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DYLAN'S POV

"Cazzo"

"Cazzo" imprecai nuovamente, continuando a camminare nervosamente avanti e indietro, lungo tutto il salone.
Tenevo in mano, stringendo sempre più forte, una lattina di birra ormai vuota, con l'estremo desiderio di scagliarla contro il muro della cucina.

"Perché ha smesso di baciarmi?"
"Perché non è voluta andare oltre?" continuavo a ripetermi inesorabilmente.

"Non vuole un uomo nella sua vita?" "Mai o solo per adesso?"
"Ha capito magari che sono un coglione e che con me non avrà mai una storia seria?"

No, era impossibile. Ero stato così attento con lei...

"Cazzo"

La volevo.
La volevo adesso.
Vicino a me.
Nel mio letto.

Avevo l'estremo bisogno di sentire il suo dolce profumo.
Volevo stare disteso di fianco a lei per poterle accarezzarle i suoi meravigliosi capelli dorati.
Volevo che infondo potesse amarmi.

"Ma che sto facendo? Che sto pensando?
Io voglio solo scoparla e togliermi la soddisfazione di possederla, no?" mi domand quasi nel panico il mio subconscio.

-Certo- sussurrai a bassa voce, accorgendomi solo dopo di quanto la mia voce fosse maledettamente insicura di ciò che aveva appena pronunciato.

Era una stronzata quello che stavo facendo. Dovevo smetterla e subito.
Dovevo dimenticarla e vederla come una semplice dipendente.
C'erano così tante donne nel mondo, perché mi stavo distruggendo l'anima per lei?

Mi avvicinai alla credenza di vetro che era appoggiata al muro della sala vicino ad una pianta che mi avevano precedente regalato durate l'inaugurazione di uno degli hotel che possedevo.

La aprii, prendendo una bottiglia di un ottivo whisky irlandese ed andando a prendere un bicchiere dalla cucina, rovesciai il contenuto finché il bicchiere non divenne pieno.
Lo portai alla bocca, sentendo il dolce calore dell'alcool scendermi lungo la gola.

-Fanculo- sbottai, posando con forza il bicchiere sul tavolo ed andando a prendere le chiavi della macchina.

Dovevo parlarle.
Dovevo fare qualcosa.
Stavo del tutto impazzendo.

NATALIE'S POV

Dopo essermi rigirata nel letto un centinaio di volte, senza riuscire a prendere sonno, neanche per un breve lasso di tempo, decidetti di alzarmi, andando in cucina per bere un bicchiere d'acqua fresca.

Sentivo il cuore battermi forte nel petto. Batteva incontrollato pensando costantemente a lui.

Avevo bisogno di una boccata d'aria.
Dovevo uscire ed andare a farmi una passeggiata per potermi schiarire le idee.

"Non puoi mica lasciare tuo figlio da solo" mi rimproverò la mia coscienza materna.

"Ma tanto sta dormendo" rispose la parte di me più indisciplinata.

"Che faccio?" mi domandai tra me e me disperata, sentendo continue vampate di calore.
Il viso mi stava andando a fuoco.

No, dovevo uscire.

"Questione di due minuti...non succederà niente" mi dissi per rassicurarmi, sentendomi ad ogni passo in cui mi avvicinavo alla porta d'ingresso, la madre più orribile del mondo.

Presi le chiavi di casa, indossai il cappotto e senza fare rumore aprii la porta d'ingresso, per poi chiuderla delicatamente dietro di me.

La strada era deserta.

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