Jason

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"dovete scappare" disse Aventino, mentre passava lo sguardo da destra a sinistra e si avvicinava ai ragazzi in modo cauto "di sicuro sanno già che siete arrivati, saranno già sulle vostre tracce"

I semidei si alzarono e con il solo sguardo capirono che era il momento di congedarsi, velocemente: avevano previsto di venire scoperti in quella missione ed avevano anche previsto la loro fuga, se soltanto avessero avuto un altro po' di tempo per parlare con Aventino, avrebbero scoperto molto di più di quello che erano a conoscenza loro in quel momento.

"grazie Aventino" disse Piper mentre si metteva il suo zaino sulle spalle: le gote erano leggermente arrossate e, dalla postura rigida, il figlio di Giove poteva capire quanto la ragazza fosse in ansia e spaventata da un possibile attacco imminente.

"grazie veramente" disse Jason guardandolo negli occhi, nonostante lo conoscesse da solo...Quanti? venti minuti?, il ragazzo sentiva di doverlo proteggere, lo sentiva parte della famiglia, una famiglia troppo grande.

Il figlio di Giove fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato di fare: lo abbracciò, fu un abbraccio breve, ma che lo fece sentire bene, lo fece sentire parte di qualcosa, di una grande famiglia.

Per quanto il ragazzo avesse recuperato il tempo perso con Talia, sua sorella, Jason aveva sempre sentito un vuoto dentro di lui, sentiva come se qualcosa fosse mancato nella sua vita: una famiglia; poi, quando aveva conosciuto Piper, Leo e gli altri ragazzi, quel vuoto era andato a colmarsi con la loro presenza, ma mai fino in fondo.

"scappa e se hai bisogno, sappi che io ci sarò" disse infine prima di incamminarsi verso l'atrio dell'università a grandi passi, richiudendo il giubbotto che indossava, nonostante stesse iniziando a sudare, e non solo per la corsa.

"grazie" sentii dire dietro di lui da Aventino, cosa che gli fece accennare un sorriso, che presto sparì però.

Mentre il ragazzo correva, ripensò alle parole che aveva detto ad Aventino: se avesse avuto bisogno di lui, Jason non ci sarebbe stato, la missione glielo impediva...Eppure lui gli aveva detto che ci sarebbe stato, perché aveva promesso una cosa impossibile? Perché faceva sempre promesse che non poteva mantenere?

Nella sua vita, Jason, aveva sempre avuto paura di non essere all'altezza delle aspettative, di non essere in grado di fare quello che andava fatto o di non riuscire a distinguere il dovere dai sentimenti, quello era uno dei casi; Aventino aveva bisogno del suo aiuto e, per quanto il figlio di Giove glielo volesse dare, sapeva di non potere, di non essere in grado.

Jason ritornò alla realtà quando andò a sbattere contro un ragazzo, quel ragazzo era Percy che, appena si rese conto de corpo che lo aveva scontrato, aveva già infilato la mano nella tasca dei pantaloni dove teneva vortice.

Il ragazzo, dopo aver abbassato la guardia e aver disteso le spalle, precedentemente tese, lo guardò divertito "fratello niente maratona"

Frank, Hazel ed Annabeth si affiancarono al figlio di Poseidone con uno sguardo sconsolato e allo stesso tempo speranzoso: ovviamente, non avevano trovato il ragazzo, e Jason sapeva quanto ad Annabeth desse fastidio questa cosa.

"avete trovato qualcosa?" chiese Hazel, guardando i ragazzi davanti a sé.

"direi di sì" rispose Piper con il fiatone "ma adesso dobbiamo andarcene e velocemente"

"che cos'è successo precisamente?" chiese Annabeth con il suo solito sguardo interrogatorio e incuriosito: sì, era decisamente arrabbiata.

"ve lo spieghiamo strada facendo" disse Jason incamminandosi verso l'uscita, senza rispondere alle domande che si sentiva fare dietro di lui, doveva correre e d allontanarsi da quel posto in fretta, e con lui tutti i suoi amici.

I ragazzi si trovavano in un vicolo che univa la piazza dell'università con la via da cui si erano separati dagli altri ragazzi: ormai era mezzogiorno passato e la neve, caratterizzata da delle macchie marroni per il fango sulle strade, si stava sciogliendo leggermente, nonostante ce ne fosse ancora molta.

"Aventino?" esclamò Annabeth con un tono incredulo, mentre riprendeva fiato "questa cosa è completamente folle"

"a chi lo dici" rispose il figlio di Giove passandosi una mano sulla fronte madida di sudore, adesso quel giubbotto gli sembrava troppo stretto e caldo "ho appena incontrato mio nipote, che in teoria è molto più grande di me e che dovrebbe essere morto"

I ragazzi si infilarono nella via dove si erano separati da Leo, Grover e i maghi, mentre osservavano la gente sulle strade ai lati, come se si aspettassero che da u momento all'altro uscisse fuori Luke, insieme ad un'armata di mostri.

"che ore sono?" chiese Annabeth guardandosi in giro, nel disperato tentativo di vedere i loro amici che, però, non si trovavano lì.

Fu Hazel a risponderle "è l'una e un quarto..."

"i ragazzi però non ci sono" constatò Nico mentre si portava una mano dietro la schiena, dove teneva la sua spada che, per fortuna, era nascosta dalla vista dei mortali grazie alla foschia.

"non abbiamo tempo da perdere" esordì Piper con fare spaventato "Luke sarà già sulle nostre tracce, siamo troppo vulnerabili"

"hai proprio ragione" disse Frank, con un filo di voce, guardando oltre il gruppo di ragazzi: sguainò il suo gladius, indietreggiando "vi conviene girarvi"

Dietro di loro un gruppo di mostri si stavano avvicinando con fare minaccioso, a capo dell'armata vi erano due ragazzi che avranno avuto circa vent'anni: il primo aveva i capelli biondi, abbastanza lunghi e gli occhi color nocciola; il secondo invece, aveva i capelli castani, tagliati a spazzola e gli occhi verdi muschio.

Entrambi aveva un fisico muscoloso e avevano un atteggiamento sicuro e spavaldo: sui loro volti vi era stampato un sorriso malvagio, privo di ilarità e pieno di crudele divertimento.

"che cosa facciamo?" chiese Hazel guardando i ragazzi con fare spaventato.

"combattiamo?" azzardò Nico prendendo la sua spada da dietro la schiena.

"no..." disse Jason guardando i ragazzi "scappiamo"

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora