{ Epilogo }

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Dopo aver letto quelle bellissime righe scritte da mia madre, alzai lo sguardo dalla lettera, in modo tale da poter guardare ciò che stava facendo Ben in quel momento, senza però vederlo.

Mi alzai di scatto, iniziando a gridare il suo nome, senza però ottenere nulla.

Il mio cuore iniziò a battere ad un ritmo incontrollato. Sentivo la terra d'improvviso girare sotto di me, come se stessi per essere risucchiata in una voragine.

Ad un certo punto sentii qualcuno afferrarmi la gamba e in parte ad essa vidi il dolce visino di Ben tutto sorridente.

-Scherzetto!!- urlò a gran voce con un sorriso a trentadue denti, soddisfatto di essere riuscito nel suo intento.

Io mi inginocchiai subito alla sua altezza, abbracciandolo e tenendolo stretto a me.

-Non fare più una cosa del genere, amore. La mamma si è tanto spaventata- dissi con il cuore che mi scoppiava nel petto.

-Scusa...- si scusó lui, diventando triste e iniziando a guardarsi l'indice della mano destra pur di non alzare lo sguardo su di me.
Il mio piccolo amore.

-Non fa nulla. Non sono arrabbiata con te- lo rassicurai, facendolo sorridere raggiante come prima.

Poco dopo, presi la manina di Ben, iniziando a incamminarci verso la banca più vicina.
Decisi di prendere cento dollari in contanti e il resto dell'assegno depositarlo sul mio conto.
Dopo che l'operazione bancaria fu conclusa, andai insieme a Ben a mangiare al Mc Donald.
Come ogni bambino anche lui era felicissimo di poter mangiare quelle schifezze così dolorosamente invitanti.

Una volta finito, feci quella famosa telefonata che avrebbe distrutto il rapporto tra me e Dylan. "Devi farlo, Natalie. Per te stessa e per Ben" mi disse la parte razionale di me, sebbene l'amore nei suoi confronti dopo tutto era ancora lì, nei meandri del mio cuore.

Successivamente ritornai al motel in modo che Ben potesse riposarsi nuovamente.
Si notava che era ancora molto stanco.
Anche se non me ne parlava, ciò che era successo l'aveva comunque scosso e di certo in mano a quei bruti non era riuscito a dormire molto.

Una volta essermi assicurata che si fosse addormentato profondamente, presi il cellulare dalla tasca dei jeans, digitando con mani tremanti il numero di Dylan.

Una parte di me non riusciva a far partire quella dannata chiamata.

"Clicca quel pulsante, Natalie" mi obbligò parte della mia mente, sebbene la mia coscienza dicesse invece tutt'altro.

Dopo aver fatto un profondo respiro, attivai la chiamata, in attesa di sentire la sua voce.

-Natalie, sei proprio tu?- mi domandò lui subito dopo il primo squillo.

Ebbi un sussulto.
Non pensavo rispondesse così velocemente.

"Calmati, calmati"

Cercando di controllare il respiro ormai divenuto irregolare proferii parola.

-Si, Dylan-

-O mio dio Natalie, ti prego perdonami. Io...io ho fatto tutto solo per te. Ti amo. Ho bisogno di te e...-

-Basta. Non ti ho chiamato per sentire queste parole e nemmeno per tornare insieme a te. È finita. Mi hai fatto troppo male e quello che è successo la scorsa sera è stato...non ho nemmeno parole per descriverlo-

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