Capitolo 58 - Aiuto inatteso

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Kristal stava ancora attraversando la grotta, quasi correndo, con la sola voglia di trovare Mankar Camoran e porre finalmente fine al suo piano devastante. Le sembrava di essere lì dentro da tantissimo tempo, tanto che pensava di essere finita in una trappola orchestrata dal suo nemico, che non faceva altro che prendersi gioco di lei. Era quindi sul punto di cercare la strada a ritroso, quando un elfo improvvisamente si palesò e lei gli puntò d'istinto la spada alla gola. D'altronde portava le stesse vesti dei seguaci della Mitica Alba, non poteva essere altro che un rivale. Questo però la guardava stupito, non aveva né lo sguardo assente dei fantasmi, né quello truce dei daedra. "Indossi i bracciali ma non sei un prigioniero. Chi sei? Che ci fai qui?" Kristal non sapeva bene come comportarsi, le sembrava la persona più vera, più terrena, che abitasse quello strano regno. "Sono qui per uccidere Mankar Camoran." Disse alla fine. Questo restò ancora più stupito. "Davvero? Sei davvero in grado di porre fine a questo eterno incubo, alla sofferenza di quei poveri scemi che hanno deciso di seguirlo?" L'elfa annuì con sicurezza. "Certo che posso farlo. Ora se non ti dispiace." Abbassò la spada, aveva capito che l'elfo non avrebbe attaccato e anche se avesse avuto la malsana idea di provarci l'avrebbe comunque sconfitto in pochi secondi. Fece per ripartire, ma lui non glielo permise. "Aspetta, posso aiutarti. Anche perché senza di me non puoi lasciare la Grotta Proibita." Kristal non gli credette. "E perché mai dovresti farlo?" Chiese con sospetto. "Ero a Kvatch. I suoi abitanti non avevano scelta, li abbiamo presi totalmente di sorpresa. Abbiamo abbattuto le mura al primo assalto." Sospirò, mentre l'elfa stringeva con forza il pomolo della spada. Aveva di fronte un membro della Mitica Alba, che aveva partecipato alla battaglia che avrebbe potuto uccidere Martin. Digrignò involontariamente i denti, ma lui parve non accorgersene e continuò a parlare. "Non avevano speranza, ma hanno combattuto comunque, con disperazione. Sembravano davvero convinti di questo mondo mondano e decadente, avrebbero fato qualsiasi cosa per difenderlo." Si bloccò per qualche istante, cercando le parole giuste prima di proseguire. "Fui massacrato alla fine della battaglia. Alcuni cittadini mi tesero un'imboscata mentre cercavo dei superstiti nella loro casa. Mi infilzarono innumerevoli volte, ma sono certo che i miei compagni li uccisero subito dopo. Hanno riversato la loro frustrazione su di me e di certo non si sono resi conto che non ero stato l'unico ad aver invaso la loro abitazione." Kristal ascoltò la sua storia ancora dubbiosa. Aveva imparato in quei mesi che i membri della Mitica Alba erano molto bravi a parlare, d'altronde il loro capo era riuscito a reclutare tantissime persone soltanto grazie all'arte dell'oratoria. 

"Cosa dovrei farmene di questa storiella? Sono stata a Kvatch, ho visto come avete ridotto la città, il dolore negli occhi dei suoi cittadini. Sapere che sei stato parte di quel massacro e ne sei uscito massacrato a tua volta mi fa solo piacere. Quindi ripeto: perché dovresti aiutarmi?" L'elfo non vacillò nemmeno un istante, capiva le parole dell'elfa e le comprendeva a fondo. "Ho avuto molto tempo per ponderare i miei doveri e mi pento. Ho passato l'eternità a pentirmi. Il Maestro si è accorto della mia debolezza e mi ha spedito qui, in modo che potessi torturare tutti coloro che non apprezzano il suo dono di immortalità." Sembrava davvero sincero. "E come vorresti aiutarmi?" Chiese infine. Questo indicò i bracciali che indossava. "Indossi i Bracciali del Prescelto, non puoi lasciare la Grotta Proibita. Le porte non si apriranno e non hai altra via d'uscita. Io so come toglierli, ma ho bisogno di tempo. Il daedra che mi controlla verrà tra pochi minuti e ho bisogno del tuo sostegno. Dovrai fingere di essere un prigioniero, almeno finché non se ne andrà." Kristal lo osservò ancora per qualche istante. Non si fidava di lui, soprattutto dopo aver scoperto essere stato parte alla rovina di Kvatch. Ma allo stesso tempo non poteva fare altrimenti, si era già resa conto di non essere in grado di muoversi da sola lì dentro. Doveva fare questo tentativo. "Va bene, accetto il tuo aiuto." 

Eldamil, così disse di chiamarsi l'elfo, le chiese di seguirla e ora proseguivano attraversando la grotta umida. Come previsto dall'elfo un daedra arrivò a controllare la situazione dopo qualche minuto. "Che succede qui? Chi è lei?" Chiese con voce minacciosa. "Un prigioniero, mandato da..." Iniziò a spiegare Eldamil, ma fu subito interrotto. "Mostrami rispetto! O preferisci forse finire in gabbia come loro?" Kristal non capiva cosa intendesse per 'loro' ma le parole del daedra bastarono per spaventare Eldamil, che riprese a parlare con meno convinzione. "Certo, mio signore. Il prigioniero è stato mandato da Kathuet per essere interrogato, stavo proprio per iniziare a farlo." Il daedra non sembrava per niente convinto, continuava ad osservarla con forte sospetto. "Non viene dal Giardino, si vede. Quindi ripeto: chi è lei?" L'elfo sembrava aver ripreso la sua sicurezza. "Non le sfugge niente signore, anche Kathuet si chiedeva chi fosse e come mai si trovasse qui, per questo mi ha chiesto di interrogarla." Kristal ascoltava in silenzio, convinta che uccidere il daedra sarebbe stato molto più semplice di quella farsa, che non era nemmeno sicura stesse funzionando. Il daedra infatti restò ad osservare entrambi per lunghi istanti prima di chiedergli di procedere con l'interrogatorio, ancora poco convinto dalla situazione. Eldamil spinse quindi Kristal verso una gabbia, sospesa sopra un torrente di lava. L'elfa esitò prima di entrare al suo interno. Se l'elfo le aveva mentito sarebbe di certo morta. Lo fulminò con gli occhi, ma vide nel suo sguardo una sicurezza che la ispirò a fidarsi. Entrò così all'interno della gabbia, tremando mentre questa iniziava lentamente a scendere verso la lava. Il calore si faceva sempre più intenso ma lei decise che non avrebbe detto o fatto nulla, si era posta nelle mani di Eldamil e ormai si fidava di lui per qualche motivo. 

La gabbia si fermò appena prima di toccare il torrente, non toccando minimamente l'elfa che soffriva solamente il caldo in quella situazione. Passarono numerosi istanti prima che la gabbia venisse riportata in alto. Una volta in cima l'entrata si aprì dalla parte opposta da quella in cui l'elfa era entrata, quella in cui si trovava ancora Eldamil. L'elfo sussurrò delle parole, che arrivarono però chiare a Kristal. Prosegui, ci incontreremo più avanti. L'elfa continuò quindi a camminare, seguendo le vie strette della Grotta Proibita. Non ci volle molto prima che si ricongiungesse con Eldamil, già pronto a rimuovere i Bracciali del Prescelto dai suoi polsi. Le afferrò il braccio con delicatezza, chiuse gli occhi e sforzò la chiusura. I bracciali si spezzarono e si dissolsero all'istante. "Ecco, ora non sei più un prigioniero della Grotta Proibita." Kristal lo ringraziò, pronta a separarsi per continuare a cercare Mankar Camoran, ma l'elfo la fermò ancora una volta. "Fammi venire con te. Voglio aiutarti ad ucciderlo, non sono di certo alla sua altezza ma sono sicuro che insieme troveremo un modo per sconfiggerlo." Kristal non poté che accettare. Eldamil era stato di parola finora e anche se avesse tentato qualche trucchetto non sarebbe stato difficile risolvere la situazione in fretta. 

Così i due elfi proseguirono a camminare per le varie diramazioni della grotta, sempre più vicini alla dimora di Mankar Camoran. Quest'ultimo parlò ancora una volta. "Complimenti campionessa! Non ero del tutto certo che ce l'avresti fatta, ma a quanto pare non ti chiamano eroina per nulla." Kristal sorrise amaramente, poi si girò a controllare la reazione di Eldamil alle parole del suo Signore. Non aveva mosso un ciglio, probabilmente parlava soltanto a lei telepaticamente. "Credi ti stia prendendo in giro? Non è così. Sento i tuoi passi e con essi la pesantezza del Destino. Sei tu l'ultimo difensore della Tamriel decadente, mentre io sono il capo della Mitica Alba, la madre che permetterà la rinascita di Tamriel." Tacque alcuni istanti, mentre gli elfi proseguivano. "Sono stanco di coloro che si autoproclamano eroi e si mettono sul mio cammino, solo per rivelarsi irrilevanti come tutti gli altri. Tuttavia sento che sei diversa e non posso fare altro che aspettarti e accoglierti, se davvero sei l'agente del Destino." La voce tacque così come era apparsa, ancora una volta. "Quanto manca?" Chiese allora Kristal, particolarmente impaziente di uscire di lì e confrontare finalmente l'autore di tutti i problemi, le lotte e le morti che aveva affrontato in quei mesi. Colui che tentava di distruggere il mondo in cui era nata e cresciuta, con la scusa di restaurarne uno nuovo e migliore, guidato dai daedra. "Ancora un paio di cunicoli e saremo fuori di qui." L'elfa annuì e continuò a camminare, accelerando il passo. Era necessario muoversi. 

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