Percy si sentiva così male che avrebbe voluto essere morto, e non era per le ferite, non era per il dolore al fianco, il suo era un dolore che non poteva essere curato, non con delle bende o un po' di disinfettante.
Non riusciva a credere che Luke potesse aver sbagliato, non un'altra volta; avrebbe voluto piangere, urlare, ma non poteva, doveva essere forte per Annabeth.
La ragazza se ne stava lì, di fianco a lui, soffocando singhiozzo dopo singhiozzo; Piper tentava di consolarla senza nessun risultato, le teneva stretta la mano libera e le passava la mano dietro la schiena.
Il figlio del mare non sapeva cosa dire, si sentiva morire, non aveva mai pensato di poter provare tutta quella tristezza messa insieme; vedere Luke era stato come riaprire lo squarcio dentro di lui, che tentava disperatamente di richiudersi.
Guardò Silente dritto negli occhi, il vecchio ricambiò lo sguardo, ma lo distolse quasi subito per poi guardare Chirone.
I due, quando si guardavano, sembravano escludersi dal mondo, come se ci fossero solo loro due in quel momento e niente o nessuno avrebbe potuto distrarli, l'intesa che c'era tra loro creava un legame che non poteva essere spezzato.
Il centauro se ne stava lì, con un' espressione incredula sul volto: visto l'esperienza e la serietà con cui lavorava tutti i giorni da secoli, era strano vederlo in quella situazione, come se non avesse mai potuto prevedere una cosa del genere.
"io ci sto" disse improvvisamente Percy.
Tutti si voltarono per guardarlo, inclusi Silente, Piton e Chirone: il figlio di Poseidone, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo basso, adesso guardava i ragazzi uno ad uno.
"voglio intraprendere questa missione, se c'è una remota possibilità che Luke..." non riusciva più neanche a dire il suo nome senza che gli mancasse il fiato "beh...Che lui possa essere salvato, allora io ci sto"
Il ragazzo si girò a guardare i suoi amici "non posso chiedervi di venire con me, è troppo pericoloso, non voglio che vi succeda niente di male, non me lo perdonerei mai" esitò "ma io devo andare, lo devo a Luke"
Dopo qualche sguardo da parte dei semidei, come se stessero comunicando telepaticamente per decidere cosa fare, Jason disse "conta su di noi fratello"
Era la risposta che Percy voleva sentire, ma che dall'altro lato temeva di più: se doveva intraprendere una nuova missione, non avrebbe potuto desiderar compagni migliori, ma alo stesso tempo questa cosa lo terrorizzava.
Non voleva che nessuno rischiasse la vita, non voleva perdere nessuno, non lo avrebbe sopportato; avrebbe voluto supplicare Annabeth di rimanere ad Hogwarts, ma sapeva che era una causa persa in partenza.
Percy non riuscì a non pensare a sua madre, nel suo piccolo appartamento di New York con Paul, mentre si massaggiava la pancia con dolcezza, fantasticando su sua figlia, nonché sua sorella; il semidio doveva esserci per lei, l'avrebbe protetta fino al suo ultimo respiro.
Harry intervenne "beh...A quanto pare avete bisogno di noi maghi per vincere"
Hermione, una ragazza dai capelli castano chiaro e ricci si fece avanti "noi siamo con voi"
Aveva lo stesso sguardo determinato che Percy vedeva in Annabeth ogni qualvolta che iniziava una nuova attività, dalle più semplici come preparare la colazione, alle più difficili.
Harry, Hermione, Ron e Draco si lanciarono uno sguardo d'intesa con fare deciso, dovevano essere in vera sintonia.
"bene, domani faremo una riunione nel caso in cui qualcuno voglia partecipare" disse Silente "quando guarirete, sarete in grado di partire"
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magic of demigods
Fanfiction"una profezia. due mondi. un nemico in comune. un mondo da salvare. ma saranno in grado di riuscirci?" Percy Jackson,fino ad un'ora prima, era "pronto" per affrontare il suo terzo esame per l'ammissione al college,e non si sarebbe mai immaginato di...