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Il giorno dopo mi alzai di buon mattino in modo tale da riuscire a fare il bucato e per una volta riuscire anche a fare una colazione tranquilla.
Andavo sempre di corsa e mi ero decisamente stancata di questo.
Inoltre mi ero svegliata con l'obbiettivo di comportarmi nella maniera più normale e professionale a lavoro. Non volevo che Bryan percepisse una sorta di distanza a causa di quello che era successo ieri. Aveva sbagliato senza dubbio, ma aveva anche capito il suo errore e di certo non avrebbe più commesso una sciocchezza del genere.

Dopo aver messo il bucato dentro la lavatrice ed averla azionata, andai a fare colazione, preparandomi una buona ed abbondante tazza di caffè caldo, accompagnato da due fette di pane ben tostato e un uovo fritto.

Successivamente andai a svegliare Ben, preparando anche a lui la colazione ed i vestiti che avrebbe dovuto indossare per andare all'asilo.

-Ciao mamma!- mi salutò Ben con la manina, correndo in contro alle maestre che aspettavano raggianti l'arrivo di tutti i bambini sulla soglia d'ingresso dell'istituto.

-Ciao amore, divertiti!- lo salutai a mia volta, aumentando il tono della voce in modo tale che riuscisse a sentirmi da lontano.

Quindici minuti dopo arrivai a lavoro.
Come sempre il traffico mi aveva bloccata più volte facendomi perdere un sacco di tempo. Classico qui a New York. Cosa dovrei aspettarmi da una città così immensa? Probabilmente avrei dovuto farci al più presto l'abitudine.

Con un po' di ansia addosso ed anche un pizzico di imbarazzo, andai a sedermi di fronte la mia scrivania, dimenticandomi sia di prendere il caffè a Bryan e sia di salutarlo.

"Probabilmente adesso penserà che ce l'abbia a morte con lui" pensai, maledicendomi.

"Ma tu sei arrabbiata con lui!" mi ricordò subito la mia coscienza.

"Si, ma solo per uno sbaglio che ha commesso non voglio fare la stronza che non perdona. Ed inoltre si è anche scusato ieri" ricordai, ritrovando parte della calma interiore che avevo ormai perso.

Per distrarmi da tutti questi pensieri che riempivano la mia mente, iniziai a mettermi a lavoro, visionando alcuni fascicoli, facendo varie chiamate e annotandomi degli appunti.

Verso le 12:30, in particolare poco prima della mia pausa pranzo, Bryan uscì dal suo ufficio, in cui era stato per tutta la mattinata, stringendo la mano ad un uomo ben vestito e con la barba piuttosto folta anch'egli appena uscito dal suo ufficio, per poi vedere l'uomo allontanarsi, diretto all'ascensore.

E proprio in quel momento il mio sguardo incontrò quello di Byan.

"Oh no! Che imbarazzo!" pensai, guardando immediatamente da un'altra parte.

"Speriamo che non abbia la faccia rossa!"

"Non sei tu quella che si deve sentire a disagio, bensì lui!!" mi ricordò temeraria la mia coscienza.

Bryan iniziò a camminare verso di me ed io cominciai a muovermi agitata sulla sedia.

"Sapevo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato" pensai con la voglia di prendere una pistola e puntarmela alla tempia pur di non vivere ciò che ormai stava per succedere.

-Ciao Natalie- mi salutò, sorridendomi.
Non sembrava a disagio al contrario mio.

-Ciao Bryan- mormorai, cercando di fare un sorriso per lo meno credibile.

-Vai in pausa pranzo adesso?- mi domandò, poggiando una mano sulla mia scrivania.

-Eh già...vuoi che ti porti qualcosa?-

-No, grazie, non disturbarti. Senti...in merito a ieri sera...-

"Oh, no"

-Non c'è nulla da dire, Bryan. È tutto a posto, dico davvero- lo rassicurai prima che aggiungesse altro. Non volevo prendere l'argomento.

-Ne sei davvero sicura? Mi scuso davvero per quello che è successo...probabilmente ho esagerato con il vino e sicuramente una cosa come questa non capiterà nuovamente- affermò scusandosi. Sembrava sincero.

"Ci mancherebbe solo che capitasse di nuovo!" affermò la mia coscienza, immaginandomela alzare gli occhi e incrociare le braccia in stile "se non ti togli subito ti faccio vedere io".

-

I tre giorni successivi passarono normalmente, senza qualche sorpresa gradevole o sgradevole, visto che ormai la mia vita era praticamente bombardata da fatti del genere.
Il rapporto con Bryan fortunatamente non era variato, sebbene da quella famosa notte non mi avesse più invitato a cena, ma probabilmente era stato molto meglio così.
Dylan invece non si era fatto proprio vivo.
Ne n'era andato? Era tornato a Detroit? L'avevo davvero ferito a tal punto?
Perché continuavo a pensare a lui e a preoccuparmi?

Ero sdraiata sul divano, col computer di Keyla poggiato sulle mie ginocchia.
Ormai erano ore che stavo pigramente navigando in rete senza un apparente scopo.
E all'improvviso, senza nemmeno sapere come ci fossi realmente arrivata e chiedendomi perfino se fossi stata io a digitare quella determinata ricerca online, vidi la nostra foto.
Eravamo abbracciati, raggianti.
Ricordo ancora l'imbarazzo che provavo in quel momento. Risi. Dylan mi aveva proprio lasciata letteralmente senza parole quando mi aveva detto poco prima che saremmo andati ad una prima e sopratutto che ci trovavamo ad Hollywood!
Toccai con il pollice la fotografia che ci aveva scattato uno dei tanti fotografi lì presenti, ripercorrendo i suoi tratti facciali perfetti, quasi come se con quel gesto riuscissi ad accarezzarlo, ad averlo vicino.
Quella foto esprimeva tante cose. Brutte e cattive; ma Dylan in quel momento era lì solo me, pronto a farmi ridere, pronto a compiacermi, pronto probabilmente a tutto.
Mi teneva stretta a se, come se volesse esprimere con profondo orgoglio a tutto il mondo "lei è mia".
Non avrei mai immaginato che mi sarebbe addirittura mancato il suo senso di possessione nei miei confronti.
E come il più forte dei fulmini al ciel sereno mi venne in mente che proprio quel giorno, in cui ero lontana da casa e mi stavo pure divertendo, mio figlio veniva rapito da dei mostri.
Mi vennero immediatamente i brividi al solo ricordo.

Proprio in quel momento sentii il mio cellulare squillare. Perciò mi alzai dal divano, mettendo il computer da parte, andando a rispondere alla telefonata.

-Pronto?-

-Ciao Natalie, sono Bryan-

-Oh ciao Bryan!- risposi sorpresa.
Come faceva ad avere il mio numero?

-Mi servirebbe un favore. È abbastanza urgente-

-Si, certo, dimmi pure-

-Domani è il compleanno di mia madre e mi sono completamente dimenticato di andarle a comprare il regalo. Andrei io ma adesso non riesco proprio- disse facendo una breve pausa per prendere fiato.

-Andresti adesso a comprarle qualcosa? Penso che le farebbe piacere un bel mazzo di fiori. Inoltre dovresti passare nella gioielleria che si trova nella 5th Avenue, perché ho ordinato una collana di Tiffany per lei-

-Non c'è problema, vado subito. Ti porto tutto domani in ufficio?-

-Se per te non è un problema sarebbe meglio che mi consegnassi i fiori e la collana oggi stesso. A casa mia-

-Ah...okay- risposi un po' sorpresa.

-Perfetto. Ti invio l'indirizzo tramite messaggio- concluse, chiudendo infine la chiamata.

Mmm...Sarei andata per la prima volta a casa del mio capo. "Imbarazzante" pensai.
Cosa mi sarei mai dovuta aspettare?

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Good Morning, ciambelline ripiene 😋♥️
e buona domenica!

Vi avviso (visto i precedenti capitoli un po' noiosi ahah) che le cose da adesso inizieranno a farsi davvero interessanti per Natalie.
E voi direte "ma sta ragazza non sta mai tranquilla?!" Ovvio che no! I problemi sono sempre dietro l'angolo e le sorprese arrivano quando meno te lo aspetti.

Domandina no sense del giorno...

-Quanti anni avete?
(ve la faccio oltre che per conoscervi meglio anche per sapere più o meno la fascia d'età dei miei adorati lettori)

Io, come saprete (penso 😂), ho diciotto anni; inoltre li compio ogni 5 luglio (potete immaginare quanto è triste la mia vita ogni volta che voglio fare la festa di compleanno visto che tutti in quel periodo sono in vacanza!!) #accontentiamocivah

Alla prossima, meraviglie!
~Mary

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