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-Oh salve! Io...io non sapevo sinceramente di trovare lei qui- dissi, ritrovandomi improvvisamente a balbettare.

-È un male?- mi domandò sorridendomi ed alzando un sopracciglio.

Oddio.

-No...no. Assolutamente signor Lawrence- mi affrettai a dire con la gola ormai secca.

-Mi chiami pure Bryan- affermò, invitandomi a sedere su una delle poltrone poste di fronte la grande scrivania.

-Certamente signor Lawrence...emh...Bryan- risposi, correggendomi subito.
Sentivo di essere diventata rossa in viso dalla vergogna.

-Così va meglio. Sa, mi permetta di diglielo ma lei ha un viso davvero molto particolare, signorina Moore- affermò lasciandomi spiazzata.

Ecco. L'aveva notato perfino lui che ero diventata rossa e sudata.
Che belle figure di merda!
Adesso sì che avrei voluto sprofondare dalla profonda vergogna.

-Direi...unico nel suo genere- aggiunse poco dopo, scrutandomi con attenzione.

Non capivo se il suo era un complimento o altro, ma mi ritrovai comunque ad arrossire.

-È assunta- affermò improvvisamente rompendo il silenzio che si era creato, andandosi a sedere di fronte a me sulla sua poltrona nera.

-Da-davvero?- gli chiesi totalmente spaesata.

Perché mai avrebbe dovuto assumere una come me? E poi, quello era stato davvero un colloquio di lavoro? Facevano tutti così qui a New York?
Non mi aveva nemmeno domandato che genere di studi avessi fatto.

-Certamente. Può iniziare già da domani se non è un problema. Nicole, che è la donna che dovrà sostituire nonché mia segretaria personale, le spiegherà tutto quello che deve sapere appena domani mattina arriverà-

-Emh...d'accordo. Magnifico. Perfetto- "okay basta con gli aggettivi a caso" mi dissi mentalmente sotto shock.

-A domani Natalie- mi salutò passando al tu e pronunciando mio nome come se fosse una soave melodia.

-A domani Bryan-

Con il fiato corto ed accaldata uscii da quell'ufficio, dirigendomi verso l'ascensore.

Una volta essere uscita dall'imponente edificio, iniziai a saltare dalla gioia, fregandomene degli sguardi interrogativi mostrati dai passanti.
Non potevo proprio crederci.
Stavo letteralmente vivendo un sogno ad occhi aperti. Finalmente avevo trovato un lavoro.
Un bel lavoro, ma sopratutto che fosse più che dignitoso.

Una volta aver preso un taxi ed aver dato altri dieci dollari per il tragitto; arrivai sulla soglia della porta d'ingresso della mia abitazione.
Sapevo che Keyla era a casa ad occuparsi di Ben visto che da circa tre giorni aveva la febbre.

"Il mio piccolo ometto ammalato" pensai rattristata per lui.

Appena aprii la porta Keyla mi venne in contro, tempestandomi di domande.

-Keyla...io ci ho per lo meno tentato- dissi con uno sguardo afflitto, buttando pigramente la borsa a terra.

-Mi dispiace così tanto, tesoro..- affermò lei mortificata, venendomi ad abbracciare.

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