Grover

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Percy aveva le lacrime agli occhi, anche se tentava di nasconderlo, aveva lo sguardo basso e si passava una mano tra i capelli, cosa che faceva soltanto in situazioni come quelle.

Quel gesto fece tornare in mente a Grover una sera, al campo, poco dopo che i sette erano tornati dalla missione con l'Argo II e tutti si stavano godendo gli ultimi sprazzi dell'estate ormai quasi svanita.

Tutti tranne Percy, da quando era tornato aveva finto che stesse andando tutto bene: aiutava Chirone a gestire le attività del campo e si prendeva cura dei più piccoli, che lo seguivano con lo sguardo pieno di ammirazione e stupore, era considerato uno degli "anziani" poiché era sopravvissuto alle due imprese che avrebbero segnato il secolo.

Quella sera, Grover stava camminando sulla spiaggia al fianco di Juniper: sapeva che il rigido coprifuoco diceva che avrebbe dovuto trovarsi nella sua capanna, ma si trattava di lui, e tutti chiudevano un occhio, perfino le arpie che aveva tanto temuto da quando frequentava quel posto.

Juniper stava parlando di qualcosa a proposito della foresta, ma il satiro non le prestava molta attenzione, troppo impegnato a fissar un'immagine sfocata in lontananza sulla spiaggia; quando si avvicinò abbastanza, capì che quella figura era Percy: il ragazzo stava seduto sul ponticello di legno dove si attraccavano le canoe del lago, indossava una maglietta blu semplice e i pantaloni del pigiama erano risvoltati fino alle ginocchia, in modo che non si bagnassero, tenendo conto che aveva le gambe a mollo nell'acqua.

Capitava spesso ormai che il figlio di Poseidone si ritrovasse in quel luogo quando aveva un incubo. Annabeth glielo aveva raccontato un po' di tempo prima: i primi tempi, alla ragazza era stato permesso di dormire nella cabina con Percy per evitare che tenesse sveglia tutta la casa di Atena con le grida provocate dagli incubi poi, quando la situazione aveva iniziato a calmarsi ed il tempo era passato, era riuscita a ritornare a dormire nel suo letto, nonostante sia Grover che la figlia di Atena pensassero che aveva avuto un effetto negativo sul figlio del mare.

Percy, da quando Annabeth non dormiva più con lui, non si riposava un granchè, più che altro gironzolava per il campo fino a quando, ormai sorta l'alba, qualcuno non si accorgeva di lui e lo obbligava a tornare nella sua capanna.

Juniper smise improvvisamente di parlare e con un sospiro si avvicinò alla guancia di Grover e la sfiorò con la punta de naso, poi, con un sussurro che fece venire i brividi al satiro, disse "dovresti andare a parlagli, non può continuare così per sempre"

A quelle parole, il satiro aveva emesso una risata che in realtà era provocata dal nervosismo e dalla consapevolezza che la ragazza aveva ragione: Percy non poteva andare avanti in quel modo, qualcuno doveva fare qualcosa "è solo che..." disse "non so proprio cosa dirgli, mica posso andare lì e parlargli come se nulla fosse, sono cambiate così tante cose..."

Juniper sfoderò uno di quei sorrisi che solo lei era in grado di fare: quei tipi di sorrisi che riuscivano a far ribollire il sangue nelle vene di Grover, che gli infondevano calore e speranza, che gli facevano venire voglia di baciarla fino allo sfinimento, cosa che, era sicuro, non sarebbe mai successa.

"non hai bisogno di prepararti un discorso, è il tuo migliore amico, saprai cosa dire" dettò ciò, la ragazza gli accarezzò il braccio e gli diede un bacio a fior di labbra, prima spingerlo lievemente verso il suo migliore amico.

Quando arrivò, Percy non sembrò accorgersi della sua presenza fino a quando Grover disse "brutto sogno?"

Il figlio di Poseidone si girò di scatto, incrociando lo sguardo dell'amico solo per un secondo, prima di distoglierlo ed iniziare a contemplare il nulla davanti a sé: si passò una mano fra i capelli e con fare incerto disse "sì beh...Non volevo svegliare Annabeth sai, ha bisogno di riposarsi dopo tutto quello che ha passato..."

magic of demigodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora