Capitolo 29 - Fuoco Fatuo

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Quando Martin iniziò a guidare Kristal fuori dal tempio, l'elfa iniziò a preoccuparsi.
"Dove stiamo andando?" Chiese guardandosi attorno. Ora stavano percorrendo la scalinata del Tempio che conduceva alla strada.
"Martin, mi rispondi?" Non ottenendo ancora risposta, Kristal lo bloccò alla fine della scala. Martin sorrise quando notò il suo sguardo scocciato e poi la baciò lentamente.
"Io mi sono fidato, ora tocca a te." Disse con sguardo d'intesa e l'elfa a quel punto si arrese e non protestò più.

Iniziarono ad addentrarsi nel bosco a nord di Bruma. Grazie agli alberi non c'era molta aria fredda che passava perché le grosse cortecce ne bloccavano la circolazione ma faceva in ogni caso molto freddo, nonostante si stesse avvicinando la stagione calda. Kristal si pentì di non essersi vestita di più.
Non pensò più al freddo soltanto quando sentì la mano di Martin prendere la sua.
"Ora cammina piano, ci siamo quasi." Disse sussurrando ed accucciandosi per camminare furtivamente. L'elfa fece lo stesso, notando che le risultava stranamente semplice muoversi senza attirare troppa attenzione. Finalmente arrivarono in una piccola radura, soltanto un sasso al centro la riempiva. Martin, come se nulla fosse, si sedette sopra la roccia, incrociando le braccia al petto.
"Scagliami contro un incantesimo." Disse, guardandola con una serietà disarmante. Kristal si mise ugualmente a ridere, non capiva che cosa avesse in mente.
"Forza, hai paura per caso?" La incitò allora lui, guardandola sarcasticamente. Così l'elfa si decise ad accontentarlo, lanciandogli contro un incantesimo di cura. Martin le rispose con una fiammata, a cui lei si difese con un braccio.
"Ma che fai?" Chiese con gli occhi sbarrati e poi spostò lo sguardo sulla manica: era tutta bruciata.
"Dai non fare l'offesa, sapevo che non ti avrebbe fatto male." In effetti lei non si era bruciata, ma la sua maglia sì.
"Forse a me no, ma ai miei vestiti sì." Disse sventolandogli il braccio di fronte al naso. Martin rise alla scena, ma tornò presto a farsi serio quando notò qualcosa alle spalle dell'elfa.
"Ora cerca di non fare troppo rumore e fa tutto ciò che ti dico." Disse sussurrando. Kristal si girò e tra le fronde degli alberi scorse una fiammella galleggiare nell'aria: aveva di fronte un fuoco fatuo.

"Non dirmi che hai intenzione di combattere contro di lui." L'elfa si girò a guardare Martin con sguardo preoccupato, mentre lui sembrava perfettamente tranquillo.
"No, gli chiederemo semplicemente un po' di polvere." Kristal scoppiò nuovamente a ridere sentendo quelle parole.
"Certo. Scusami piccolo fuocherello, avrei bisogno della tua polvere, non è che potresti prestarmela?" L'elfa continuò a ridere, finché qualcuno le tappò la bocca con la mano.
"Sbaglio o ti avevo chiesto di non fare troppo rumore? Ora continua ad usare la magia e vedrai che ti passerà la voglia di prenderti gioco di me." Martin era ad un centimetro dal suo collo e mentre parlava, Kristal sentiva il suo respiro pizzicarle le orecchie.
"Come vuoi." Disse cercando di togliersi da quella situazione, improvvisamente non sentiva più molto freddo. Così, quando Martin la lasciò andare, decise di usare un incantesimo individua vita su se stessa. Era una magia che ti consentiva di vedere l'aura che i viventi emanano e quindi poterne capire la potenza. Il fuoco fatuo era avvolto da una luce tanto luminosa da costringerla a distogliere lo sguardo.

Quando tornò a guardare di fronte ai suoi occhi però, si accorse che ora la fiammella si trovava a pochi centimetri da lei e, se avesse avuto gli occhi, Kristal avrebbe potuto dire che la stava certamente osservando. L'elfa fu tentata dal toccarla, ma si trattenne. Per quanto fosse curiosa di sentire la sua consistenza, sapeva che il fuoco si sarebbe oltraggiato da un gesto simile. Così, mentre era così occupata ad ammirare la sfera galleggiante di fronte a lei, non si accorse che Martin aveva posto una ciotola sotto l'elemento. La polvere che rilasciava era impercettibile, eppure in poco tempo la ciotola si riempì fino a metà.
L'erede le fece cenno di fermare l'incantesimo ed iniziò ad allontanarsi dalla radura, la polvere in mano. Kristal si stupì nel vederla, ancora avvolta dallo stupore che le aveva procurato l'incontro con il fuoco fatuo. Anche Martin si rivelava ogni giorno pieno di sorprese, più tardi gli avrebbe certamente chiesto come faceva a sapere che avrebbe funzionato.

Rincasarono in poco tempo ma, quando arrivarono dinnanzi al Tempio, incontrarono Jauffre con le mani incrociate al petto. Dal suo sguardo si capiva che era parecchio arrabbiato. Infatti, appena si trovarono di fronte al frate, lui non mancò dal rimproverarli entrambi.
"Ti ho detto un centinaio di volte che è pericoloso uscire dal tempio. La Mitica Alba non si fermerà finché non sarai morto e penso che tu questo lo sappia." In seguito si voltò a guardare Kristal, che iniziò a temere parecchio il suo sguardo.
"E tu dunmer, non pensi di dovermi dire qualcosa?" Le chiese, guardandola con un sopracciglio alzato e marcando molto il nome della sua razza.
"In questo momento no." Rispose insicura, non pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato e non capiva davvero cosa stava succedendo.
"Hai ucciso tu Baurus, non è vero? Per questo non mi hai detto che è morto!" Aveva iniziato ad urlare e Kristal era presa dal panico, vide con la coda dell'occhio che Martin si era girato a guardarla sconvolto. Non può credere davvero che l'abbia ucciso io.
"E' stato un errore così grande fidarmi di te. Dovevo capire fin da subito che sei tu l'assassina di Uriel." Questa volta la voce del frate era colma di tristezza. Due spadaccini ad un gesto di Jauffre l'avevano afferrata per le braccia. 

Quelle parole la colpirono nel profondo, più di qualunque altra cosa. Lei, che aveva dovuto assistere alla morte del suo imperatore, ora veniva accusata di esserne la colpa. No, non può dirmi una cosa del genere, non a me.
"Sai benissimo che non sono stata io ad ucciderlo." La voce le cedette durante l'ultima parola e iniziò a piangere, rievocando il momento. Era fortemente frastornata dalla situazione.
"Non mi sono mai perdonata il fatto di non essere riuscita a proteggerlo. Spesso lo vedo la sera. Mi sorride e per un attimo sono serena anch'io. Poi però ricordo dove ho fallito e mi riprometto di non rifarlo in futuro." Sospirò, le lacrime che ancora scendevano copiosamente dagli occhi. "E ora tu mi accusi di averlo ucciso. Credi davvero che abbia ucciso l'unica persona che si è fidata di me fin da subito?" Strinse i pugni con forza, sorreggendo il suo sguardo.
"Perché ti ho portato l'amuleto se faccio davvero parte della Mitica Alba? Avrei potuto semplicemente darlo a Mankar Camoran e concludere la mia missione." Jauffre parve rifletterci, ma non vacillò sulle sue idee.
"Perché volevi sapere dove si trovava Martin." Kristal sospirò nervosa.
"E allora perché sono entrata dentro quell'inferno, soltanto per salvarlo? Se fossi stata una seguace, come dici tu, di sicuro Mankar mi avrebbe dato qualcosa per difendermi dai demoni. Per non parlare di Martin, non pensi che avrei potuto ucciderlo e dirti di averlo trovato morto a Kvatch?"

Jauffre continuava ad osservarla con disprezzo, mentre gli spadaccini si guardavano tra di loro indecisi su come comportarsi a riguardo. La presa sulle braccia dell'elfa era appena accennata. Il frate restò a guardarla in silenzio, c'era qualcosa che non andava, non si sentiva molto bene. "Allora perché non me lo hai detto? Perché nascondere una cosa del genere?" La sua voce era ancora una volta colma di tristezza e Kristal capì pienamente dove aveva sbagliato. Fingere che Baurus fosse ancora vivo soltanto per non ferirlo era stata una scelta davvero stupida. Decise soltanto di scusarsi, ammettendo il suo sbaglio e spiegando il futile motivo per cui l'aveva fatto. Jauffre non rispose, restò ancora una volta ad osservarla, lo sguardo ora era quasi spento. Si intromise quindi Martin, cercando di salvare la situazione.
"Che ti sta succedendo Jauffre? Ti vedo altrove. Sai che puoi parlare con me, te l'ho già detto." Kristal rimase sorpresa dallo slancio di Martin, non pensava fosse così legato al frate.
"Ne parleremo più tardi, ora devo andare." Disse Jauffre, prima di correre letteralmente giù per la scalinata. Kristal guardò l'erede chiedendogli spiegazioni e lui le fece intendere che si sarebbe spiegato più tardi. Gli spadaccini a quel punto mollarono del tutto la presa sulle braccia dell'elfa e si congedarono. Così i due si avviarono all'interno del Tempio, con la testa colma di pensieri.

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