Il rito fu una cosa abbastanza veloce: dopo aver posizionato i vari doni su un piccolo altare improvvisato, Jason si era fatto avanti ed aveva invocato suo padre, in modo che potesse riprendersi le armi.
Dopo qualche minuto, la grande lancia era scomparsa e con se tutti i doni offerti: nonostante i ragazzi avessero sperato di poter parlare con gli dei, non erano riusciti ad ottenere nessun tipo di risultato, e questo li aveva fatti diventare ancora più nervosi.
"beh..." disse il figlio di Giove "è stato più veloce di quanto pensassi..."
Successivamente i ragazzi si erano dispersi nella nave, ognuno per i fatti propri: tutti sembravano avere un compito, qualcosa da fare; tutti tranne Percy.
Il ragazzo se ne stava in mezzo al ponte, con l'aria smarrita, e lo sguarda basso: con una mano si sfregava la fronte, con un'espressione pensierosa.
"Grover vieni" disse Leo improvvisamente che si trovava dietro di lui "ho bisogno di te per decidere la strada"
Il satiro per un momento si avviò verso Leo, poi però si girò, Percy era ancora lì e sembrava avere un problema, era il suo migliore amico, suo fratello "dammi un minuto" disse al semidio.
Leo sembrò capire, perché, dopo aver lanciato uno sguardo a Grover e a Percy, se ne andò fischiettando, con un aria svogliata, come era suo solito.
"hey Percy" disse il satiro agitando la mano per farsi vedere dal ragazzo, mentre si avvicinava.
Il figlio del mare alzò lo sguardo, inizialmente avvicinando la mano alla tasca dove teneva vortice, poi però sembrò rilassarsi quando vide che era solo Grover e gli fece un cenno per ricambiare il saluto.
"è tutto okay?"
Percy inizialmente non rispose "sì..." disse lui un po' titubante "stavo solo riflettendo su tutta questa storia...Troppe cose non quadrano"
"beh...E' sempre stato così" tentò di dire il satiro per alleviare la tensione dell'amico, che però sembrò non funzionare.
"no questa volta è diverso: tutta questa storia, da quando siamo ad Hogwarts, da quando quell'idra ha attaccato il campo quella mattina...Mi sembra tutto un gioco..."
"un gioco un po' mortale mi sembra" commentò sotto voce Grover, che non era certo su dove l'amico volesse andare a parare.
"Grover" lo rimproverò il figlio di Poseidone con uno sguardo così tanto serio da spaventare perfino lui "sto dicendo su serio..."
"okay" disse il satiro ancora un po' spiazzato dalla reazione dell'amico "ti ascolto"
Percy fece un profondo respiro "Io credo che Luke ci abbia preso in giro...Per tutto questo tempo lui ha sempre saputo ogni nostra singola mossa, molte volte ci ha lasciato andare troppo facilmente, e la facilità con cui siamo riusciti a scappare con le armi dei tre pezzi grossi ne è la prova"
"Percy, stai dicendo che questa è tutta una falsa?" chiese il satiro un po' troppo ad alta voce, poiché i ragazzi che si trovavano nelle vicinanze si girarono a guardarlo.
"abbassa la voce" gli ordinò il figlio di Poseidone prendendo per le spalle l'amico "non ne sono ancora sicuro, ma in ogni caso non abbiamo un'altra scelta...La Grecia è l'unico indizio che abbiamo, se voglio scoprire qualcosa devo stare al suo maledetto gioco..."
"che intendi dire?" chiese, corrugando la fronte.
Il figlio del mare assunse un'aria un po' cupa che non piacque per niente a Grover, conosceva bene quello sguardo...Era lo stesso di quando tutti credevano che Percy, nello scontro con Crono, sarebbe morto; quello sguardo quasi consapevole, come se ormai avesse accettato il fatto che sarebbe morto e lo aspettasse come si aspetta un amico di vecchia data.
"Luke voleva me, ho messo in pericolo 12 ragazzi innocenti per me...Perché io volevo sapere e non faccio che chiedermi se potessi evitare tutto questo"
"non ci pensare nemmeno" esclamò il satiro "Luke vuole il caos, la morte di innocenti...Ci siamo dentro tutti quanti, è stata una nostra scelta e ne accettiamo le conseguenze"
"lo so..." sospirò Percy con aria spazientita "lo dite ogni volta, l'avete detto quando abbiamo affrontato la nostra prima missione, ma io non voglio che voi lo accettiate...Non questa volta almeno"
"come scusa?"
"Grover la gente muore tutti i giorni, a tutte le ore...Io non potrei sopportare altre morti, non più: troppe persone sono morte per aiutare me e la mia missione..." per un momento il ragazzo si bloccò aveva gli occhi leggermente lucidi "il fatto è che, non voglio che voi siate coraggiosi, o che siate leali...Io vi voglio vivi, e se questo vuol dire che mi dovrete abbandonare, che dovrete fuggire, mi sta bene"
"Percy ma non ti ascolti?" lo interruppe Grover, che aveva perso la pazienza "noi non scappiamo, noi non ci rifugiamo...Perché preferisco morire, piuttosto che vivere con il costante pensiero che avrei potuto salvare delle vite e non l'ho fatto, ed io so, come lo sai te, che tutti la pensano così...E poi perché dovremmo abbandonarti?"
Il figlio di Poseidone abbassò lo sguardo "se sarà necessario, se avessi ragione su Luke, lascerò che mi prendano..."
"Percy ma che stai dicendo?"
"se questo fosse tutto un gioco, io sarò l'unica persona che si sacrificherà, l'unica che dovrà pagare...Ma per farlo, ho bisogno che tu non mi ostacoli"
Grover non poteva credere a quello che Percy stesse dicendo: come faceva ad essere così egoista da pensare che lui avrebbe approvato il suo piano suicida?
Egoista, sì aveva appena pensato che il suo migliore amico era un egoista.
Ma lo era davvero? Il cuore di Grover sembrava stesse combattendo per uscire dal petto.
Percy non era egoista, era solo distrutto, solo troppo provato da quello che aveva passato per pensare lucidamente.
"Percy..." disse il satiro tentando di mantenere il tono di voce più calmo possibile "ascoltami, tu non sei solo, non devi per forza affrontare tutto questo da solo...Noi non ce ne andiamo, io non me ne vado, Harry non se ne va, Annabeth non se ne va...Noi siamo proprio dove dobbiamo stare, intesi?"
Un leggero sprazzo di sollievo apparve negli occhi verde mare del ragazzo, ma nonostante ciò disse "promettimi...Promettimi solo che ci penserai"
Il satiro parlò ancora prima di pensare, come se le parole volessero uscire dalla sua bocca per scappare da tutti i pensieri che aveva in testa "va bene, ci penserò"
Percy a quel punto sembrò rallegrarsi, per quanto lo si potesse essere in quel momento.
Calò i silenzio tra i due ragazzi, nessuno voleva dire niente, come se avessero quasi paura di poter rovinare tutto con la loro voce.
Improvvisamente Percy sorrise, e soffocò una risata.
"che c'è?" chiese Grover stranito e stupito allo stesso tempo, con un tono di voce più duro rispetto a quello che avrebbe voluto usare.
"niente...E' solo che: ormai non siamo più i ragazzini di una volta, che scappavano da qualsiasi cosa, tentando di sopravvivere alla belle meglio"
Il satiro non potè fare a meno di sorridere "già.."
"di sicuro tu non sei più il ragazzo che si è travestito da sposa per sfuggire a Polifemo"
"oh non la smetterai mai di prendermi in giro...Beh tu non sei più il ragazzo impertinente che si butta dai palazzi e che è così stupido da sfidare un dio"
"oh no..." borbottò tra sé e sé il figlio di Poseidone "quel ragazzo c'è ancora...Da qualche parte"
Fece una pausa, pochi secondi che sembrarono durare un'eternità in cui i ragazzi si guardarono intensamente: negli occhi di Percy, Grover si vide passare davanti tutte le avventure che avevano affrontato insieme, le risate, gli scherzi e sì...I momenti tristi, i pianti e le perdite "è solo da ritrovare"
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magic of demigods
Fanfiction"una profezia. due mondi. un nemico in comune. un mondo da salvare. ma saranno in grado di riuscirci?" Percy Jackson,fino ad un'ora prima, era "pronto" per affrontare il suo terzo esame per l'ammissione al college,e non si sarebbe mai immaginato di...