{ 20 }

586 70 4
                                    

NATALIE'S POV

Anche la sera passò velocemente e dopo aver scherzato con Dylan per la strana forma che avevano gli hot dog che avevamo comprato in un piccolo chioscho mentre eravamo in giro, Ben mi si addormentò in braccio.

Era distrutto. Avevamo camminato a lungo e lui al parco aveva corso e giocato molto con altri bambini incontrati lì.

-Ti va di venire un momento a casa mia per un buon bicchiere di vino?-

-Ma che proposta invitante- risposi fingendo di pensarci su.

-Ma come vedi ho in braccio un orsacchiotto addormentato che sta pesando sempre di più- continuai, ormai affaticata dopo più di un'ora e mezza ad avere Ben in braccio.

-Dai, non fare la difficile- cercò di convincermi con uno dei suoi meravigliosi e perfetti sorrisi.

Come potevo resistere?

-Non faccio la difficile!- mi difesi mettendo il broncio.

Dylan rise di fronte al mio comportamento. Ero così buffa?
Si, forse lo ero.

-E va bene- affermai infine sconfitta. Dovevo sempre darla vinta a quest'uomo così dannatamente affascinante?

-Perfetto allora. Coraggio dammi Ben- disse, offrendosi di aiutarmi ed allungando le braccia verso me.

-No no, davvero non ce ne alcun bisogno- lo rassicurai.

-Devi sempre replicare tutto ciò che ti dico?- mi domandò esasperato, alzando un sopracciglio.

-E tu devi essere sempre così prepotente?- gli chiesi mettendomi nuovamente sulla difensiva.

-Non sono prepotente. Sono un vero gentil uomo ed estremamente affascinante, ammettiamolo- affermò scherzando in modo quasi solenne.

Per poco gli ridevo in faccia, ma mi bloccai in tempo poiché non mi sembrava per niente il caso ed inoltre avrei svegliato sicuramente Ben.

-E un don giovanni- aggiunsi, curiosa di sapere cosa avrebbe risposto.

-Beh, ovvio- affermò lui, facendomi infine l'occhiolino.

Dopo avergli ceduto Ben, iniziai veramente a sentire le braccia e la schiena a pezzi.
Mio dio, ero distrutta.
Di certo mio figlio non aveva più il peso di soli due anni fa.

Io e Dylan ci dirigemmo dove aveva parcheggiato precedentemente l'auto, e dopo aver allacciato con cura le cinture del seggiolino a Ben, Dylan mise in moto, in dizione di casa sua.

Sinceramente dovevo confessare di essere molto curiosa di sapere dove abitasse, come fosse all'interno casa sua, il suo stile di vita sofisticato.

Dopo un quarto d'ora di viaggio, Dylan svoltó, entrando in un garage sotterraneo.
Appena l'auto accostò, scesi e Dylan fece lo stesso, andando di sua spontanea volontà a prendere in braccio Ben, ancora addormentato.
A quella visione ebbi una morsa al cuore. Avrei tanto voluto che Ben avesse un padre. Un papà bravo come quello che ebbi la fortuna di avere io e che mi mancava estremamente ogni giorno.

Seguii Dylan all'interno di un lussuoso ascensore, in cui le tre pareti erano rivestite da uno specchio lucente.

Dylan si avvicinò ad un piccolo pannello con dei tasti e dopo aver digitato una qualche password numerica, l'ascensore iniziò a salire fino al piano corrispondente.

Dopo pochi secondi le porte d'acciaio si aprirono di fronte a noi, conducendoci direttamente dentro casa.

Ecco perché la password...questo appartamento non ha la porta d'ingresso! Ero allibita. Non avevo mai visto niente del genere. Nemmeno nei film!!
Probabilmente si trattava di una di quelle invenzioni tecnologiche inventate o scoperte da poco e che di conseguenza costavano un patrimonio.

|| Only for you ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora