Annabeth si era comportata in modo strano, troppo strano perfino per i suoi standard.
Non era da lei dare di matto così o prendersela con gli altri ragazzi senza un buon motivo...Eppure adesso la ragazza se ne stava davanti a Percy, dandogli le spalle, camminando a passo svelto senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Percy era abbastanza sicura che il suo malumore fosse collegato al fatto che si trovavano di nuovo in Grecia e stavano tornando nel posto che gli aveva provocato tutti i loro incubi, m avevano un'alternativa per caso?
Il ragazzo, così, accelerò il passo fino a quando non raggiunse la fidanzata, che evitata di incrociare il suo sguardo: sembrava come se il suo viso fosse congelato in un'espressione di apparente indifferenza, quando in realtà dentro di lei si stava scatenando una tempesta.
La figlia di Atena l'aveva sempre fatto, aveva sempre tentato di nascondere le sue paure, i suoi timori agli altri; c'erano voluti anni prima che la semidea si confidasse per davvero con il figlio di Poseidone.
Ed era proprio in questi anni che Percy era riuscito a capire quando c'era qualcosa che non andava: Annabeth si comportava in quel modo quando aveva un segreto e tentava di nasconderlo, così si estraniava dal mondo, per evitare di parlarne e far vedere come stesse male.
Oltrepassarono una grande casa con un terrazzo che dava sul mare, poi si infilarono in una via secondaria, dividendosi da Jason e Frank che persero la strada laterale opposta alla loro.
La strada dallato interno confinava con delle casette in fila che si arroccavano sulla roccia, mentre dall'altro lato vi era la costa, che dava direttamente sul mare celestino, con qualche casa arroccata su un punto abbastanza favorevole.
A Percy era mancato l'odore di salsedine che emanava il mare, il rimbombo delle onde che si infrangono sugli scogli, il colore mutevole della superficie cristallina; quando si trovava vicino al mare si sentiva più forte, sentiva come se suo padre stesse combattendo con lui e lo sostenesse, anche se lui non riusciva a vederlo.
"ci rincontriamo di nuovo qui" li avvertì Jason, per poi lanciare un'occhiata a Percy ed incamminarsi verso la strada opposta alla loro.
Jason aveva capito che qualcosa non andava e sapeva anche che se c'era qualcuno in grado di fare parlare Annabeth, quello era Percy, che ringraziò mentalmente il ragazzo per avergli dato una situazione favorevole per parlarle in tranquillità.
I ragazzi camminavano silenziosamente l'uno di fianco all'altro, senza neanche guardarsi in faccia: ogni volta che le loro spalle si sfioravano, la figlia di Atena sussultava e si allontanava con lo sguardo basso.
Percy ad un certo punto si stufò, la situazione era degenerata, fin troppo: prese il braccio di Annabeth, che si fermò istintivamente, e la guardò dritto in quegli occhi grigi simili a due specchi d'acqua "che cosa succede?"
La ragazza fece per andarsene strattonando il suo braccio sotto la presa del ragazzo, poi però vedendo il suo suo sguardo duro e serio, si fermò e sul suo viso apparì solo tanta tristezza e paura, gli occhi le divennero lucidi e guardando il ragazzo mormorò "è solo che..."
Annabeth iniziò a singhiozzare, nel tentativo di formulare almeno una frase sensata, ma non sembrava riuscirci: qualcosa o qualcuno l'aveva spaventata e Percy si sentiva così male alla visione della sua fidanzata così distrutta da provocargli un dolore quasi fisico.
Era così semplice e complicato allo stesso tempo: gli stati d'animo che Annabeth provava si ripercuotevano su di Percy come se rimbalzassero; se lei era triste, il ragazzo era triste, e se questo accadeva, il semidio si sentiva come se avesse perso qualcosa, come se avesse fallito la missione più importante che la vita gli aveva mai assegnato, far felice la sua ragazza.
Il figlio del mare l'avvolse in un abbraccio, mentre la ragazza ancora piangeva e si aggrappava con le mani al tessuto della sua maglietta, e le diede dei colpetti affettuosi sulla schiena "andrà tutto bene, che cosa hai visto?"
La ragazza si staccò da lui, tenendogli ancora le mani, con il viso colmo di lacrime "stanotte ho fatto un sogno, ma non come quelli che abbiamo avuto ultimamente..." fece una pausa "questa volta non ho sentito nessuna voce..."
Percy incalzò la ragazza, che aveva smesso di parlare e lo guardava come se avesse paura che le sue parole potessero provocargli dolore "e..?"
"ho visto noi nel labirinto, cioè, noi quattordicenni nel labirinto"
"e che cosa c'è di strano in tutto questo?" chiese il figlio di Poseidone che non riusciva a capire perché la cosa la sconvolgesse tanto.
Era risaputo che i semidei facessero molti sogni, ed anche a Percy era capitato di sognare delle imprese passate, per il rimorso od in qualche modo la mancanza.
Annabeth lo guardò dritto negli occhi, quegli occhi grigi così intesi che Percy avrebbe potuto ammirare per sempre "stavamo correndo verso una luce in fondo ad una galleria, ma era una luce strana, man mano che ci avvicinavamo faceva sempre più caldo.
Quando siamo arrivati, davanti a noi.." esitò "c'erano le porte della morte, quelle dalla parte del tartaro"
Al solo sentire di quelle parole, il figlio del mare rabbrividì: una scossa gelida gli risalì la schiena fino ad arrivare al collo, facendolo irrigidire senza che lo volesse.
"magari non vuol dire niente..." disse nel disperato tentativo di rassicurare la ragazza e sé stesso.
La figlia di Atena non sembrava calmarsi però "qualunque cosa sia, non è un bene e..." si abbracciarono nuovamente "e ho paura Percy"
"lo so che tutto questo fa paura" ribattè il ragazzo, che ancora teneva le braccia strette sui fianchi di Annabeth "ma dobbiamo proseguire, qui c'è in ballo la vita di molti innocenti, non solo la nostra"
"ma che diavolo?" esclamò improvvisamente la ragazza staccandosi bruscamente da Percy e spostandolo di lato.
"che ho detto di male questa volta?" chiese il figlio di Poseidone allargando leggermente le braccia, corrugando la fronte.
La figlia di Atena non sembrò neanche ascoltarlo, si stava dirigendo verso il muro di una vecchia casa, che si trovava a pochi centimetri dietro di loro.
Percy le corse dietro, tentando di capire cosa stesse succedendo "Annabeth, che cosa hai visto? Andiamo ti vuoi fermare? Oh! Qui terra chiama Annabeth, pronto?"
La ragazza si fermò a pochi centimetri dal muro ed iniziò ad osservarlo con un certo stupore negli occhi: aveva un'espressione che era un misto tra sorpresa ed allo stesso tempo come se avesse solamente confermato una sua teoria.
Il figlio del mare fece per parlare, ma venne zittito ancora prima da Annabeth che puntò un dito contro il muro "lo vedi anche tu vero?"
Percy si soffermò su quel particolare punto: inizialmente non vide nulla, era solo una superficie bianca e granulosa, ormai rovinata dagli anni; poi una sagoma iniziò a risaltare ai suoi occhi.
"miei dei..." esclamò il ragazzo "ma è...?"
"il simbolo di Dedalo...Un'entrata del labirinto"
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magic of demigods
Fanfiction"una profezia. due mondi. un nemico in comune. un mondo da salvare. ma saranno in grado di riuscirci?" Percy Jackson,fino ad un'ora prima, era "pronto" per affrontare il suo terzo esame per l'ammissione al college,e non si sarebbe mai immaginato di...