farmi venire il mal di testa al solo guardarli.

-Cosa c'è Natasha?- le domandai spazientito.

-Ho molto da fare- continuai.

Volevo che facesse veloce.
Volevo stare da solo ed in quel momento avrei apprezzato solo la presenza di Natalie.

-Voglio un aumento- sbottò tutta d'un tratto, incrociando le braccia al petto.

-Scordatelo. Adesso puoi andare- le risposi autoritario, girandole le spalle e prendendo tra le mani alcuni documenti che dovevo visionare quella stessa sera.

-Io non vado proprio da nessuna parte. Adesso, o tu mi dai quel maledetto aumento o dico alla tua bella puttana che noi due andiamo a letto insieme-

-Di chi diavolo stai parlando?- le domandai ormai del tutto spazientito.
Era veramente fastidiosa.

-Di Natalie è ovvio- rispose con un sorrisetto che avrei voluto prendere e macellare.

-È lo zimbello di tutto il club. La povera e piccola fanciulla che si scopa il capo così da ottenere più soldi- continuò ridendo.

Stava seriamente ridendo di Natalie?
Le aveva veramente appena dato della puttana?

-Natasha, credimi quando ti dico che sto cercando di mantenere la calma. Tu, Natalie non la conosci nemmeno, perché sennò sapresti che, al contrario di una troietta come te, si fa in quattro per prendersi cura di suo figlio- dissi cercando di mantenere la compostezza adeguata prima di sbatterla fuori da questa stanza a pedate nel culo.

-Ah già quel moccioso avuto con la prima scopata fatta in vita sua...- affermò fingendo di pensare a qualcosa.

Questa lurida troia non aveva proprio capito con chi avesse a che fare.

-Smattila! Di un'altra parola e il tuo bel culo te lo ritrovi a gelare fuori di qui-

In quel momento sentimmo qualcuno bussare alla porta ed inaspettatamente Natasha si strappò la parte inferiore del vestito, iniziando a piangere disperatamente, per poi baciarmi, allontanandomi con una gracile spinta subito dopo.

-Non toccarmi. Basta! Non mi hai già avuta abbastanza?- singhiozzó senza alcun motivo.

Ciò che vidi successivamente era una Natalie sconvolta ed allibita da ciò che aveva appena assistito.

-Grazie al cielo Natalie che sei arrivata. Portami via da lui- la pregò, andandole in contro, per poi abbracciarla.

Natalie era ferma come una statua, evidentemente sotto shock.
Non sapeva cosa fare, come reagire.

I nostri sguardi si incrociarono per un momento e ciò che vidi fu solo disprezzo. Un profondo ed imperdonabile ripudio verso i miei confronti.

Poco dopo Natalie aiutò "l'amica", conducendola probabilmente ai camerini.

E adesso come avrei fatto a spiegarmi? Mi avrebbe creduto?
Dovevo comunque tentare.
Aveva del tutto frainteso la situazione e in un modo o nell'altro avrei portato la verità alla luce. Per lei.

NATALIE'S POV

Natasha singhiozzava e piangeva senza riuscire a fermarsi.

Sembrava molto scossa, ma dentro di me sentivo di esserlo di più di lei.

-Ti prego, spiegami cosa è successo- la incitai a parlare.
Dovevo capire cos'era successo.
Forse avevo solamente frainteso, sebbene ciò che avevo appena visto ero fin troppo evidente.

-Lui...da quando è arrivato...- inizió a parlare, bloccandosi subito dopo a causa dei continui singhiozzi.

-Cosa c'è? Cosa ha fatto?- le domandai, cercando di indagare.

-Abusa di me- affermò, buttando la bomba che fece del tutto spezzare la parte del mio cuore che si era affezionata a lui.

Istintivamente la abbracciai.

Non sapevo cosa pensare, cosa dire in quel momento.

Dopo più di un quarto d'ora mi accorsi di essere in tremendo ritardo.
Dovevo assolutamente tornare a casa.

Uscii perciò dal locale e lì, accanto alla mia auto c'era Dylan che mi stava aspettando.

Non volevo parlargli.
Mi faceva solamente schifo.

-Natalie...- cercò di dire.

-Stai lontano da me- affermai diretta unicamente verso l'auto.

-Natalie, hai completamente frainteso- cercò di giustificarsi sull'accaduto.

-Stai lontano da me!- ripetei furibonda, salendo in macchina e mettendo in moto.

Per poco lo mettevo sotto, ma non me ne sarebbe importato talmente ero furiosa.

Era un verme, non un uomo.

Quella sera tornai in fretta e furia a casa, scusandomi mille volte per il ritardo con Isabelle e dandole di più del previsto.

Come sempre Ben si era già addormentato.

Prima di andare anche io a letto mi diressi in bagno.
Lì vidi il mio riflesso allo specchio.
Ero pallida in viso e tutto il trucco era colato a causa delle abbondanti lacrime che avevo versato mentre guidavo.
Non sapevo neppure perché fossi così triste. Non stavamo ancora neanche insieme. Per fortuna.
Lui era un uomo libero.
Poteva fare ciò che voleva della sua vita. Ma mai una cosa del genere.
Abusare di una donna era un qualcosa di ripugnante ed imperdonabile.
Dovevo assolutamente allontanarmi il più possibile da lui.
Non riuscivo più fidarmi. Non potevo.

Poco dopo presi dal beauty case delle salviettine struccanti per potermi togliere tutto quell'orribile trucco dalla faccia.
Una volta finito ed aver lavato il viso con abbondante acqua e sapone, andai in camera da letto, prendendo il pigiama dall'armadio ed indossandolo.

Non vedevo l'ora che quella giornata finisse.
Avevo sofferto tanto nella mia vita, ma forse le sofferenze facevano parte di me. Non sarei mai stata veramente felice.

Con questi cupi pensieri mi infilai sotto le coperte, accanto a Ben, e nell'oscurità della stanza, chiusi gli occhi che mi trasportarono in un mondo di certo migliore da quello che stavo vivevo ogni giorno.

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