CAPITOLO SESSANTADUE

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  Gennaio,Milano,Italia
La città più grande d'Italia è questa: Milano. Inutile dire che racchiude tra grattacieli, parchi, stradoni e piazze tutta la sua bellezza. L'ho sempre amata,sin da bambina, sognando di correre per il duomo ed alzare la testa in su per accorgermi quanto sono alti i palazzi. Atterrata aspetto con pazienza la valigia e poi chiamo un taxi, cercherò un albergo dove alloggiare anche se mia madre voleva che avvisassi mia cugina Rebecca. Non mi sembrava giusto, non mi vede da tanto tempo e sarebbe poco educato approfittare di lei. Salgo sul taxi ed ascolto con le mie cuffiette "Faded- Alan Walker", questa canzone è perfetta per descrivere il mio stato d'animo. Arrivo davanti ad un hotel a tre stelle e dico al facchino di farmi portare la valigia in una delle camere matrimoniali e dopo aver dato i miei dati al receptionist, salgo su ed entro chiudendo a chiave la porta. Osservo la stanza, il letto e la finestra; mi affaccio, guardo il panorama e da lontano vedo un parco: adesso ricordo! Quel parco, quando ho trascorso la giornata con lui, prima che tornassi a Napoli. Quanto tempo è passato...mi sembra un'eternità. Mi distendo sul letto e penso a quale potrebbe essere la sua reazione, a dove potrebbe essere in questo momento. Forse potrei provare a casa sua, ma sarebbe impossibile andare a Buccinasco adesso e arriverei troppo tardi. Ho capito: studio di registrazione! So dov'è e non posso sbagliarmi. Prendo la borsa ed esco, consegno la chiave al receptionist e mi incammino. Durante il tragitto a piedi mi viene in mente la sua canzone "Ci credo ancora", alle parole "Io ci credo ancora...da qualche parte sei. Aspettarsi per la vita intera, lo farei". Le ripeto nella mia mente mentre continuo a camminare, adesso mi sento come se fossi invincibile e come se non avessi paura di niente. Dopo una mezzora abbondante arrivo davanti al "Carosello Records", la porta è aperta e sono sicura che ci sarà qualcuno dentro. Mi vengono in mente mille ricordi e il cuore mi batte talmente forte che mi sento svenire, ma devo essere forte. Suono ma non viene nessuno ad aprire, busso e viene verso di me un uomo alto vestito elegante con giacca e camicia.
-Salve, chi è lei?-
-Io...sto cercando...Alessandro Casillo- dico con la voce tremante
-Chi è lei e cosa vuole da lui?-
-Sono una persona importante. Vorrei sapere se è qui-
-Se non mi dice chi è non potrò aiutarla-
-Ho bisogno di parlare con lui-
-Impossibile, non può incontrare le fan adesso-
-Non sono una fan, sono una persona importante. Per favore, sono venuta qui apposta- l'uomo mi guarda attentamente dalla testa ai piedi e dopo varie suppliche sono riuscita a convincerlo
-Va bene,aspetti qui- rientra dentro ed io aspetto fuori. Mi tremano le mani, le gambe, la voce e quasi non riesco a parlare. Alessandro, dimmi che sei qui. Riesco a sentire delle voci fino a quando me lo ritrovo davanti a me. Mi blocco, non riesco a parlare e lui altrettanto, mi guarda con gli occhi spalancati e sento il mio cuore uscire dal petto. Alessandro, amore mio...i suoi occhi verdi, il suo viso, il suo corpo. E' cresciuto così tanto che quasi non lo riconosco, la sua barba incolta, le sue mani, le sue spalle. E' davvero lui o sto sognando? Non riesco ancora a spiccicare parola, ci guardiamo semplicemente negli occhi come se volessimo dirci mille cose.
-...Tu...?- dice appena. Quanto tempo che non sentivo la sua voce, che non guardavo i suoi occhi.
-...Proprio io...- dico con un filo di voce
-Cosa...come...che ci fai qui?-
-Sono venuta per cercare te-
-Cercare me? Dopo tutto questo tempo hai il coraggio di venire qui?-
-Non sai come sono andate realmente le cose-
-Non capisco che sei venuta a fare-
-Alessandro, per favore, devo dirti una cosa molto importante-
-Noi non abbiamo nulla da dirci Marìa- mi volta le spalle e prova ad entrare dentro
-Aspetta!- dico provando a raggiungerlo- sono venuta fino a qui da Napoli, per favore dammi la possibilità di parlarti-
-Marìa non ho tempo adesso-
-E' estremamente importante, non ti ruberò molto...ma ti prego ho bisogno di parlarti- dico supplicandolo in qualsiasi modo
-Va bene, se insisti- prende la giacca e la mette insieme alla sciarpa-allontaniamoci da qui però-
Camminiamo per qualche isolato, è così bello. Il suo modo di camminare, il suo modo di parlare e il suo modo di porsi con me nonostante so che è arrabbiato. Amore mio, se potessi cancellare tutto quello che ho passato per stare con te credimi lo farei. Arriviamo in una piazzetta e ci sediamo su una panchina.
-Parla- dice rivolgendomi il suo sguardo
-Quando la nostra storia è finita, sono stata molto male- dico facendo un sospiro per cercare di mantenere la calma e trovare le parole giuste
-Marìa se sei venuta per parlarmi del passato possiamo anche finire qui-
-Per favore fammi parlare, purtroppo in quello che devo dirti c'entra il passato- mi guarda confuso ma non mi interrompe-dicevo che...sono stata molto male, così quel mio collega di università Andreas...ha cominciato a farmi la corte. Tra la sofferenza per te e la morte di mio fratello stavo talmente male che non riuscivo a vivere. Lui mi ha vista fragile e mi ha confessato di provare qualcosa per me- mentre parlo mi ascolta con attenzione, anche se nei suoi occhi vedo confusione, rabbia o quasi disinteresse.
-Marìa....- prova a parlare ma lo fermo
-Non mi interrompere, per favore-
-Vai al sodo- dice con freddezza
-Mi ha chiesto se potevo partire con lui in Spagna per una vacanza estiva, in modo da distrarmi. Ho accettato, inconsapevole che stavo per fare la stupidata più grande del mondo. Poi sei venuto tu e mi hai fermata, nonostante ciò sono partita senza pensarci due volte con la mia sofferenza ed il mio malessere. Il fatto è che...arrivata in Spagna ho scoperto la cosa che mi ha cambiato completamente la vita: aspettavo un bambino, da te- la sua espressione cambia di colpo, i suoi muscoli diventano più tesi e i suoi occhi si spalancano
-Come?!- esclama incredulo- che cosa stai dicendo?-
-La verità Alessandro-
-No, non è possibile- si alza dalla panchina
-Si che lo è!- esclamo
Si alza dalla panchina e affonda le sue mani nei suoi capelli, guardando altrove con espressione di confusione, quasi come se non credesse alle mie parole.
