Percy

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I ragazzi si trovavano di nuovo nella stanza spoglia, con Luke che li guardava e ,dietro di loro, tre empuse che facevano avanti e indietro con fare minaccioso.

Dopo molte ore rimasti al buio, la poca luce che avvolgeva l'area faceva male agli occhi di Percy, che inizialmente non era stato in grado di aprire, per poi pian piano abituarsi alla luminosità.

Il figlio del mare aveva una voglia irrefrenabile di buttarsi giù da una delle finestre che permettevano alla luce di entrare o, per lo meno, di guardare fuori per capire dove si trovasse di preciso.

Gli bastava un indizio, qualcosa che potesse collegare alle parole dei telchini e alle informazioni che aveva raccolto in precedenza su Luke, qualcosa, una parola detta dal figlio di Ermes senza che se ne accorgesse che potesse in qualche modo tradirlo.

"allora..." incominciò Luke "avete preso una decisione?"

Percy aggrottò la fronte e socchiuse gli occhi: la loro proposta doveva essere valida fino a domani, perché ora stava mettendo così tanta fretta ai ragazzi?

"un momento" disse Nico, il quale aveva portato le braccia al petto e guardava il semidio con fare diffidente "avevamo fino a sta sera"

"sì beh..." il biondo esitò "cambio di programma, il colpo avverrà nel primo pomeriggio, ma non dilunghiamoci..."

Quando disse quelle parole, lo sguardo del ragazzo era cambiato: sembrava che ci fossero stati dei problemi che avevano scombussolato il suo piano, poiché il labbro inferiore aveva iniziato a tremare.

Inoltre, lo sguardo vacillante che assumeva ogni tanto, e che aveva notato già da un po' di tempo, era riapparso: sembrava quasi spaventato, o impaziente di ricevere la risposta che tanto desiderava e che si aspettava dicessero.

"noi non ti aiuteremo" disse Jason che stringeva i pugni, lo sguardo duro e severo che aveva tutti i giorni e che era difficile lasciasse andare, era stato sostituito da pura rabbia e convinzione in quello che diceva.

Percy sapeva che la loro scelta era quella giusta, ma sapeva anche che c'era la possibilità che i loro amici pagassero per le loro buone azioni: il semidio continuava a chiedersi se fosse possibile che un gesto come il loro, di buone intenzioni, potesse recare danni a qualcuno.

Perché qualcuno doveva sempre finire per perdere qualcosa?

"ne sei così sicuro figlio di Giove?" chiese Luke con tono provocatorio, un ghigno gli era apparso sul voto, quel ghigno che faceva gelare il sangue al ragazzo.

Percy stava per dire qualcosa, qualcosa che riuscisse a distogliere l'attenzione dall'amico e che evitasse a quest'ultimo di perdere la pazienza, ma una voce nella sua testa lo bloccò.

"percy" disse una voce, anche se assomigliava molto di più ad un sussurro: era Grover.

"Grover? Che succede? State tutti bene?"

"diciamo di sì" disse lui: la sua voce era ridotta ad un sussurro e in essa era effusa un strana sensazione di paura e freddo, tanto da trasmettere quelle emozioni al figlio del mare, che rabbrividì.

"ho bisogno di un favore però, con i tuoi poteri, devi riuscire a localizzarci e a trasportarci a Pisa"

"Pisa?" chiese Percy stranito, tentava di mantenere un atteggiamento normale, o che almeno non facesse capire che c'era qualcuno che parlava nella sua mente.

Al ragazzo sembrò una cosa troppo ovvia, Luke li aveva portati direttamente nel suo covo, che era già una meta prevista per i semidei: perché mai gli avrebbe dovuto "facilitare" il viaggio?

C'era qualcosa sotto, era tutto troppo facile: non era possibile che loro avessero accesso diretto al luogo dei loro nemici, anche se inconsapevolmente.

"sì, voi siete a Pisa, sotto la torre per precisione" disse il satiro, riscuotendolo dai suoi pensieri.

