Percy

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Tutti guadavano Percy, in attesa che il ragazzo spiegasse quello che era successo, colui che l'aveva ridotto ad una specie di sacco da box sgualcito ambulante, colui che aveva mandato quel mostro.

Volevano la verità o una spiegazione plausibile? La verità? Beh la verità era che Percy non lo sapeva con precisione, non lo sapeva proprio.

Il figlio di Poseidone aveva appena salutato Annabeth e si era diretto verso la sua camera da letto, quella sera era particolarmente stanco, stanco di tutti i pensieri che gli giravano nella testa e che lo torturavano.

Da quando era arrivato ad Hogwarts, gli incubi lo tormentavano tutte le notti, era come se quel posto gli ricordasse tutte le persone che aveva perso, come se fosse lì per punirlo.

Non gli fu difficile addormentarsi, ma non fu un sonno tranquillo, era abituato a fare brutti sogni, soprattutto in quel periodo, ma questa volta era diverso.

Percy era nel tartaro, stava correndo, qualcosa lo stava inseguendo: faceva così caldo che ad ogni passo pensava avrebbe preso fuoco, era stanco e terrorizzato.

I polmoni gli bruciavano ed una sensazione opprimente al petto lo soffocava, le gambe rischiavano di cedere ad ogni passo che faceva e sul braccio con cui impugnava vortice si era aperto un grosso squarcio.

Ma l'unica cosa a cui il ragazzo riusciva a pensare era Annabeth, non sapeva dove si trovasse, se fosse in pericolo, se fosse viva o morta.

Una parte di lui era sicuro che fosse ancora viva, l'avrebbe saputo se fosse stata ferita o peggio, lui l'avrebbe saputo.

Avrebbe voluto smettere di correre ma non ci riusciva, avrebbe voluto fermarsi e ragionare, pensare; corse per un po' finchè non arrivò sul precipizio di un burrone.

Dietro di lui delle bestie si avvicinavano sempre di più e davanti a lui l'unica cosa che c'era era un enorme precipizio, uno squarcio così profondo da non vedere la fine.

Percy non aveva via d'uscita.

Iniziò a scrutare il burrone per trovare una sporgenza o qualcos'altro che potesse salvargli la vita, ma non vide niente ed ogni sguardo era una fiamma di speranza che si spegneva.

Ad un certo punto un urlo di una voce a Percy così famigliare lo stordì: era Annabeth.

Era attaccata ad una sporgenza del precipizio, e urlava; dall'altra parte invece c'era un ragazzo biondo, alto, con una cicatrice sul viso che tentava di tirarla su, Luke.

Il ragazzo si girò verso Percy e gli disse con un tono di voce disperato "Vieni ad aiutarmi, presto"

Percy iniziò a correre verso di loro e riuscì ad afferrare Luke prima che cadesse nel burrone seguito da Annabeth, la quale si teneva stretta al braccio di Luke.

Il ragazzo cercava in ogni modo di tirarli su, senza successo però, il terreno gli scivolava sotto i piedi e le braccia non erano abbastanza forti per sollevarli.

Una voce invase la mente di Percy, era profonda e bassa, di un uomo di una certa età molto probabilmente.

"scegli" diceva "scegli chi salvare e chi lasciar morire"

"no" urlava Percy, la testa gli pulsava tanto da fargliela girare "vattene via"

Una profonda risata invase lo spazio circostante, sovrastò le urla dei ragazzi, le urla del semidio mentre si sforzava di sollevare i suoi due amici.

Percy si svegliò.

Era tutto sudato, aveva il fiatone, la testa gli girava violentemente e gli occhi gli bruciavano.

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora