Hermione

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Quando Hermione aprì gli occhi, un doloroso mal di testa le invase la testa, sembrava come se avessero sostituito la testa con del marmo.

La ragazza si trovava stesa a terra, ancora stordita per l'incidente: non riusciva a vedere bene, lo spazio circostante si alternava a delle macchie color violacee; un costante e assordante fischio nelle orecchie la devastava.

Si sentiva tutto il corpo indolenzito, a malapena riusciva a percepire il suono del suo respiro sotto al ronzio che le aveva attanagliato le orecchie.

L'unica cosa che le diede forza di alzarsi fu il pensiero di Ron e dei suoi amici: doveva aiutarli.

Istintivamente la ragazza si mise seduta e si spostò lateralmente in modo di appoggiare la schiena al muro: non sapeva bene dove fosse, si trovava in una stanza, i muri erano costituiti da mattoni messi gli uni sugli altri, non c'era nessuna finestra e l'unico modo per uscire era un lungo corridoio altrettanto scuro.

Il pavimento non era piastrellato, ma costituito da terriccio che le si insinuava tra le dita e le unghie ogni volta che arrancava per terra nel tentativo di alzarsi.

Hermione si appoggiò al muro e si alzò in piedi: una dolore le trafisse la gamba, portandola ad appoggiare la mano sulla ferita, ma quando tocco la coscia non sentì niente.

La ferita era sparita, ma com'era possibile?

Nonostante la stranezza della situazione, la maga si fece avanti lentamente, tastando il muro; doveva trovare gli altri e scoprire che cosa stesse succedendo.

Avanzava, ma quel corridoio sembrava essere infinito: sentiva il rumore provocato dai suoi piedi che si sollevavano ogni passo, portando con loro terra e sassi.

Hermione aveva paura, chi o che cosa aveva fatto sbandare il pullman? E adesso dove si trovava? Che cosa stava succedendo?

Ad un certo punto, una luce abbagliante stordì la ragazza, facendole chiudere gli occhi: delle voci provenivano dal fondo del corridoio, delle voci umane e giovanili.

Hermione accelerò il passo fino a quando una stanza si presentò davanti ai suoi occhi: a differenza del corridoio appena passato, i muri erano levigati e sopra vi erano incisi degli strani simboli; affiancati ai muri vi erano degli scatolini chiusi e sulle due mura opposte vi erano attaccate due fiaccole che permettevano di fare luce.

Un ragazzo se ne stava al centro della stanza: era in ginocchio, piegato su se stesso con le spalle ricurve; aveva le mani legate dietro la schiena e anche i piedi erano incatenati; i capelli erano di un color castano scuro, spettinati...Quei capelli che la ragazza avrebbe potuto riconoscere dappertutto.

"Harry?" lo chiamò sottovoce la maga.

Il ragazzo alzò lo sguardo, era proprio lui: aveva un taglio sulla fronte e un livido gli era spuntato sotto l'occhio...Ma per il resto sembrava stare bene.

I suoi occhi, appena avevano incontrato quelli della maga, avevano assunto un luccichio misto tra il sollievo e la speranza: ma dov'erano gli altri? E che cosa ci faceva lui lì?

"Hermione? Ma come...?"

La ragazza non gli lasciò il tempo per rispondere, si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, e poi corse verso il ragazzo, inginocchiandosi di fianco a lui.

"che cosa è successo?" chiese Harry girandosi, per permetterle di slegargli i polsi legati e segnati dalla morsa delle corde che li circondavano.

"qualcosa ci ha fatto sbandare, abbiamo fatto un incidente e ora siamo qui" rispose lei mentre osservava i nodi e tentava di slegarli.

"dove sono gli altri?" chiese la maga, il cuore le batteva così forte da spaventarla, aveva lo stomaco in gola e sentiva un senso di smarrimento e terrore che aveva provato poche volte nella sua vita, e non avevano mai portato niente di buono.

"li hanno presi, mi hanno lasciato qui"

"chi?"

