Annabeth

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PER FAVORE LEGGETE LO SPAZIO SCIRTTRICI A FINE CAPITOLO, CI SONO INFORMAZIONI SULLA DURATA DELLA STORIA

Annabeth se ne stava sola sul ponte, avvolta nel buio, camminando freneticamente avanti e indietro: il freddo e l'odore di salsedine l'avvolgevano completamente, lasciandole una sensazione di leggerezza addosso, nonostante il peso che le gravava sul petto.

Lei non voleva tornare in Grecia, sapeva di essere egoista, ma era troppo, troppo doloroso ricordare: c'era voluto tanto per riuscire a dormire senza essere svegliata dagli incubi ogni momento, se fosse tornata, non era sicura di potercela fare un'altra volta.

La ragazza iniziò a singhiozzare, come quando aveva cinque anni e si sentiva l'esclusa della famiglia, come quando, prima di incontrare Luke e Talia, piangeva per i vicoli silenziosi delle città, o tra le strade deserte e spaventose, sempre con la paura che qualche mostro la prendesse.

Di solito la figlia di Atena riusciva a controllare le sue emozioni, a mantenere un certo contegno, ma questa volta non ci riusciva, tutto quello che era successo in quelle settimane sembrava essersi presentato davanti ai suoi occhi per quello che era: una terribile missione, dalla quale non tutti sarebbero tornati vivi.

Improvvisamente, una mano da dietro la afferrò per le spalle, in un tocco dolce e poco accennato: Annabeth si fermò istintivamente e scrutò nel buio attorno a lei, nel tentativo di riconoscere il viso che aveva davanti.

"Nico..." disse la ragazza, quasi sussurrando "cosa c'è?"

Il ragazzo la guardò per qualche secondo, poi si avvicinò a lei e fece una cosa che lasciò di stucco la figlia di Atena: la abbracciò.

Nonostante il figlio di Ade fosse gelido ed estremamente magro, tanto che gli riuscì a sentire le costole da sopra la maglietta, e che fosse anche molto impacciato, Annabeth pensò per un momento di non voler essere da nessun altra parte.

Quell'abbraccio la fece sentire meglio, anche se non aveva capito bene come, ma lo fece: era come se, in quel tacito gesto, si fossero trasmessi i loro pensieri, la loro paura e i loro timori, avevano avuto una conversazione di ore in qualche secondo, senza neanche aprire la bocca.

"questo per cos'era?" chiese la figlia di Atena, dopo essersi staccata dal ragazzo, che vacillò imbarazzato.

Nico abbassò lo sguardo e la ragazza, anche se era buio, poteva scommetterci che le sue guance si erano tinte si un colore più rossastro "sai...So quanto possa essere dura tornare lì e..."

Annabeth molte volte si scordava del fatto che il figlio di Ade aveva attraversato il tartaro, ma a differenza di lei e Percy, lui lo aveva fatto da solo, tentando di aiutare i suoi amici a distruggere Gea: la ragazza lo ammirava così tanto, non riusciva neanche a pensare alle atrocità e al dolore che aveva dovuto sopportare lì dentro; se lei non avesse avuto Percy al suo fianco molto probabilmente non sarebbe lì a raccontarlo.

Nico era la prova vivente che, per quanto dura fosse stata la sua vita e per quante persone possa aver perso, c'era sempre una speranza di riemergere dall'abisso scuro di dolore, una speranza di risalire a galla.

"ogni volta che ci pensò è come se un vento gelido mi trapassasse, portandosi via tutto quello che rende me...Me, non so se mi spiego" disse Annabeth senza pensarci, come se qualcosa dentro di sé l'avesse spinta a parlare per togliersi un peso.

Nico si appoggiò alla ringhiera del parapetto, e molleggiò un po' con le gambe "posso capirti, sai..." per un momento il ragazzo esitò, come se dovesse prepararsi prima di parlare, come se fosse doloroso il solo pensiero "non amo raccontare quello che ho visto lì sotto, forse perché non voglio che gli altri mi guardino in un modo diverso, come se provassero pena per me ma..."

Ci fu un attimo di silenzio, poi la ragazza lo invitò a continuare "ma...?"

"ma, quando ero lì dentro, ho visto delle cose.."

"cose?"

"ho visto Bianca, Hazel...Dicevano di essere deluse di me, ora, io so che era tutta una finzione provocata dalle anime tormentate che vagano senza una meta nel tartaro, ma in quei momenti mi erano sembrate così vere e da quel giorno non faccio che chiedermi se avessi potuto impedire molte cose: se avessi potuto aiutare Hazel, quando lei ne aveva bisogno...Se " la voce gli si spezzò "se avessi impedito a Bianca di unirsi alle cacciatrici, forse lei sarebbe qui con me adesso, sana e salva"

Annabeth non sapeva cosa dire, Nico nella sua vita aveva perso molto, e aveva dato molto perché, nonostante volesse sempre farsi apparire come un ragazzo freddo e distaccato, in realtà aveva un grande cuore e avrebbe fatto di tutto per i suoi amici.

E questo Will l'aveva capito fin dal primo istante in cui l'aveva conosciuto, molto prima di quanto avessero fatto gli altri probabilmente, molto prima di quanto avesse fatto lei.

"ci sono stati momenti lì sotto" continuò il figlio di Ade "ma anche dopo quello, che ho pensato per davvero se andarmene potesse essere la cosa migliore, come se il mio allontanamento potesse incidere sulla vita di quelli che mi stavano accanto in modo positivo: era un pensiero ricorrente che mi ha tormentato per tanto, anche dopo la distruzione di Gea, e che mi tormenta qualche volta tutt'ora"

"poi però ho pensato a come avrebbero potuto reagire Hazel, Will e voi altri se me ne fossi andato, ho pensato a come avrei reagito io senza di voi e finalmente ho capito perché il tartaro mi aveva fatto vedere quelle cose: lui voleva che io me ne andassi, il suo obbiettivo era quello di farmi pensare che senza di me gli altri sarebbero stati bene, meglio, perché il suo scopo è quello di recare dolore e scompiglio nelle vite altrui"

"la verità fa male a volte" commentò Annabeth sotto voce.

"no" disse lui girandosi per guardarla negli occhi, quegli occhi neri, che riflettevano il manto stellato, lasciando Annabeth senza fiato " la verità è un'altra, la verità è che non importa quanto mi possano guardare come se fossi perso, come se fossi un cane bastonato senza speranze...Perché io ho vinto, ho affrontato una delle cose peggiori che possano capitare nella vita, sono sopravvissuto e sono qui, e sono qui da vincitore e mi presenterò davanti alle porte della morte da vincitore e dovresti farlo anche te"

La ragazza sorrise, Nico aveva ragione, alcune volte Annabeth lo vedeva ancora come il ragazzino fissato con le carte di mitomagia e sperduto nel mondo, ma ormai era cresciuto, era cresciuto e aveva trovato il suo posto, era il momento che anche lei andasse avanti.

"grazie Nico" disse la figlia di Atena, ancora sorridendo.

"beh...Di niente, ma se posso darti un altro consiglio.." disse lui alzando un dito, un po' imbarazzato "fa veramente freddo qua fuori, ti conviene entrare e dormire un po'"

A quelle parole Annabeth scoppiò in una fragorosa risata "hai ragione, wow, Will ha una bella influenza su di te, dottor Nico"

La figlia di Atena intravide il ragazzo sorridere, mentre si avviava dentro "oh stai zitta ed entra"

SPAZIO SCRITTRICI

In una settimana siamo arrivati a 8000 visualizzazioni, orami non sappiamo neanche cosa dire, finiamo sempre per ringraziarvi e sclerare come delle malate...Ma in fondo siamo malate, quindi va bene così.

Ci scusiamo per il ritardo, ma ieri siamo andate al lago e non abbiamo avuto molto tempo per postare, e (punto numero 2) vi ringraziamo con tutto il cuore per i traguardi che ci fate raggiungere ogni giorno: grazie, 8000 volte grazie.

Tra l'altro, vi volevamo avvisare che la storia sarà composta da 77 capitoli, quindi manca poco prima che giunga alla fine: tenetevi forte per il finale, perché siamo persone sadiche.

E anche oggi, due capitoli per voi!

Hope you enjoy the story and goodbye

SERENA&SOFIA

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora