Annabeth se ne stava tranquilla sul ponte, a scrutare l'immensità del mare: la visione di quella distesa d'acqua le faceva provare una strana sensazione allo stomaco.
Il mare era incontrollabile e, per quanto la mano dell'uomo tentasse di contenerlo, non poteva; era imprevedibile, e questo provocava alla ragazza una sensazione di irrequietezza.
Però le ricordava Percy, le mancava così tanto: ormai era mezzogiorno inoltrato e la nave si stava avvicinando sempre di più alle coste italiane della Toscana e il filo teso che c'era tra i due si stava rimpicciolendo sempre di più.
Quella notte la ragazza aveva avuto un incubo e quando si era svegliata tra le urla, tutti i semidei erano nella sua camera e l'avevano guardata come se fosse un cucciolo smarrito.
Ma lei era veramente smarrita senza Percy, solitamente la ragazza dopo un incubo si svegliava tra le braccia del suo ragazzo che tentava di calmarla, mentre quella notte non c'era.
Il lato destro del letto era freddo e le coperte erano ancora sistemate sul materasso tali e quali a come le aveva lasciate quella mattina.
Alla fine Piper aveva deciso di dormire con lei e si erano confortate a vicenda, ma non era la stessa cosa, doveva trovarlo ad ogni costo.
Annabeth era così immersa nei suoi pensieri che, quando Draco si avvicinò, lei quasi lo colpì con il pugnale.
Quando se ne accorse, si ritrasse subito dicendo imbarazzata "scusa...Troppi pensieri"
Il ragazzo fece un debole sorriso, aveva le guance e il naso arrossati a causa del freddo e lo sguardo stanco; portava uno dei cappotti che aveva fornito Jason anche se gli stava decisamente troppo grande "nessun problema...."
Invece di andarsene, il ragazzo si mise di fianco a lei, con le mani in tasca, ed iniziò a dondolarsi sulle gambe "senti, volevo scusarmi con te per quello che ho fatto"
"non devi, è tutto a posto"
Annabeth non aveva molta voglia di parlare di quello che era successo, soprattutto in quel momento: inoltre, riteneva che se fosse mai arrivato il momento giusto per scusarsi, il mago avrebbe dovuto farlo in presenza sia sua che del suo ragazzo.
Ma dallo sguardo del ragazzo intuiva che non avrebbe lasciato andare così facilmente e di certo non poteva buttarsi in mare per evitare di parlarne.
Così la ragazza, dopo qualche secondo di indecisione, lo guardò incitandolo con lo sguardo a continuare "ma io voglio scusarmi, perché credimi, non avrei mai voluto creare problemi tra te e Percy, siete entrambi fantastici e vi meritate il meglio"
Annabeth un po' era stupita, con tutto quello che i ragazzi stavano passando, il ragazzo si sentiva in dovere di scusarsi per un errore simile, che in quel momento risultava insignificante.
Il vero problema non erano lei e Percy, e lei l'aveva capito dal suo sguardo colpevole, colpevole di qualcos'altro.
La ragazza aveva visto come il mago tentasse ad isolarsi o, comunque, a non mostrare i suoi sentimenti agli altri e vedeva anche quando qualcuno era logorato dal dolore e dal senso di colpa.
Lei lo vedeva tutti i giorni nel ragazzo che amava, vedeva quel senso di non aver portato a termine il proprio dovere che spingeva le persone ad allontanarsi da tutti e a chiudersi dentro se stessi fino a rimanere intrappolati nei propri pensieri.
"Draco" disse lei guardandolo negli occhi "ho passato ore, da quando sono piccola, ad imparare a leggere nelle persone..." fece una risata amara "sai, quando hai 7 anni e sei scappata di casa tuto ti sembra così stupefacente.
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magic of demigods
Fanfiction"una profezia. due mondi. un nemico in comune. un mondo da salvare. ma saranno in grado di riuscirci?" Percy Jackson,fino ad un'ora prima, era "pronto" per affrontare il suo terzo esame per l'ammissione al college,e non si sarebbe mai immaginato di...