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DYLAN'S POV

Ero felice. Estremamente felice che Natalie mi avesse perdonato, lasciandosi il passato alle spalle e concedendomi una seconda opportunità, che di certo non avrei sprecato.

-Devi sistemarti, Dylan- disse improvvisamente, guardandomi con quel genere di sguardo talmente serio da non ammettere più sciocchezze.

-In che senso?- le domandai, seppur una parte di me sapeva già dove voleva andare a parare.

-Per cominciare dovresti cercare un lavoro onesto-

Ecco. Lo sapevo.

-In effetti non c'è stato modo per potertelo dire in questi giorni, ma da poco più di una settimana sono stato assunto come contabile-

"Ma a chi la vuoi dare a bere? Vuoi davvero iniziare la tua relazione con la prima bugia?"

-Dici sul serio? Ma è fantastico, Dylan!- esclamò entusiasta, abbracciandomi.

-E dove di preciso?- mi domandò ormai al settimo cielo, spiazzandomi.

-Emh...in un importante studio situato in uno di quei palazzi enormi che vedi sempre quando passeggi per Central Park-

"Sei ancora in tempo per dire la verità" mi suggerì la mia coscienza.
Ma ormai il danno era fatto.
"Troppo tardi, Dylan".

Non volevo deludere Natalie. Non adesso.
Probabilmente non riusciva a capire che uno come me senza uno straccio di diploma in mano e senza nemmeno una vera esperienza lavorativa alle spalle non avrebbe mai trovato nulla di decente qui a New York.
E di certo non avrei mai svolto un lavoro da pezzente. Okay, forse ero stato abituato male, vivendo nel lusso più esagerato. Ma quel tipo di lusso e benessere lo rivolevo solo per poterlo condividere con Natalie. Solo per poter far sì che lei vivesse come meritava, ovvero, proprio come una regina. Aveva sofferto fin troppo tra i debiti da pagare e i soldi che diminuivano sempre più, portandola all'astrico, con un figlio piccolo a suo carico e una madre pure malata.
No, non l'avrei permesso.
Una parte di me sapeva bene che si stava trattando della prima bugia fra tante altre che di certo si sarebbero susseguite nel tempo, ma non avevo scelta.

-Voglio conoscere i tuoi colleghi!- affermò, spiazzandomi più di quanto già non fossi.

-Non ti fidi della mia parola?- scherzai, guardandola in cagnesco per poi baciarla sulle soffici labbra.

-Non è che non mi fidi...è solo che voglio verificare con i miei stessi occhi- rispose, facendomi un furbo e smagliante sorriso.

Quanto amavo questa donna.

-Comunque adesso sarà meglio che torni a casa. Keyla sarà di sicuro in pensiero e Ben ha bisogno di me-

-Certo, ti accompagno io, anche se ti confesso che una parte di me non vorrebbe più lasciarti andare-

-Ah si?- mi stuzzicò lei, mordendosi il labbro inferiore.

-Oh si. Vorrei incatenarti al letto, tenendoti al sicuro e facendoti mia dal mattino alla sera. Senza alcuna sosta-

-Lei è uno sfacciato signor Carter!- affermò, dandomi una scherzosa spinta e fingendosi oltraggiata dalle mie parole.

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