-Non è uno scherzo vero?- mi chiede agitandosi sempre più
-Pensi sarei capace di scherzare su una cosa così?-
-Ma perché cazzo me lo dici solo adesso?!- alza il tono di voce e capisco che adesso quella confusione si è trasformata in rabbia
-Perché tu non sai cos'ho passato durante quegli anni!Andreas mi ha reso la vita impossibile, mi ha tenuta segregata in casa, ha abusato di me, mi ha picchiata- piango e lui per un attimo sembra aver placato la sua rabbia- non potevo fare niente!Mi minacciava in continuazione e se avessi provato a chiamare la polizia mi avrebbe tolto il bambino!-
-Mi sembra un incubo- dice facendo avanti e indietro
-Un incubo? Tu non sai quanta sofferenza ho provato e quante volte dovevo stare in silenzio per salvarmi la vita! Sono riuscita a liberarmi di lui dopo solo quattro anni!- le lacrime scorrono sul mio viso come un ruscello su una collinetta- ed ero sola Alessandro, sola! Una ragazza di diciannove anni con un bambino da crescere, in un paese sconosciuto e con continui pericoli in giro. Non c'era nessuno che mi aiutava, nessuno che poteva capirmi. Dovevo lavorare per mantenermi, faticare, gocce di sangue che si mischiavano con le lacrime!- copro il mio viso con le mani, non riesco più a guardare il suo viso corrucciato per la rabbia ed i suoi occhi di un verde freddo. Improvvisamente mi tocca il braccio, sento il sangue pulsare nelle arterie e vampate di calore mi attraversano. Smettila Marìa, non puoi reagire così. Lo guardo, i suoi occhi sono ritornati come prima e non c'è più quel velo di ghiaccio.
-Io...non so cosa dire-
-Avrei davvero voluto dirtelo subito e avrei voluto anche rimanere qui e rendermi conto prima che persona fosse quel miserabile- mi asciugo le lacrime con il dorso della mano
-Mi dispiace davvero tanto per ciò che hai passato, ma comprendi anche me. Dopo tutti questi anni ti ritrovo qui davanti a me che mi dai una notizia del genere. Anche io sono stato male, ti ho cercata e non sai quanto. Mi chiedevo dov'eri, cosa stessi facendo e se saresti tornata da me un giorno, mi maledicevo per averti fatta soffrire e averti fatta scappare- le sue parole sono come un antidepressivo in piena disperazione, vorrei poter tornare indietro per rivivere tutto.
-Anche io ho cercato di mettermi a contatto con te, ma era impossibile. Non avevo più il telefono..-
-Anche?-
-Si, ero prigioniera, non potevo fare nulla-
-Come hai fatto a liberarti di lui?-
-In quegli anni ho conosciuto una ragazza: Consuelo. Eravamo diventate amiche e un giorno decisi di raccontarle tutto, senza esitare un attimo ha cercato di aiutarmi a scappare ma non ci sono riuscita. E' venuto fino all'aeroporto per fermarmi, ho capito che il mio bambino era in pericolo e l'ho affidato a lei. Mi ha sequestrata, mi ha tenuta una settimana sotto chiave abusando di me per ore...poi non ho visto più nulla e mi sono risvegliata in ospedale. La polizia aveva finalmente catturato Andreas, che cercava da tempo...era anche un assassino-
-Bastardo!- dice a denti stretti
-Mi c'è voluto molto per riprendermi ma poi la forza di volontà mi ha aiutata a recuperarmi del tutto. Sono tornata una settimana fa, i miei genitori erano increduli-
-Come lo sono ancora io, non riesco a credere che sei qui e stai bene. Non riesco a credere nemmeno che sono padre-
-Neanche io riesco a credere che sto bene, sono in Italia al sicuro e che ti ho rivisto dopo tutto questo tempo-
-Quindi...noi due abbiamo un figlio?-
-Si- affermo
-Assurdo-
-Alessandro, io vorrei che tu lo conoscessi. Sei il padre e lui anche se non ti ha mai visto ha bisogno di te e ti cerca. Gli ho parlato molte volte di te anche se è ancora piccolo-
-Quanti anni ha?-
-Quasi tre-
-Già, adesso tutto coincide-
-Te la sentiresti di conoscerlo allora?- chiedo ansiosa
Silenzio. Mi guarda fissa, vorrebbe esprimersi soltanto guardandomi come ha sempre fatto. I suoi occhi lanciano un misto di emozioni che vorrei tanto sapere, conoscere. Ho sempre letto i suoi occhi ma adesso non riesco a decifrare neanche una sillaba. Se per averlo vicino devo tacere, preferisco essere muta tutta la vita.   

Un'incredibile agoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora