La natura contaminava con la sua immortale bellezza la radura del lago. Kristal adorava quel luogo, si recava lì almeno una volta al giorno e ci passava più tempo possibile. Era diventato il suo rifugio personale, dove poteva semplicemente concentrarsi su se stessa e riflettere, dove poteva urlare, piangere o lamentarsi senza che nessuno la riprendesse. Perché alla fine ormai era grande, aveva tredici anni e non poteva più permettersi comportamenti simili. Il prossimo anno avrebbe iniziato l'addestramento che l'avrebbe formata per diventare una guardia reale e tutti sapevano che le guardie non si perdono mica in sentimentalismi o emozioni simili.
Lei lo capiva, alla fine era giusto così. Era necessario per una futura guardia reale essere in grado di trasmettere soltanto sicurezza. Per questo teneva tutto il resto al suo interno, solo per sé, per poi liberarlo non appena arrivava in quella radura. Non sapeva come si chiamasse quel posto, non sapeva nemmeno se qualcun'altro sapesse della sua esistenza. La chiamava radura del lago proprio perché al suo centro si trovava un piccolo specchio d'acqua in cui spesso si immergeva per ore, come se volesse lavarsi di dosso i doveri e i pensieri che le pesavano così tanto.
Quel giorno semplicemente si sedette sulla riva, mettendo soltanto i piedi in acqua. Dosiov non era venuto a trovarla come le aveva promesso e aveva paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, temeva che si fosse stufato di essere suo amico e che avesse quindi deciso di non vederla più. Due grosse lacrime si fecero strada lungo la sua guancia mentre fissava addolorata il suo riflesso offerto dall'acqua immobile. Si diceva che era stata proprio una stupida a pensare che Dosiov avrebbe potuto ricambiare il suo amore, che alla fine avrebbe capito che loro erano molto più di due amici.
Sospirò, lasciandosi andare ancora qualche istante a quei pensieri malinconici. Poi finalmente si decise ad alzarsi per tornare al palazzo, iniziò a camminare e per sua grande sorpresa, dopo pochi passi, si trovò di fronte a Dosiov. "Oh, non pensavo saresti venuto." Disse, non riuscendo nemmeno a guardarlo in viso. L'elfo le si avvicinò, scusandosi. "Mi dispiace, mio padre mi ha tenuto più del dovuto e per questo ho ritardato così tanto." Kristal alzò lo sguardo e notò all'istante che era particolarmente preoccupato. "Cosa succede?" Dosiov sospirò, poi si avviò verso il laghetto e si sedette di fronte ad esso. L'elfa lo seguì e fece lo stesso. "Mi sto preoccupando." L'amico a quel punto allungò la mano, cercando quella di lei. Kristal gliela strinse timidamente.
"Le cose non stanno andando molto bene. La guerra, che sarebbe dovuta finire in poco tempo, potrebbe protrarsi per anni e la nostra contea ha bisogno di rinforzi." Kristal percepì il tremito della sua mano come se l'avesse vissuto sulla pelle in prima persona. "Tu fai parte di questi rinforzi non è vero?" Dosiov annuì. "Io e Barus." L'elfa non se lo aspettava, o forse semplicemente non voleva considerare questa possibilità. "E io?" L'elfo si grattò la testa nervosamente. "Non mi sembra il caso farti rischiare la vita in questo modo..." Kristal sbuffò. "Perché voi non la rischiereste no?" Dosiov la guardò addolorato. "Kristal..." L'elfa si alzò in piedi. "No, non guardarmi così. Andate pure, fatevi del male, fatevi uccidere. Non mi importa. Fate quello che volete."
Si avviò lungo la strada di casa ma fu prontamente fermata da Dosiov che le si pose di fronte. "Lo so che non intendi veramente quello che hai detto." Kristal gli diede una pacca sulla spalla. "Wow, arguto il ragazzo." Fece per ripartire ma l'elfo non glielo permise. "Cosa vuoi da me Dosiov? E' ovvio che io sia così turbata dalla cosa non credi? Vi amo così tanto e solo l'idea di vedervi feriti mi spezza il cuore." Dosiov l'abbracciò d'istinto e la tenne stretta a lungo, ascoltando il battito del suo cuore e i singhiozzi che tratteneva a stento. Poi lentamente si staccò, le afferrò il volto e le accarezzò delicatamente le guance. "Ti amo anch'io Kristal."
L'elfa restò letteralmente a bocca aperta a fissarlo, cercando di capire se le parole che aveva sentito erano effettivamente uscite dalla bocca di Dosiov o se il suo udito si divertiva a farle brutti scherzi. "Co-cosa?" Balbettò, senza riuscire ad aggiungere altro. L'elfo semplicemente sorrise e appoggiò la fronte sulla sua. "Ti amo. Ti amo e ti amo ancora." Kristal prese un sospiro profondo, poi sorrise a sua volta. Lo guardò negli occhi e poi finalmente si decise a fare quello che avrebbe sempre voluto fare: lo baciò. Fu una delle sensazioni più belle che avesse mai provato.
I baci improvvisamente iniziarono a moltiplicarsi. Le braccia erano le stesse, le labbra anche. I luoghi però si susseguivano ad una velocità insostenibile, interno, esterno, caldo, freddo. Centinaia di baci che la inebriavano ogni volta di sensazioni diverse, un amore che le trapassava la pelle, che le faceva accelerare il battito cardiaco, che le faceva tremare le dita. Allo stesso tempo lo sentiva però come un macigno nel petto, a volte sentiva una tristezza enorme pervaderle lo stomaco e aveva la sensazione che si sarebbe messa a piangere da un momento all'altro. Era davvero tantissimo da sopportare in pochi istanti, vivere così tante sensazioni senza avere la possibilità di soffermarsi su esse.
Alla fine questa successione di baci si interruppe. Non si trovava più nella radura del lago. Era notte e faceva molto freddo, si guardò attorno e riconobbe all'istante il giardino di corte. Dall'esterno realizzò soprattutto cosa stava per scoprire in quel momento. Si girò improvvisamente e vide Barus correre trafelato verso di lei, urlando il suo nome. Appena arrivò di fronte a lei non si fermò nemmeno per prendere fiato, semplicemente la prese per un braccio, pregandola di seguirlo il più velocemente possibile. I due elfi presero a correre lungo il cortile, arrivando all'interno dell'edificio e poi nel luogo in cui era successo ciò che non si sarebbe mai aspettata. Qualcosa a cui non avrebbe mai voluto assistere.
I due elfi fecero il loro ingresso nella stanza dei genitori e lo spettacolo che si trovarono di fronte li bloccò all'istante al loro posto, gli occhi l'unica cosa che si muoveva, spostandosi a destra e sinistra come a cercare un senso a ciò che si manifestava di fronte a loro. Kristal sbiancò all'istante. Le ginocchia cedettero e si ritrovò per terra, senza poter dire nulla. Si raggomitolò a terra, lo sguardo ancora volto verso i suoi genitori. I suoi genitori a terra, pallidi quasi quanto lei, erano ricoperti da numerosi morsi e ferite. Erano certamente morti.
Entrambi non si mossero per numerosi istanti, l'elfa a terra e Barus in piedi con la bocca spalancata. Nessuno dei due aveva il coraggio di dire qualcosa, di fare qualcosa. Non sembrava contemplabile vivere in un momento simile, non sembrava nemmeno normale respirare dopo aver assistito ad una scena simile. Fu Dosiov a salvarli. Trovandoli lì li incitò a scappare, spiegando che erano in pericolo perché probabilmente c'erano ancora dei nemici all'interno del palazzo. Li trascinò poi a forza fuori in cortile e poi ancora verso il bosco. Non appena raggiunsero il bosco si fermarono. Nessuno aveva proferito parola durante il tragitto.
Dosiov si avvicinò a Kristal, le prese la mano e, per qualche istante, la margherita di Pak, il simbolo del loro matrimonio, prese nuovamente forma. "Mi dispiace, mi dispiace da morire." L'elfa cercò i suoi occhi e li trovò di un rosso fuoco, un rosso malato a cui non riusciva ad abituarsi. "Io... io..." Sospirò, cercando le parole. "Cos'è successo?" Dosiov abbassò lo sguardo. "Mi dispiace." Disse ancora una volta. Solo allora Kristal notò che non le stava dicendo qualcosa. Gli afferrò il viso, facendo in modo che tornasse a guardarla in faccia. "Dimmi cosa è successo ti prego..." L'elfo restò a fissarla qualche istante, cercando le parole giuste. "E' colpa mia. I vampiri hanno invaso il palazzo e hanno fatto strage, coinvolgendo i vostri genitori nel tutto."
Kristal staccò all'istante le mani dal suo viso e iniziò ad indietreggiare sconvolta. Dosiov, spaventandosi la prese per la vita e la avvicinò a sé. "Non odiarmi ti prego, non volevo tutto ciò, certamente non lo volevo." Tentò di baciarla ma lei si allontanò ripetutamente. Alla fine però ci riuscì ma sentì soltanto le lacrime di lei bagnargli le labbra. Continuò comunque a baciarla finché un dolore acuto non lo invase in tutto il corpo, era qualcosa che non aveva mai sentito. Capì all'istante che non veniva dal ricordo, il dolore era esterno e anche Kristal lo percepiva. Tentò di staccarsi, di fare qualcosa. Tutto fu inutile, non potevano fare nulla per fermarlo. La vita stava lentamente scivolando lontano dai loro corpi.
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Oblivion - The Elder Scrolls
FanfictionKristal un giorno si risveglia in un'umida cella. Non ricorda come è finita in prigione, ma soprattutto non ha memoria della sua vita. Sarà costretta a combattere in un'epoca avvolta dall'oblio, dove i Cancelli di Oblivion terrorizzano gli abitanti...