Harry

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Ormai era mattina e i ragazzi si trovavano i mezzo al nulla, circondati dal mare: la giornata si prospettava abbastanza serena, nonostante il vento veramente forte e puntiglioso; il mare era increspato dalle piccole onde che si infrangevano contro le pareti delle navi; il vento muoveva ripetutamente la piccola bandiera che si trovava appesa ad un'asta sul punto più alto del tetto.

Harry se ne stava sul tetto dello yatch, dove si trovavano delle comode poltrone, a guardare una foto di Jinny: la ragazza gli mancava terribilmente, una parte dentro di sé avrebbe voluto che fosse lì con lui, ma sapeva che era meglio così; si trovava ad Hogwarts al sicuro, per quanto lo si potesse essere adesso, con la minaccia di Luke che li perseguitava.

Il mago per un momento si immaginò di camminare nei vecchi corridoio della scuola, che rispetto a dove si trovava ora, gli sembravano così accoglienti e caldi.

Non che al ragazzo non piacesse il mare: imprevedibile, incontrollabile, freddo e caldo, capace di suscitare emozioni incredibili; ma appunto, pur sempre imprevedibile.

Da un momento all'altro sarebbe potuto spuntare fuori un gruppo di mostri o di "vecchie conoscenze", come le definivano i semidei, a dire che dovevano vendicarsi di un vecchio torno, o cose simili.

"Harry" disse improvvisamente Percy, che era arrivato sul tetto e, dopo aver appoggiato una mano sulla spalla del ragazzo, si era seduto sulla poltrona di fianco alla sua.

"cavolo" commentò Harry tentando di rompere il ghiaccio "non abbiamo più il nostro posto in cui parlare, questa è una tragedia"

A quelle parole il figlio del mare rise, fu una lieve risata, che però fece sentire bene Harry.

Il mago non sapeva bene perché avesse detto il "nostro" posto, come se si conoscessero da una vita e fosse tutto ovvio, ma in quel momento sapeva, sentiva che era così.

Quello era stato il posto in cui i due ragazzi non erano: Harry Potter, il giovane mago che ha sconfitto il signore oscuro e Percy Jackson, il semidio che superò Ercole, che è sopravvissuto a due apocalissi.

Erano solo loro: Harry e Percy, ragazzi che avevano perso molto e che, senza la loro volontà, erano stati costretti a sorreggere fin da ragazzini un peso troppo grande per qualsiasi persona.

"Percy" disse il mago, spostando lo sguardo dal mare al suo viso "mi dispiace di aver creduto alle parole di Luke"

Il figlio di Poseidone a quelle parole sembrò quasi sorpreso, forse perché, dopo tutto quello che era successo negli ultimi giorni, se ne era scordato.

Di certo Harry non se ne era dimenticato: era stato superficiale e si era comportato proprio come le persone che lui odiava di più, quelle che sentivano una versione del primo che capitava, e la spacciavano subito per vero.

Si era comportato come molti dei maghi che, quando passava per i corridoi della scuola, o passeggiava per Diagon Alley, iniziavano a bisbigliare ed a spettegolare, raccontando cose che per la maggior parte erano puramente inventate dalla ferva fantasia di qualcuno con molto tempo libero.

"non avrei dovuto credere a quello che aveva detto, perché tu sei mio amico e la tua parola vale molto più della sua"

Percy arrossì ed abbassò il capo, leggermente imbarazzato "sì, beh...Luke è bravo con le parole, probabilmente se fossi stato nella tua situazione, gli avrei creduto anch'io"

"beh, Draco non l'ha fatto..." ribattè il mago senza neanche pensarci.

"come scusa?" chiese lui sgranando gli occhi, come se fosse l'ultimo nome che avrebbe pensato di sentire.

Harry sapeva dei pochi trascorsi burrascosi con il ragazzo, ma sapeva anche che questo non aveva mai dato problemi al gruppo o si era intromesso nella missione.

"sì beh, lui non ha mai dubitato di voi, è stato l'unico..." il ragazzo si vergognò un po' nel dire quelle parole "l'unico che ha difeso te ed Annabeth, non è mai stato d'accordo con Luke"

"wow" commentò Percy sotto voce, anche se il mago lo sentì.

A quel punto Harry non seppe bene perché disse quelle cose, forse perché, nonostante tutto, teneva a Draco, e sapeva che era una brava persona, capace di dare tanto, bastava che trovasse una motivazione per farlo.

"sai...Draco è un bravo ragazzo"

"non ne dubito" disse Percy tentando di aggiungere qualcosa, ma Harry non glielo permesse "quando Luke vi ha presi, Annabeth era veramente giù di morale"

Sentendo quelle cose, il figlio del mare si intristì un po' ed Harry poteva capirlo benissimo: il pensiero di Jinny che era preoccupata per lui e che lo attendeva ad Hogwarts lo uccideva.

"Draco le è stata vicino fino all'ultimo, l'ha sostenuta e le ha reso il breve periodo senza di te, meno orribile...E' stato davvero un bravo ragazzo"

Percy era rimasto senza parole con un'espressione sorpresa e pensierosa sul volto, che per un certo verso faceva ridere al ragazzo.

Il figlio del mare fece per aggiungere qualcosa, quando la voce di Annabeth lo fermò: la ragazza si trovava sulla scaletta che portava al ponte e li guardava con i suoi bellissimi e agghiaccianti occhi grigi "riunione urgente, muovetevi a scendere"

Percy si alzò, un po' controvoglia, e con un sorrisetto sul viso disse "sì mamma"

Dal piano di sotto si sentì la ragazza dire "come mi hai chiamato?"

Harry, mentre scendeva, intravise Percy ed Annabeth che si punzecchiavano a vicenda, mentre si avviavano verso l'interno della barca.

Ad un certo punto però, il figlio del mare si allontanò dalla ragazza, dopo averle detto qualcosa che Harry non riuscì a sentire, ed uscì di nuovo, avviandosi verso Draco.

"ecco, ora sono morto" pensò Harry, il cui cuore iniziò a fare i salti mortali.

Però non successe quello che aveva previsto il mago (pugni, urla etc...): Percy si avvicinò al ragazzo e dopo avergli detto qualcosa lo abbracciò; inizialmente Draco rimase lì impalato, con gli occhi sgranati per lo stupore, poi però ricambio l'abbraccio, nonostante fosse un po' rigido nei movimenti.

Harry a quella scena non potè fare a meno di sorridere: era bello vedere che i due avevano seppellito l'ascia di guerra, era bello vedere qualcosa di così felice dopo i giorni passati.

Percy lanciò un ultimo sguardo complice ad Harry, prima di avviarsi dentro.

"che cosa è appena successo?" disse Draco, che ancora stupito, si era affiancato al mago ed aveva gli occhi sgranati, la bocca spalancata ed una mano nei capelli, che sfregava con fare frenetico.

"non lo so" rispose il ragazzo mettendo un braccio intorno al collo di Draco "ma ci conviene entrare, prima che si scopra che era tutto un sogno"

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora