Capitolo 4 - Il Signore della Distruzione

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Dopo aver pronunciato quell'ultima frase Jauffre tacque, rimuginando sull'amico perso. Ricordava ancora il giorno in cui Uriel gli aveva raccontato tutto, da quel momento il desiderio di conoscere Martin era stato forte ma non gli fu permesso di andare a vederlo. Ordini dell'imperatore comunque, perché sarebbe stato meglio così per entrambi. Però, ormai, Uriel non c'era più e sapeva che Kristal appena uscita di lì sarebbe andata subito a cercare Martin.

Finalmente l'elfa si decise a parlare, interrompendo i pensieri di Jauffre. "Io penso che sia stato un buon uomo. Se passare la notte con la donna che si ama è uno sbaglio allora spero che tutti facciano questo tipo di errori nella vita." Sospirò, grattandosi nervosamente il braccio sinistro. "Non dimenticherò mai il dolore e l'amore nei suoi occhi quando mi ha chiesto di dirgli quanto sia stato importante per lui. Per questo l'indomani partirò all'alba, per conoscere Martin e per fargli sapere quanto era speciale suo padre. So che avendolo conosciuto soltanto questa mattina tu potresti dirmi che non lo conosco per niente in confronto a te, che hai a che fare con lui da tantissimo tempo. Però mi ha trasmesso così tanto in quei pochi istanti che voglio condividere tutto questo con suo figlio." Jauffre sorrise. "Una descrizione credibile del nostro imperatore, ha sempre avuto questa empatia fuori dal comune. Comunque, non devi cercare la mia approvazione per parlare con Martin, anzi, se non lo volessi fare di tua spontanea volontà, penso che ti avrei costretta ad andare da lui." L'elfa fu stupita da tanta sicurezza.
"Perché?" Chiese con una certa insicurezza.
"Perché eri tu lì quando Uriel è morto, l'imperatore ha chiesto a te di dire tutte quelle cose a Martin. Perciò avrei voluto che tu rispettassi i desideri del tuo imperatore."
Certo, quello che dice Jauffre è giusto. D'altronde Uriel mi ha fatta uscire di prigione, è il minimo che gli devo.

La stanchezza ad un tratto cominciò a farsi sentire ancora più pesante per l'elfa. Così si alzò, pronta a congedarsi da Jauffre. "Io ora vorrei tornare a Chorrol, la città più vicina. Sapresti consigliarmi una locanda dove spendere la notte?" Il frate si mise a ridere. Poi si alzò e posò una mano sulla scapola di Kristal, accompagnandola verso le scale. "Dove pensi di scappare? Ne hai già abbastanza di me? Dai vieni che ti mostro il tuo letto, ne abbiamo uno in più per gli ospiti. Dopotutto ti trovi in un convento, se non trovi ospitalità qui dove ti aspetti farlo?" L'idea di buttarsi subito su qualcosa di morbido era allettante, ma l'elfa si sentiva a disagio.
"Sei sicuro? Non è un problema per me..." Fu subito interrotta da Jauffre. "Non mi importa, non abbiamo finito di parlare quindi se stai qui è meglio." Poi indicò un letto ordinato, rivestito da una fodera marrone castagno.
"Tu puoi riposare qui." Kristal sorrise. "Grazie di tutto." Jauffre, che aveva già raggiunto la porta per uscire, si voltò e sorrise a sua volta.
"Sono io che devo ringraziare te." E detto questo si chiuse l'uscio alle spalle, lasciando l'elfa nuovamente sola.

Kristal si tolse l'armatura e notò con disgusto che indossava ancora la casacca della prigione. Sapeva un odore nauseabondo e decise quindi di togliersi pure quella. Nello stesso istante bussò qualcuno che aprì la porta un istante dopo. Ma di solito quando si bussa non bisogna aspettare un "avanti"? Dannazione sono in reggiseno! Prese nuovamente la casacca al volo e la indossò alla buona. O forse alla cattiva: la testa era entrata nel buco della manica e il braccio in quello della testa.
"Ciao, ti ho portato un po' di cibo. Jauffre mi ha detto che eri affamata." Era lo stesso frate che le aveva aperto prima. Ad un tratto sembrò notare l'abbigliamento di Kristal perché aggiunse: "Se hai bisogno di abiti domani te ne farò trovare degli altri." L'elfa fu sollevata.
"Grazie, in effetti puzzano un po'..." Lui rise poi uscì. Kristal si tolse nuovamente la casacca e la buttò a terra, poi si avviò a vedere cosa le avevano portato da mangiare. Pane, formaggio e una mela. Non era molto ma le bastò per placare lo stomaco. Finalmente si infilò a letto e si fece sommergere dalle coperte. Quando chiuse gli occhi vide nuovamente quelli di Uriel e poi le sue labbra inarcate in un dolce sorriso. Si addormentò sorridendo a sua volta.