"Grover ascoltami, Luke ha deciso di attaccare l'Olimpo questo pomeriggio quindi io vi posso portare fino alla costa, poi però da lì in poi dovete arrangiarvi e dovete fare spresto"

Percy iniziò ad usare i suoi poteri per localizzare i suoi amici, si trovavano a circa 2 miglia dalla costa Toscana: sentiva ogni emozione di ognuno di loro, dalla paura alla speranza, e sentiva anche come le creature marine stessero reagendo alla visione dei loro nuovi ospiti.

"un'ultima cosa Grover: se non arrivaste in tempo, di' a Piper che Jason la ama con tutto se stesso e che è un eroe; a Hazel e Will che Nico sarà sempre nei loro cuori e, ogni volta che ascolteranno una canzone dei Ramones, di pensare a lui e ad Annabeth..." Percy esitò "dille che mi dispiace di averla lasciata da sola, di non averla protetta, ma io la amo e la amerò per sempre e anche se dovessi morire i miei sentimenti non cambieranno, io la amerò non importa cosa accadrà"

Il figlio di Poseidone non ricevette mai una risposta: non sapeva se Grover avesse ricevuto il messaggio, ma dire quelle parole lo fece stare bene.

Si era tolto una minima parte del peso che portava: il solo pensiero che potesse lasciare la ragazza da sola lo distruggeva, ma doveva essere realistico...La situazione era peggiorata così velocemente che non aveva la minima idea di cosa sarebbe potuto accadere, non sapeva nemmeno se ce l'avrebbe fatta a superare la notte.

E il pensiero che fosse la stessa cosa per Nico e Jason non lo aiutava a tranquillizzarsi, avevano poco tempo, pochissime risorse e tanti nemici contro di loro.

Luke stava ancora parlando con Jason, il ragazzo ne approfittò per avvicinarsi a Nico.

Percy gli riferì quello appena successo, mentre si guardava in torno per evitare che qualcuno lo notasse.

"dobbiamo andarcene di qui, e in fretta" disse sottovoce Nico.

"qualcosa da dire figlio di Ade?" disse improvvisamente Luke, il quale doveva essersi accorto che i due stavano conversando.

"niente che potrebbe interessarti" rispose tagliente il ragazzo.

"avete preso una decisione?" chiese nuovamente il figlio di Ermes, questa volta guardando Percy dritto negli occhi: anche se fosse rimasto tutto il giorno a guardarlo, Percy non sarebbe riuscito a ritrovare il vero Luke, con la risata facile e il sorrisetto furbo.

"la nostra risposta è no" disse il figlio del mare scandendo lettera per lettera, forse perché doveva convincersi lui stesso di quello che aveva appena detto o forse semplicemente per enfatizzare le sue parole.

"okay" disse lui "allora morirete"

I ragazzi si prepararono a difendersi, ma ottennero solo una fragorosa risata da parte di Luke, il quale sollevò una mano e gli fece segno di fermarsi.

"non ora" fece un cenno alle empuse "per ora tornerete nella vostra accogliente cella"

I semidei si ritrovarono di nuovo in quella stanza umida e buia: l'umore era a terra e nessuno sembrava in grado di incoraggiare gli altri o di avere un po' di speranza.

"ora che cosa facciamo?" chiese Jason, lo sguardo era spento e il viso era rivolto verso le sbarre che li separavano dalla libertà, se così poteva essere definita.

Percy gli spiegò che cosa era successo nella sala, di Grover, di tutto.

"okay, quindi tu in questo momento stai trasportando i ragazzi verso le coste?"

"esatto"

"e stanno venendo a prenderci?"

"sì" rispose Nico

"e il piano adesso quale sarebbe?" chiese nuovamente Jason.

Nico e Percy si lanciarono un'occhiata, un sorrisetto furbo comparve sul viso del figlio del mare, che presto si diffuse anche sul viso dell'amico "ce ne andiamo via di qui"

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora