Capitolo 34 - Minaccia a Bruma

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Buona parte del viaggio di ritorno Kristal lo passò dormendo. Lei e Barus si davano i turni per guidare il cavallo mentre l'altro recuperava le ore di sonno perse durante la notte. Nei momenti in cui era sveglia, si ritrovava sola con Dosiov che continuava a guardare ostinatamente di fronte a sé. Kristal avrebbe voluto parlargli, cercare di recuperare la memoria in quello stesso istante, farsi raccontare qualsiasi cosa e porre fine alla tortura che era diventato il non sapere. Allo stesso tempo però stava ancora elaborando le ultime novità. Suo marito, di cui aveva scoperto soltanto di recente l'esistenza, era un vampiro. Suo fratello, invece, era l'artefice della sua perdita di memoria. Era lui l'unico che sapeva davvero come avrebbe potuto recuperarla. Rimuginava su tutto questo nei momenti di veglia, su cosa sarebbe stato meglio fare e più volte era sul punto di rivolgere delle domande a Dosiov. Invece restarono entrambi in silenzio a pensare al passato, al presente, a cosa ne sarebbe stato di loro e nessuna parola scaturì dalle loro bocche durante il viaggio.

Le mura in lontananza si mostrarono con sollievo agli occhi dell'elfa. Ormai sentiva il tempio come la sua unica casa, era il posto in cui aveva passato più tempo da quando si era svegliata in quella cella. Dentro quelle mura, inoltre, sembrava non esserci né un passato perduto, né un mondo sull'orlo della crisi. Scrollò lentamente la spalla di Barus per svegliarlo e poi tornò a guardare la città con tristezza. Aveva nuovamente paura di quello che sarebbe successo con Martin, sapeva che non sarebbe stato così comprensivo riguardo alla sua decisione. Ma soprattutto aveva paura della strada che avrebbe intrapreso lei una volta che la memoria sarebbe tornata.

Arrivati di fronte alla ripida scalinata scesero tutti e tre dai cavalli ed iniziarono a salire in silenzio. Sembrava essersi spezzato qualcosa in loro, nessuno parlava e nessuno voleva ascoltare. Avanzarono come se si stessero trascinando a forza, finché non arrivarono di fronte al portone principale del tempio. Ai lati stavano i soliti due spadaccini a guardia dell'entrata, per il resto sembrava non esserci nessuno. Tutto taceva. Dosiov si offrì di portare i cavalli nella stalla e nel frattempo Kristal e Barus decisero di entrare.

L'elfa rimase profondamente colpita quando vide le due guardie bloccarle la strada.
"Cosa significa? Sono io, sono Kristal." Disse sentendosi quasi offesa da quel gesto. I due spadaccini restarono nella stessa posizione.
"Lo sappiamo chi sei dunmer, tuttavia Jauffre ha richiesto una riunione e ha dato ordine di non far entrare nessuno. Non vuole essere disturbato per nessun motivo irrilevante." L'elfa lo guardò annoiata, squadrandolo dalla testa ai piedi.
"Io non sono nessun motivo irrilevante, ti prego di farmi entrare." L'uomo sembrò sul punto di ribattere, quando si presentò Lamyan con la spada alzata e uno sguardo terrorizzato. 

"Kristal! Grazie a Talos sei qui. Non sai quanto sono felice di vederti." Felice di vedermi, ma se mi avrà parlato al massimo due volte da quando sono qui. Nel frattempo era arrivato anche Dosiov e, sentendo quello che le aveva appena detto il giovane spadaccino, lo guardò dubbioso.
"Ehm... Sì. Anch'io sono felice di vederti." Lamyan si avvicinò ancora di più e si mise a ridere.
"Ma no! Non hai capito. Sono contenta perché tu sei l'unica che può salvare Bruma." Questo ragazzo è sempre più confusionario. Kristal gli avrebbe chiesto volentieri di spiegarsi meglio, ma ancora una volta la guardia si mise in mezzo.
"Zitto Lamyan! Lei non ha il diritto di sapere nulla da te, sarà Jauffre a decidere se e quando farlo." L'elfa digrignò i denti, odiava essere trattata in quel modo. Proprio nel momento in cui iniziava ad essere apprezzata grazie alle sue gesta a Kvatch, ci si mettevano i suoi dissapori con Jauffre. Posò la mano sul pomolo della spada ma ci mise tutta la sua forza di volontà per non estrarla. Fu costretta ad aspettare di parlare direttamente con il frate una volta finita la riunione. La sua pazienza fu presto premiata, dall'interno provenne una voce particolarmente alta. Qualcuno stava urlando, qualcuno che Kristal non aveva mai sentito gridare in quel modo. Martin.

"Ora basta! Non ci posso credere. Stiamo ancora discutendo su cosa fare quando sai benissimo anche tu Jauffre che lei è l'unica che sa come chiudere il cancello." La voce tacque per qualche secondo, prima di ritornare ancora più forte. "Se mettessi da parte il tuo orgoglio forse riusciresti a vedere che, tutto quello che sta facendo, lo sta facendo soltanto per gli altri. Mai e dico mai, da quando si è svegliata, ha pensato a se stessa mentre agiva." Kristal rimase paralizzata, Martin stava parlando di lei, la stava difendendo di fronte a tutti. Dalla sua voce comprendeva l'affetto che provava verso di lei, il suo amore per lei. Davvero mi ama così tanto? Non fu l'unica ad accorgersi del suo tono. Dosiov al suo fianco fremeva di fronte ai sentimenti del sacerdote nei confronti di sua moglie, ma non fece nulla concretamente. Non poteva fare nulla al momento.
Un'altra voce destò i due elfi dai loro pensieri.
"Martin, ti prego siediti. Siamo d'accordo con te, dobbiamo chiedere aiuto a Kristal." Qualcuno batté il pugno su un tavolo, facendo trasalire il gruppetto all'esterno.
"Fate come volete, ho bisogno di aria." Un rumore di passi si avvicinò sempre più alla porta, finché questa non si spalancò scostando le due guardie.

Fu così che Kristal si ritrovò nuovamente di fronte a Jauffre, per la prima volta dopo il loro litigio. L'elfa ricordava i suoi occhi il giorno che l'aveva conosciuto e si rese conto con rammarico che non erano più gli stessi. Qualcosa era cambiato nel cuore del frate, qualcosa che lo faceva rivoltarsi contro di lei. Jauffre si avvicinò a Kristal, scrutando profondamente nei suoi occhi.
"Da quando sei arrivata tu, non ho fatto altro che soffrire." Le sussurrò in un orecchio, per poi sparire alle sue spalle. Kristal non disse niente e rimase immobile. Neppure quando Dosiov e Barus la presero per le spalle accompagnandola all'interno, si rese conto di quello che stava succedendo. La sua mente era in fase di shock, i suoi piedi si muovevano da soli.

La vista di Martin fu l'unica cosa che sembrò permetterle di riprendersi. Riuscì a guardarlo negli occhi e a sorridergli. Lui tuttavia aveva gli zigomi contratti e la osservava preoccupato. Si rivolse a Barus.
"Che ha, cosa le è successo?" Sentì suo fratello schiarirsi la gola.
"Troppe cose in un giorno, ha bisogno di riposarsi." Kristal a quelle parole si girò furibonda.
"Non se ne parla! Voglio sapere dove si trova il cancello di cui stavate discutendo." La sua voce le provenne all'udito debole, quasi lontana. Si appoggiò ancora più pesantemente a Barus.
"Portiamola in camera." Dosiov iniziò ad avviarsi lungo la sala con Kristal che opponeva resistenza. Alla fine riuscì a staccarsi dall'elfo e andò di fianco a Martin.
"Ti devo parlare, ti prego. Poi riposerò." Sapevano entrambi che non aveva intenzione di farlo ma Martin annuì comunque e la accompagnò nella loro stanza, facendo cenno ai due elfi di non preoccuparsi.

Appena mise piede in camera, Kristal si buttò immediatamente sul letto. Oltre ad essere sfinita, le faceva male la schiena per tutte le ore passate a cavallo. Martin rimase in piedi, le mani in tasca e la mente che lavorava incessantemente. Kristal avrebbe voluto sapere a cosa stava pensando. Decise comunque di non chiederglielo e tirò fuori dalla sua tasca la Stella di Azura.
"Martin?" Lui si girò e solo allora l'elfa gli mostrò ciò che teneva in mano. Parve molto stupito dal vedere il manufatto e lo afferrò quasi con timore.
"La Stella di Azura, la più grande gemma dell'anima mai esistita nella storia. Mi spezza il cuore il pensiero di doverla distruggere per aprire il portale." Sembrava davvero addolorato, Kristal gli leggeva negli occhi che per lui era come compiere un sacrificio umano. Ma quindi è una gemma dell'anima? Non lo avrei mai detto.

Questi oggetti arcani servivano ai maghi per intrappolarci le anime dei nemici sconfitti per poi usarle per incantare armi, armature e accessori. Tuttavia, dopo essere stata usata, la gemma andava distrutta e bisognava usarne un'altra. La Stella di Azura tuttavia era diversa, poteva raccogliere un numero innumerevole di anime e non veniva distrutta dopo il suo uso. Per questo motivo per Martin era un sacrificio enorme non poterla usare adeguatamente. 
"Non è stato facile ottenerla." Kristal si stava riprendendo e stare sdraiata la faceva stare meglio. Martin a quelle parole tornò a guardarla e si sedette di fianco a lei, le prese una mano e tentò di sorriderle.
"Ti va di raccontarmi tutto? In particolare, perché Dosiov è tornato?" Kristal non poté fare a meno di notare la punta di rancore e gelosia, ma decise di far finta di nulla.
"Solo dopo che mi avrai parlato del cancello." Martin sospirò, ma non sembrava volerle mentire.
"Si è aperto un altro cancello di fronte alla porta di Bruma, le guardie sono radunate di fronte per evitare che faccia la stessa fine di Kvatch ma bisogna chiuderlo al più presto. E l'unica che sa come farlo sei tu."

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