L'indomani si svegliò di soprassalto. Voleva partire al più presto, era così curiosa di incontrare Martin. Anche se non capiva perché, alla fine si trattava di trovare uno sconosciuto secondo richiesta di un altro sconosciuto, in un mondo che conosceva ma che stranamente non ricordava. Tuttavia, quando vide un corpetto appoggiato sulla scrivania, insieme a delle brache di cuoio, questo tipo di pensieri si annidarono a lato della sua mente, allontanando i dubbi. D'altronde che altro avrebbe dovuto fare? Non poteva di certo mancare l'ultima richiesta del suo imperatore. Finalmente indossò i nuovi indumenti insieme all'armatura. Probabilmente non doveva combattere, ma preferì metterla lo stesso per sicurezza. Quello che le mancava era un'arma, ne avrebbe trovata una nuova a Kvatch; insieme ad un cavallo magari. La sciabola del generale Renault l'aveva lasciata a Baurus perché la mettesse nella tomba della donna a cui apparteneva.

Scese le scale e trovò Jauffre che parlava con altri due frati. Appena la vide però troncò immediatamente il discorso e si rivolse a lei.
"Kristal! Sei già pronta per partire?" Lei annuì.
"Ma tu non verrai con me?" Jauffre dissentì.
"Non posso, quello che mi hai detto ieri mi ha preoccupato parecchio." Si grattò una guancia nervoso. "Infatti devo spiegarti un paio di cose in modo da farti capire cosa sta succedendo. Gli assassini che hanno ucciso l'imperatore ieri fanno parte parte di un culto che venera Mehrunes Dagon, il signore della distruzione. Lui è uno dei principi di Oblivion, il mondo dei demoni. Temo che senza un imperatore sul trono, i daedra possano prendere il potere e invadere il nostro mondo." Kristal iniziò a comprendere la gravità della situazione. Poi ripensò all'armatura degli assassini e il modo in cui spariva quando morivano. Allora aveva ragione, era proprio magia daedrica.
"Cosa possiamo fare per fermarli?" Jauffre sospirò.
"Per ora la cosa più importante è trovare Martin e tenere l'amuleto al sicuro." Kristal annuì.
"Allora non mi resta che partire." Fece per avviarsi al portone, ma fu bloccata dal frate.

"Aspetta. Fratello Gusim mi ha riferito che ha messo il suo cavallo a disposizione, così potrai arrivare prima a destinazione." Il frate che le aveva lasciato indumenti e cibo la sera prima sorrise. "Per quanto riguarda me, invece, ti ho procurato una spada. Ho visto che non ne possiedi una e con gli assassini in giro per l'intera Cyrodiil non posso mandarti disarmata. Puoi tenere questa, è tua." Le porse un fodero di cuoio duro, Kristal afferrò il pomello e sfilò la lama. Era una spada semplice ma parecchio affilata. L'elfa la collocò nella cintura delle brache, poi tornò a guardare Jauffre.
"Grazie ancora, per tutto." Il frate sbuffò.
"Ho già detto che non mi devi ringraziare di nulla. Portandomi Martin farai molto più di quello che ho fatto io finora."

Kristal uscì e si diresse alla stalla. Fratello Gusim, che nel frattempo l'aveva anticipata, accarezzava un cavallo pezzato già attrezzato di sella e briglie. Appena la vide avvicinarsi le porse le briglie.
"Tieni, buona fortuna dunmer." Kristal lo ringraziò, anche se sembrava dovesse andare in guerra da come l'aveva detto lui. Salì in groppa al pezzato e partì, direzione Kvatch. Da Martin.

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