Annabeth

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Annabeth si sistemò in una delle camere che si trovava nel retro dello yatch: era abbastanza piccola, aveva solo un letto matrimoniale abbastanza comodo, due comodini situati rispettivamente ai due lati del mobile ed una cassettiera appoggiata al muro, con sopra un grande specchio a forma circolare.

La ragazza si infilò nel letto senza pensarci due volte, ancora infreddolita per la chiacchierata fuori, però più tranquilla e sollevata: si coprì con tutte le coperte che aveva recuperato dalla stiva e si rannicchiò su uno de lati del letto, rabbrividendo leggermente.

Avrebbe tanto voluto che Percy fosse con lei, ma al ragazzo era toccato il primo turno di guardia con Leo, quindi doveva accontentarsi: avrebbe aspettato fino a quando il ragazzo non fosse arrivato da lei.

Non fu difficile per la figlia di Atena addormentarsi, era veramente esausta, e la sua schiena chiedeva pietà da quando avevano lasciato gli accoglienti letti di Hogwarts.

Nel sogno Annabeth stavano correndo, era circondata dal buio più totale e aveva freddo, quel tipo di freddo che si insinua sotto la pelle e ti congela, facendoti perdere a sensibilità degli arti, quel tipo di freddo che ti fa sentir tutto attorno più caldo, per quanto la tua temperatura corporea sia bassa.

Si guardò: aveva i vestiti sgualciti ed le scarpe erano così consumate che i suoi piedi erano congelati al solo contatto con il suolo umido e freddo, probabilmente aveva piovuto, poiché le strade era tappezzate di pozzanghere che brillavano, riflettendo la luce dei lampioni e provenienti dai locali e dalle case.

Adesso la ragazza riconosceva il luogo: si trovava in giro tra i vicoli di San Francisco, una delle tante notti che aveva passato da bambina sola, e spaventata, dopo che era fuggita dalla casa di suo padre, dalla sua matrigna e dai suoi figli viziati.

Ma perché era lì? Da che cosa stava scappando? Di solito, Annabeth era solita nascondersi la notte e viaggiare di giorno, nonostante la quantità di mostri maggiore alla luce del sole...E allora perché questa volta non stava facendo così?

Improvvisamente qualcosa afferrò la ragazza da dietro, che si voltò, rimanendo senza fiato: la cosa, o meglio, la sagoma che l'aveva presa non aveva un volto, né delle forme, ma la sua stretta sul braccio di Annabeth era così forte da farle girare la testa.

La sagoma la trascinò a sé e, nonostante la ragazza si dimenasse come una matta, non riuscì a liberarsi: cadde, scivolando sul bagnato, ma la creatura non si fermò, e né la fece alzare, continuò a tirarla facendole sfregare le gambe molli sull'asfalto, facendole scorticare la pelle delle ginocchia..

Improvvisamente l'uomo, o qualunque cosa fosse, si fermò e lasciò andare la figlia di Atena, che cadde a terra con un tonfo: dopo qualche secondo di stordimento, Annabeth tentò di allontanarsi, ancora per terra e dolorante, strisciando sull'asfalto il più lontano possibile da quel punto.

"che cosa vuoi? Chi sei?" chiese la ragazza, che era spaventata a morte, con un filo di voce.

"Annabeth Chase" disse una voce profonda, scura, che emanava un potere che quasi la stordì: improvvisamente la figlia di Atena si sentì prosciugata da tutte le forze, si sentì debole e non potè fare a meno di fermarsi, nel tentativo di riprendere fiato.

"come fai a sapere chi sono?"

"oh.." disse la voce sogghignando, una risata che rimbombò per tuto il quartiere, facendo tremare le mura degli edifici "io conosco ognuno di voi piccole pedine del mio gioco"

"gioco?" chiese la ragazza, mentre una serie di tossiti la invadeva: era come se avesse della polvere nei polmoni, non riusciva a respirare e tossendo tentava di togliersi quella sensazione, che però sembrava solamente aumentare.

"certo, questo è tutto un gioco, e sono io quello che detta le regole, voi non avete nessuna speranza"

"non sai di cosa stai parlando" esclamò Annabeth, che non sapeva bene cosa dire o pensare di tutta quella situazione, mentre si rigirava, appoggiando le mani sull'asfalto, e sputava per terra, ci il fiato che le mancava sempre di più.

"io non ne sarei così sicura" disse la sagoma indietreggiando vero il muro, che la inglobò, e sparì, come se fosse stata tutta un'allucinazione.

Improvvisamente un boato dietro la ragazza la fece girare: Percy era steso a terra, apparentemente privo di sensi, singhiozzava e chiamava a bassa voce la ragazza, tossendo ripetutamente.

"o mie dei" disse la ragazza alzandosi, nonostante le forze che le mancavano, e correndo vero di lui: ora che lo vedeva da vicino, il ragazzo era ricoperto di sangue, aveva una ferita al fianco destro che sanguinava pericolosamente.

"Percy, che cosa è successo?" chiese Annabeth con la voce spezzata, le lacrime agli occhi, mentre tentava di tamponare la ferita con le mani.

Il ragazzo a stento riusciva a parlare, tra un colpo di tosse ed un altro riuscì a dire "è tutto un gioco, io ero solo la sua mossa finale, la sua ultima mossa..."

Il figlio del mare si piegò in due e rigettò quel poco che aveva nello stomaco, mischiato ad altro sangue: a quella scena, la ragazza dovette mettersi la mano davanti alla bocca, per non vomitare anche lei, mentre le lacrime calde le rigavano le guance.

"Qualcuno doveva sacrificarsi, non si vince una guerra senza la morte di innocenti..."

"Percy di che cosa stai parlando?" chiese la ragazza, che piangeva, mentre teneva il viso del ragazzo tra le sue mani, macchiandolo di sangue.

Percy tossì ancora e poi socchiuse gli occhi, distendendo la fronte corrugata e lasciando che l'espressione tesa sul suo viso svanisse "Annabeth..."

"shhhh.." disse lei piangendo.

"io- io ti amo ragazza saggia" furono le ultime parole del figlio di Poseidone, prima che si spegnesse tra le braccia di Annabeth.

"No" gridò la ragazza con le lacrime salate che le solcavano il volto "No Percy, no...Svegliati ti prego"

"Percy no" gridò la ragazza prima di aprire gli occhi.

Si trovava nella stanza dello yatch e Percy le teneva i polsi con forza, mentre lei si dimenava tra le coperte, e la guardava con un'espressione preoccupata "Annabeth sono qui, sono qui"

Annabeth si bloccò improvvisamente, lasciando che i suoi occhi percorressero tutta la stanza, dentro alla quale si era addormentata: era stato tutto un sogno, un orrendo sogno, che era sembrato così reale da ricordarle il periodo dopo il tartaro.

La ragazza scoppiò in lacrime e abbracciò il figlio del mare, che la strinse nelle sue braccia calde ed accoglienti e le passava una mano sulla schiena, nel tentativo di calmarla.

"io..Io..Pensavo..Ti ho sognato.." non riusciva a dire niente in quel momento.

Percy le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi "è tutto okay, io sono qui e non ti lascerò mai"

Poi la baciò e la fece stendere a letto, cingendole le braccia alla vita: Annabeth si sentiva al sicuro adesso, si sentiva protetta: si girò, scontrando il viso con il petto di Percy, e si rannicchiò accanto a lui, stringendo il tessuto della sua maglietta con le mani, come per paura che potesse andarsene anche lui, come nel suo sogno.

Pianse ancora per un po', con il figlio del mare al suo fianco che la rincuorava ogni singhiozzo, finchè non si addormentò sfinita e provata, sempre con Percy al suo fianco che vegliava su di lei e che la faceva sentire a casa.

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora