Capitolo 33 - La Stella di Azura

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Kristal restò ancora una volta paralizzata dalle parole di Barus, quel giorno sembrava divertirsi a stravolgerle l'esistenza. Passò lo sguardo da suo fratello a Dosiov in continuazione, senza sapere cosa rispondere. Si soffermò in particolare a guardare gli occhi di quest'ultimo, di un rosso malato che non era riuscita assolutamente a riconoscere. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Eppure, se non fosse stato per gli occhi, non avrebbe mai nemmeno pensato a lui come un vampiro. La sua pelle era più chiara della sua, ma questo non significava nulla: anche tra i dunmer c'erano diverse tonalità di carnagione. Sembrava così impossibile, era lì seduto di fronte a lei con il sole che gli batteva sulle spalle. Kristal tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto del suo pensiero, Barus l'aveva soltanto spaventata. È impossibile che un vampiro stia sotto la luce del sole, come ho fatto a non capirlo prima?

"Ti prego, non sono in vena di scherzare. Mi hai fatto venire un accidente." I muscoli dell'elfa tornarono a rilassarsi, mentre Dosiov guardò Barus con uno sguardo ancora più in pena.
"Pensi davvero che ti stia prendendo in giro?" Kristal sorrise amaramente a quella domanda.
"Non sono stupida, so che i vampiri non possono stare alla luce del sole." Dosiov a quelle parole iniziò a grattarsi la testa, sempre più ansioso. Guardava qualsiasi cosa pur di non dover incontrare i suoi occhi.
"Vedi sorellina, ci sono tante cose che non sai." Kristal lo guardò indifferentemente, ormai non voleva più credere a ciò che le diceva Barus. Per di più non era abituata a farsi chiamare in quel modo fastidioso, le dava proprio l'impressione che avesse usato quel termine per infastidirla ancora di più.
"Kristal." L'elfa si girò subito. Osservò Dosiov con curiosità. Se aveva appena trovato il coraggio per parlarle significava che le avrebbe detto qualcosa di concreto.
"È tutto vero quello che ti ha detto tuo fratello." Tornò presto a guardare a terra ma si decise a rialzare lo sguardo non appena Kristal gli rispose.

"Allora spiegami perché, visto che sei un vampiro, non stai bruciando al sole." Dosiov sorrise a quella domanda, il tipico sorriso che fanno i genitori quando i figli chiedono qualcosa che non conoscono. Decise che per convincerla sarebbe stato più semplice mostrarle le cose prima di spiegarle. Così aprì la bocca, svelando due canini lunghi e affilati. Kristal restò a guardarli cercando di assicurarsi che fossero veri. Era ancora più confusa.
"I vampiri bruciano al sole. Ma..." Sospirò prima di continuare a parlare. "C'è un modo per resistere alla luce del sole, per vivere normalmente."
"E quale sarebbe questo modo?" Chiese l'elfa rabbrividendo, non riusciva nemmeno ad immaginare a quale orrore fosse disposto pur di restare all'aperto di giorno. La risposta tardò molto ad arrivare e la sua crudeltà ne spiegò il motivo.
"Bisogna nutrirsi, ogni sera e..." Dosiov respirò pesantemente prima di concludere. "Il sangue deve essere fresco, altrimenti non funziona."

Una smorfia di orrore prese possesso del volto di Kristal realizzava ciò che le era stato appena svelato. Dosiov si nutriva ogni sera del sangue di qualche povero sciagurato pur di poter stare al sole. Se lo immaginava, chinato sul collo di qualche innocente, i canini che affondavano la carne. Rabbrividì.
"E' un gesto così egoista." Sbottò, anche se non era quello che voleva dire. Dosiov incassò semplicemente il colpo, probabilmente si era aspettato di peggio.
"L'ho fatto per te." Iniziò nuovamente a spiegare il marito, ritrovando le parole. "Inizialmente mi sarei rifugiato anch'io in qualche grotta. Ma non avevo intenzione di lasciarti sola, per questo ho preso questa decisione. Non ho mai ucciso nessuno in questo modo, non sono un assassino." Dosiov riuscì soltanto a peggiorare le cose con quello che disse, ora Kristal era furibonda, tanto che non notò lo sguardo d'odio che gli rivolse Barus sentendo le sue ultime parole.
"Hai davvero intenzione di scaricare le tue colpe su di me, dicendo che l'hai fatto per me? Scordatelo. Non devi avere paura di lasciarmi sola, so badare a me stessa." Si avvicinò pericolosamente al suo volto e lo guardò con uno sguardo penetrante.
"E comunque, il fatto che tu non abbia ucciso nessuno, no vuol dire nulla. Resta comunque una cosa che provoca infinito ribrezzo."

Kristal tentò di alzarsi a fatica, ma fallì non essendo ancora nel pieno delle sue forze. Dosiov ancora una volta evitava di guardarla e non diceva nulla. Probabilmente aveva capito che non aveva senso tentare ancora una volta di giustificarsi, doveva accettare ciò che era e incassare il suo disprezzo in silenzio. Barus, che mentre parlavano si era allontanato di qualche metro, tornò di fianco alla sorella e le mise una mano sulla spalla.
"Ora capisci perché l'ho fatto?" Chiese con voce accorta. Kristal negò con la testa: no, non era questo il vero motivo per cui le aveva fatto perdere la memoria e lei lo sapeva.
"No. Non è questo il motivo per cui lo hai fatto." Barus annuì, come se si aspettasse una risposta simile. Era stato un tentativo vano, ma andava fatto.
"Comunque." Continuò Kristal. "Dovremmo proseguire con la missione, stiamo perdendo troppo tempo." Guardò per un momento Dosiov che continuava a fissare la terra ostinatamente e lo richiamò.
"Tu verrai con noi, ho intenzione di riportare indietro i miei ricordi e tu a quanto pare sei la chiave per farlo."
L'elfa si rendeva conto di quanto fosse rischioso, ma sentiva il bisogno di sapere e di conoscere se stessa. Inizialmente preferiva che la memoria non tornasse, era spaventata e aveva paura di perdere Martin. Tuttavia, se Barus parlava sul serio riguardo a tutto il dolore provato, magari sarebbe stato davvero possibile ricominciare con qualcun altro. Quel giorno aveva però capito qualcosa. Non poteva vivere il suo futuro senza essere consapevole di tutto ciò che era successo in passato. Aveva bisogno di vivere la sua vita completamente e questo significava conoscere e accettare ciò che era stata, per poter poi capire cosa avrebbe potuto diventare davvero.

Riprendendosi dai suoi pensieri, notò che Barus la guardava stravolto e con un cipiglio parecchio severo.
"Stavi dicendo sul serio?" Chiese cercando di accertarsi su ciò che era appena stato detto. Kristal si limitò ad annuire, poi tentò nuovamente di alzarsi, fallendo nuovamente. Senza che gli fosse stato chiesto nulla, Dosiov la prese in braccio e la fece sedere sopra ad un cavallo. Soltanto così l'elfa si accorse che avevano recuperato i due destrieri con cui avevano raggiunto il santuario. Dosiov poi fece per salire dietro a Kristal, ma fu subito fermato da Barus che prese il suo posto. L'elfa sapeva che sarebbe stato difficile per lui accettare la sua decisione, ma per ora non diceva nulla e lei ne era immensamente sollevata. Ripartirono, seguendo la strada per tornare al santuario e richiedere la ricompensa ad Azura.

Una volta raggiunta la destinazione, Kristal fu costretta a scendere per poter raggiungere i piedi della statua. Azura si era rivolta a lei e a lei soltanto poteva donare uno dei suoi manufatti. L'elfa si fece accompagnare dal fratello che la sostenne lungo tutto il breve tragitto. Così Kristal si ritrovò nuovamente al cospetto della statua, con il cuore che le batteva all'impazzata. Appoggiò un palmo sulla fredda pietra, sperando di aver soddisfatto le richieste della signora daedrica nel migliore dei modi. Attese per alcuni interminabili secondi, finché una voce profonda le attraversò le vene.
"Grazie buon'anima. Hai ascoltato e realizzato la mia richiesta egregiamente. Ora i miei amati seguaci possono riposare in pace. Prendi la mia stella e compi grandi cose con essa. Che tutti gli astri possano brillare insieme ad essa nel nome di Azura." La voce si spense così come era apparsa, lasciando solo un brivido di gelo alle sue spalle. Kristal, infreddolita, tolse il palmo dalla statua, ritrovandosi in mano una stella rossa, la Stella di Azura. Aveva ottenuto il manufatto daedrico di cui avevano bisogno.

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