CAPITOLO DUE

105 4 0
                                    


  Dopo una mattinata intensa di lavoro faccio una pausa e mi dirigo verso un bar per mangiare qualcosa, meno sto in quella casa e meglio è, farei di tutto pur di stare lontano da Andreas. Dopo aver mangiato un panino con l'insalata e tonno passo dall'asilo per vedere come sta mio figlio e fortunatamente tutto a posto. Non mi sono fatta vedere altrimenti voleva venire con me, piccolo mio. Dopo circa un'ora riprendo a lavorare e stavolta vado verso la signora Romero, un ricchissimo magistrato che ha una casa meravigliosa. Mi faccio un mazzo enorme ma mi paga bene ed è per questo che continuo ad andarci, ha una villa di tre piani compresa di piscina e solarium e si trova nelle vie più privilegiate di Saragozza, non so come ho fatto a farmi assumere da lei. Parcheggio la mia macchina davanti alla villa, mi apre la cameriera ed entro. I mobili sono antichi ma molto impreziositi così come i quadri e il resto di molti oggetti in quella casa. Anna Romero, la padrona scende le scale e viene verso di me.
-Buongiorno, oggi devi concentrarti di più all'ultimo piano della casa-
-Buongiorno signora, d'accordo-
-Ritornerò verso le 20.00 di stasera, voglio trovare tutto che luccica-
-Non si preoccupi-
-Arrivederci-
Severa, determinata e insopportabile ma ho bisogno di soldi. Ho intenzione di raccogliere più soldi possibili, in questi tre anni a Saragozza ho lavorato tantissimo e sono riuscita a raccogliere una bella somma, ovviamente nascosta da quel bastardo altrimenti la usa tutta per la sua droga. Già, un drogato e alcolizzato condivide la casa con me. Non pensate che l'abbia scelto io di proposito, tre anni fa non era affatto così, era gentile e premuroso nei miei confronti e adesso non so come ma è diventato una bestia, forse perché sa che Carlo non è suo figlio,sangue del suo sangue e perché io non lo amerò mai dopo tutto il dolore che mi ha causato.
Sono già passate sei ore interminabili di pulizie e finalmente ho finito. La signora Romero è rientrata e mi ha pagata e adesso sono di ritorno a casa. Oggi sono riuscita a guadagnare molto, sono fiera di me. Stanca e sciupata vado all'asilo di corsa a prendere mio figlio.
-Eccomi amore mio!- lo prendo in braccio e gli do un bacio- ti sei divertito oggi?
-Si- risponde Carlo anche lui stanco
-Grazie di tutto Consuelo-
-E di che?Siamo stati benissimo!-
-A domani!-
-A domani-
Metto Carlo nel seggiolino, allaccio la cintura e salgo anch'io in macchina. Metto un po' di musica alla radio sia per distrarmi sia perché piace anche a lui e seguo la strada per ritornare a "casa" o meglio all'inferno.
Apro la porta, mi guardo intorno ma di quell'idiota non c'è traccia. Sono sicura che rientrerà stanotte molto tardi ed ho paura in questi momenti. Poso giubbotto, cardigan e borsa e comincio a preparare qualcosa da mangiare per Carlo e un po' anche per me. Apro il frigo e la spesa scarseggia, non capisco perché non debba comprare da mangiare! Non posso fare tutto io, lavoro tutto il giorno e sono stanchissima. Cucino un po' di pastina per Carlo ed io mangio solo una fetta di carne, solo questo è rimasto. Finito di mangiare metto il pigiama a Carlo e lo adagio sul letto, subito si addormenta... povero piccolo è stanco. Gli do un bacio e lo copro mettendo dei cuscini sul lato. Io,approfittando dell'assenza di Andreas prendo i miei soldi guadagnati e li metto insieme agli altri dentro una cassettina in latta nascosta sotto il materasso, è l'unico posto dove posso tenere cose mie senza che lo stronzo li tocchi. Lì tengo anche un sacchetto con delle foto: il giorno del mio diploma, con mia mamma e mio papà, con mio fratello Carlo. Qui mi scende una lacrima perché ripenso al mio fratellone che è su nel cielo, si è morto. E' morto durante una guerra in militare e ogni giorno soffro la sua assenza, lui non avrebbe permesso tutto ciò, non mi avrebbe mai fatta partire. Stringo quella foto al cuore e piango, piango ininterrottamente tanto che le mie lacrime bagnano la foto. Ancora con le guance bagnate frugo dentro il sacchetto ed ecco che qui mi si congela il sangue. Trovo la foto più bella che ho, l'unica: io e il padre di mio figlio... Alessandro. Quanto eravamo felici insieme, quanto ci amavamo e quanto speravamo di stare insieme per sempre un giorno. Mi manca da morire e non ho mai smesso di amarlo, so che lui mi sta cercando e che io sto cercando lui. Non so come rintracciarlo, non ho più il telefono perché quel disgraziato di Andreas vuole 'condividere' tutto con me privandomi anche del telefono, della voce del mio Alessandro, della voce dei miei genitori che non sento da quando sono arrivata qui in Spagna, assurdo ma purtroppo vero. Ho così tanta nostalgia di tutto che mi viene una fitta al cuore. Chissà se pensano a me...chissà se si sono dimenticati che esisto.
Senza rendermene conto erano già le due di notte. Metto il pigiama e mi fiondo a letto, mi addormento subito.

Sento un rumore, probabilmente sarà Andreas. Controllo l'ora e sono le cinque del mattino, ho ancora sonno e tanta stanchezza, accanto a me c'è Carlo che dorme beato... almeno lui riesce a dormire io no. Andreas è rientrato ed io faccio finta di dormire sperando che non mi disturbi e invece.... Lo sento camminare verso la mia stanza, apre la porta e prende Carlo in braccio, che diamine sta facendo?
-Andreas che stai facendo?-
Non risponde, porta Carlo in un'altra stanza e ritorna da me, chiude la porta a chiave. No, no di nuovo l'incubo no.
-Andreas apri quella porta e riporta mio figlio qui-
-No- risponde lui con la cattiveria negli occhi e con la puzza di alcool addosso.
-Te lo ripeto per l'ultima volta:APRI!- alzando il mio tono di voce
Si avvicina a me, si toglie la maglietta e si sbottona i pantaloni ed io comincio a tremare. Mi copro con il lenzuolo ma lui me lo toglie di dosso
-Stasera sarai mia-
-NO! NON FARLO DI NUOVO PER FAVORE!- gridando e piangendo
-Zitta!-
Sale su di me e mi toglie i pantaloni, mi strappa il sopra del pigiama e mi tiene con forza il collo, poi le braccia e i polsi.
-LASCIAMI!HO DETTO DI LASCIARMI- continuo a piangere e a gridare ma è tutto inutile. Non capisco perché debba farmi questo,perché ogni volta che decide di divertirsi la sera si sfoga con il mio corpo torturandomi finché può.
La sua forza, le sue strette mi hanno provocato lividi e graffi in tutto il corpo. Si alza soddisfatto ed esce della stanza, mi riporta Carlo e lo sento uscire nuovamente da casa sbattendo la porta. Io mi rannicchio su me stessa continuando a piangere.
Tre ore dopo, ovvero le otto del mattino mi alzo. Carlo si sveglia e io nelle terribili condizioni in cui sono vado a preparargli il latte. Sono tutta dolorante, la schiena, i punti in cui quel maledetto mi ha forzato ma devo farmi forza per il mio bambino. Do il latte a Carlo ed io mangio appena una brioche, non ho fame, ho solo voglia di scappare via di qui. Mentre Carlo guarda i cartoni alla TV, io vado in bagno. E' inutile dire come sono ridotta, quelli che erano i miei capelli castani lucenti erano solo un ammasso di capelli scompigliati e fuori posto, i miei occhi castani gonfi e pieni di rossore e il mio corpo.. pieno di lividi e graffi troppo evidenti. Lavo il viso, pettino lentamente i miei capelli, faccio una doccia calda e mi trucco per cercare di coprire tutte le ferite provocate da Andreas. Mi vesto mettendomi un maglione largo, un paio di jeans e degli stivaletti. Vesto anche Carlo, prendo cappotto, visto che stamattina fa più freddo, sciarpa, borsa e usciamo di casa. Saliamo in macchina e guidando mi scende qualche lacrima, incredula per tutto quello che mi è successo stanotte.

Un mese dopo.
Oggi è il mio giorno libero e ho deciso di portare Carlo al parco giochi. E' una bella giornata di dicembre, fa freddo ma poco si sente.
-Tesoro oggi andiamo al parco, ti va?-
-Si!- mi salta in braccio contento
Arrivata al parco parcheggio la macchina e faccio scendere Carlo, passiamo una bella mattinata insieme fra passeggiate, dolcetti e altalene. Mentre passeggiavo con lui, incontro Consuelo.
-Marìa, che bello vederti qui!-
-Ciao Consuelo, ho portato un po' in giro il mio bimbo-
-Come stai?-
-Si va avanti-
-Sei sicura?Ultimamente ti vedo strana- dice con sguardo preoccupato
-Si, non preoccuparti-
-Ti volevo presentare mio marito: Gabriel- Un uomo alto e affascinante, biondo e occhi neri. Simpatico dall'aspetto.
-Piacere signora- porgendomi la mano
-Piacere mio, io sono Marìa- rivolgendomi a lui e presentandogli anche Carlo
-Carlo perché non vai a fare un giro con Gabriel?- dice Consuelo
-Si dai, andiamo a fare la scivola piccolo- dice Gabriel
Carlo va tranquillamente e Consuelo si siede accanto a me nella panchina.
-Marìa, sputa il rospo. Voglio sapere che hai e non mi muovo di qui finché non mi racconti tutto.-  

Un'incredibile agoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora