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NATALIE'S POV

Entrai nel camerino e dopo aver chiacchierato un po' con le ragazze, indossai il mio completo, per poi passare al trucco e all'acconciatura più carina che potessi sfoggiare.

La serata passò tranquilla, senza particolari intoppi.

C'erano come sempre uomini completamente ubriachi o che alzavano la mano fin troppo su di noi.
La cosa peggiore e che mi disgustava particolarmente più di tutte, era il fatto che molti di loro fossero sposati, con a casa una moglie e dei figli che li aspettavano con impazienza.
E loro, invece, stavano qui, senza preoccuparsi minimamente della loro reputazione, senza preoccuparsi di aver lasciato soli la propria famiglia e senza preoccuparsi nemmeno di togliere la fede dal dito durante i loro ripetuti tradimenti con ragazze molto più giovani.

"Che schifo" pensai disgustata.

Forse era anche per questo motivo che non riuscivo a fidarmi degli uomini. E come avrei potuto?
Sarebbe stato semplice sentire
"Ehy amore, esco con gli amici.
Una tranquilla serata tra uomini" per poi scoprire di essere stata tradita con la prima prostituta che gli era capitata.

Dopo che conclusi il turno mi sentii veramente sfinita.

Sentivo i piedi gonfi a causa dei tacchi alti e la schiena a pezzi.
La testa iniziava a girarmi per la stanchezza e per l'odore di alcool e fumo che ormai aveva sommerso l'intero locale.

Dopo essermi cambiata ed aver salutato e dato la buona notte alle ragazze, tornai a casa, andando prima a prendere Ben che come pensavo si era addormentato molto presto.

Sembrava proprio un angioletto.

Lo presi delicatamente in braccio, ringraziando infinitamente Amelia per il grande favore che mi aveva fatto ed entrando infine in casa senza fare troppo rumore.

Sempre con Ben in braccio, mi diressi verso la camera da letto, alzando le coperte e depositando con cautela il mio piccolino, che fortunatamente non si svegliò.

Dopodiché, andai in bagno per struccarmi e lavarmi i denti, andando infine a mettermi il pigiama, decidendo poco dopo di prepararmi una tisana per distendere i nervi.

Quando l'acqua arrivò ad ebollizione e la tisana fu pronta, la versai in una tazza, prendendola tra le mani per potermi riscaldare un po' e bevendone con cautela alcuni sorsi, facendo attenzione a non scottarmi.

Mi avvicinai a passo lento alla finestra della cucina, appoggiandomi ad essa e concentrando lo sguardo fuori.

La strada era deserta e poco illuminata.

Iniziai a pensare alla mia vita passata e al mio futuro.
Chissà cosa mi aspettava.
Chissà se un giorno sarei riuscita ad andarmene da questo posto.
Ma quello che mi preoccupava più di tutto era Ben.
Il suo futuro in particolare.
Il ragazzo e l'uomo che sarebbe diventato.
Non volevo che crescesse in questa città proprio come me.
Non volevo che diventasse come la maggior parte degli adolescenti da queste parti: ovvero uno spacciatore o ancora peggio un drogato.
Quel genere di malati ripudiati dalla società.
Ero una mamma preoccupata ed angosciata per il proprio piccolino che cresceva così velocemente.
Avrei tanto voluto che restasse così com'era adesso per sempre.
Piccolo ed indifeso, con la continua necessità di avermi al suo fianco, per sostenerlo ed aiutarlo nei momenti di difficoltà.
Io ero il suo tutto e lui era il mio.
Appena quattro anni fa, non avrei mai e poi mai immaginato che avessi potuto amare un esserino così tanto.
Più della mia stessa vita.
Eppure guardandomi adesso ero diventata un'altra persona.
Una persona che era dovuta crescere piuttosto infetta, imparando a cavarsela da sola e a rimboccarsi le maniche.

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