In quel momento delle voci rimbombarono per il corridoio, Hermione si girò verso il tunnel: una luce, prima di poca intensità, e poi così luminosa da farle distogliere lo sguardo, si stava avvicinando e con lei dei rumori di passi.

"scappa" gli sussurrò Harry, il suo tono era supplichevole, spaventato e disorientato.

"cosa?" chiese lei ancora concentrata sulle voci "no non ti lascio qui"

Il ragazzo la guardò negli occhi "nasconditi, io me la caverò"

Hermione non avrebbe voluto, ma si allontanò e si rifugiò dietro il muro che divideva la galleria appena oltrepassata dalla ragazza e la stanza dove si trovava Harry: era l'unica speranza per i ragazzi in quel momento e non poteva farsi scoprire.

Delle imponenti figure si fecero avanti: per quel poco di mitologia greca che sapeva, la maga riconobbe dei lestrigoni e qualche empusa; tenevano stretti una ragazza dai lunghi capelli rossi, aveva un'aria spaventata e confusa.

Dietro di loro, i mostri stavano trascinando Ron, Draco e Leo che si dimenavano, nel disperato tentativo di liberarsi, mentre Grover sembrava ancora privo di sensi, infatti non si muoveva e non tentava di opporre resistenza.

L'ultimo ad entrare fu un ragazzo di statura media, dai capelli corvini e gli occhi di un celeste così inteso che quasi ipnotizzò la ragazza, aveva uno sguardo serio e duro, anche se un velo di terrore lo avvolgeva completamente, e non sembrava che il ragazzo lo volesse nascondere.

Il moro fece un gesto con la mano e i mostri lasciarono la presa dai ragazzi, che caddero a terra come dei sacchi di patate: come Harry, erano legati alle mani e ai piedi, impedendogli perfino di alzarsi.

La ragazza, invece, era ancora tenuta stretta dalle grinfie di un'empusa, che le teneva gli artigli alla gola e le intimava di non muoversi.

Il ragazzo a quel punto si girò e con un ghigno sul volto disse "bene, credo sia il momento di parlare"

Harry alzò lo sguardo, aveva un espressione quasi disgustata sul volto "siete stati voi a farci sbandare con il pullman"

"sono quasi sicuro che sia stata colpa del vostro pessimo guidatore" ribatte il moro guardandosi le unghie di una mano, gesto che era stato fatto sicuramente allo scopo di innervosirlo.

Leo a quel punto lo guardò dritto negli occhi "io invece sono sicuro che sia colpa vostra"

"che cosa volete?" chiese Draco, sembrava così furioso e allo stesso tempo spaventato, una mescolanza di sentimenti che gli oscuravano il volto madido di sudore.

"semplice" disse il ragazzo sorridendo "vogliamo la vostra morte"

"ma che gentile" commentò Leo roteando gli occhi.

"già..." ribattè nuovamente il moro "ma prima, vogliamo sapere che cosa state cercando a Roma"

I ragazzi si lanciarono un'occhiata preoccupata, Harry guardò nella direzione di Hemione: non potevano rivelare il loro piano, era l'unico vantaggio che avevano su Luke e non potevano permettersi di perderlo.

"adesso non parlate..." commentò il ragazzo passando lo sguardo da uno all'altro "bene, lo farò io"

A quel punto indicò la ragazza che se ne stava ancora intrappolata sotto le grinfie del mostro "questa ragazza si chiama Caca, è la sorella del gigante Caco, figlio di Vulcano"

"e con questo...?" chiese Draco.

"dovete sapere che Caca, molto tempo fa, ha tradito suo fratello, rivelano ad Ercole il nascondiglio dei buoi, permettendo all'eroe" quest'ultima parola la disse con un tono di disprezzo nella voce "di uccidere caco"

"e noi cosa centriamo in tuto questo?" chiese Ron, aveva la fronte corrugata e sembrava spaventato: quanto avrebbe voluto corrergli in contro ed abbracciarlo, non sopportava quella situazione.

"semplice" fece con un ghigno il ragazzo "voi siete la nostra esca"

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora