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Lo vidi in lontananza, ma il buio, le luci e i laser del locale mi permettevano soltanto di intravederlo.

Che cosa avevo fatto di male?

Era decisamente strano che il nuovo proprietario del club mi avesse chiamata.
E poi per dirmi cosa?
Parlarmi? Licenziarmi?
Non mi conosceva neanche!

Cercai di pensare a tutte le cose che avessi fatto da quando era iniziata la serata.
Avevo forse sbagliato qualcosa?

Sentii le gambe diventarmi molli come gelatina mentre avanzavo titubante verso di lui.

Un attimo dopo lo vidi alzarsi dalla poltrona in cui era seduto, facendomi poco dopo segno di seguirlo.

Ma che stava succedendo?

Lo seguii, entrando infine nell'ufficio del direttore generale.

Non c'ero mai entrata prima di adesso.

Era una stanza molto ampia ed insonorizzata.
Le pareti erano rosse, rendendo l'ambiente caldo ed intimo.
Al centro vi era un imponente scrivania in legno massiccio, alcune librerie fatte dello stesso materiale, due poltrone ed un divano in velluto stavano di fronte alla parete di destra con di fronte posizionato un tavolino di vetro che rendeva costoso il tutto.

Le mie povere orecchie avevano bisogno di una pausa da quel fracasso infernale e per un breve istante fui felice di stare in quella stanza, sebbene l'ansia continuasse ad impossessarsi e ad aumentare nel mio corpo e della mia mente.

Appena arrivai di fronte a lui mi sorpresi di quanto fosse giovane ed affascinante.

Non avrà avuto più di trent'anni, con quei suoi occhi azzurri come il ghiaccio ed i capelli castani.

Ero confusa.
Estremamente confusa e stordita.

Mi avevano avvertito di quanto fosse sexy, ma non immaginavo fino a questo punto.

Era vestito in giacca e cravatta come un perfetto uomo d'affari.

Il suo sguardo mi intimoriva.
Non mi era mai successa una cosa del genere.

Mi costrinsi a chinare il capo.
Ma che stavo facendo?
"Datti una calmata!" mi rimproverai mentalmente.

-Mi avete fatta chiamare?- gli domandai, prendendo un pó di quel coraggio che senza accorgermene avevo perso.

-Si. Vieni a sederti qui di fianco a me- disse sicuro di sé, non togliendomi neanche per un momento gli occhi di dosso.
Sembrava essere più un ordine che una richiesta, ma non ci prestai molta attenzione.

Come richiesto, andai a sedermi vicino a lui, nel divano di velluto, mantenendo una distanza tra noi di circa un metro.

-Non avere timore. Non mordo mica...forse- mormorò piano con quella sua voce leggermente roca ed estremamente inebriante.

No, aspetta. In che senso "forse"?!
Stava forse cercando di farmi sentire a mio agio? Beh, di certo non ci stava riuscendo minimamente.

Rimanemmo tutti e due zitti per qualche istante, il quale mi sembrò essere un'eternità.

Ero in imbarazzo. Adesso mi sarebbe piaciuto essere in qualsiasi posto, tranne che lì, in quel momento e con lui.

Iniziai a guardarmi agitata le mani.
Stavo iniziando a sudare.

"Datti una calmata! Magari è solo il suo modo di fare un po'...strano" mi suggerì la mia mente.

Sapevo in quel istante di avere probabilmente la faccia rossa come un peperone.
E me ne vergognai molto.
Ma il suo sguardo puntato su di me, senza che dicesse nulla, mi imbarazzava, intimoriva ed eccitava al tempo stesso.

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