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DYLAN'S POV

-Lurida troia!- imprecai furioso, gettando a terra tutto ciò che mi capitava davanti.

-Questa te la faccio pagare, stronza- sbottai tra me e me.

Quella gallina non aveva proprio capito con chi avesse a che fare.
Ma adesso avrebbe di certo abbassato le penne.

Presi immediatamente il cellulare che avevo nella tasca dei pantaloni, digitando il numero di Erick, uno dei miei soci.

-Pronto, capo?- rispose dopo solo due squilli.

-Voglio che questa stessa fottutissima sera rapite una certa persona, portandola nella fabbrica abbandonata della 2nd Right Street-

-Di chi si tratta, capo?- domandò risoluto.

-Di una certa puttanella di nome Rosemary Long, conosciuta con il nome di "Natasha"- dissi enfatizzando il suo nome per la rabbia che premeva dentro di me.

-Sarà fatto, capo-

-Un'ultima cosa. Tra mezz'ora sarò lì alla fabbrica. Sarà meglio per voi che la troietta sia già lì legata ed imbavagliata-

-Certo, capo. Non si preoccupi- rispose subito.

Perciò cessai la chiamata, andando di fronte al quadro più imponente del mio ufficio che dietro di sé celava una cassaforte.
Digitai il codice segreto ed immediatamente si aprì, rivelando ai miei occhi le varie banconote, i gioielli, i documenti falsi e le pistole che avevo inserito precedente.

Decisi di prendere una pistola calibro 38, mettendomela dietro i pantaloni, in modo tale da non farla notare a nessuno.

Dopo essermi scolato due o tre bicchieri di un ottimo Cognac proveniente dalla regione dello Charente, guardai l'orologio che avevo al polso.

Segnava le 4:27 del mattino.
"Che peccato, avremmo di certo svegliato la principessina sul pisello" pensai, ridendo subito dopo tra me e me.

Mancavano solo dieci minuti, perciò mi avviai all'auto, mettendo in moto e sfrecciando a velocità folle per le vie di Detroit, in direzione della fabbrica.
La velocità mi faceva da sempre calmare. Era il mio miglior antidepressivo.

Appena arrivai sentii subito la puzza di muffa mista alla polvere di quel luogo ormai abbandonato da anni.

E come avevo richiesto, la puttanella era lì. Legata ad una sedia di legno ed imbavagliata, con la testa coperta da un piccolo sacco nero.

Si dimenava senza sosta, lamentandosi e cercando di parlare.
Era adorabile.
Mi faceva quasi venire da ridere.
Non faceva più l'altezzosa adesso?

Mi avvicinai a lei, togliendole il sacco dalla testa.
I nostri sguardi si incrociarono subito e ciò che vidi nei suoi occhi fu puro terrore.
Eh, si, l'aveva combinata davvero grossa.
Aveva fatto allontanare da me l'unica cosa bella che fosse mai entrata nella mia vita.
Mi aveva messo in questa situazione di merda e adesso me ne avrebbe tirato fuori. Con le buone...o con le cattive.

-Natasha! Che bello vederti- dissi quasi come un'attore di teatro.

-Ti sei comportata davvero molto male. Hai fatto proprio la cazzata più grande della tua vita-

Natasha cercava di parlare, tra lamenti incomprensibili e pianti isterici.

Decisi perciò di toglierle dalla bocca il pezzo di panno che le impediva di parlare.
Volevo sentirla supplicare.

-Dylan io...- cercò di dire spaventata.

-Chiamami Signore puttana!- le urlai contro.

Presa alla sprovvista saltò dalla paura, iniziando a balbettare.
Forse adesso aveva capito cos'era il rispetto.

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