CAPITOLO SESSANTACINQUE

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  Mi sveglio con il raggio del sole dritto sulla mia faccia, mi strofino gli occhi e guardo verso la finestra con la fronte corrucciata. Ho dormito molto poco stanotte, mi dimeno dal nervosismo e non smettono di frullarmi in mente quelle parole di Alessandro nonostante sia passata circa una settimana. Come sempre sparisce, è evidente che non sa affrontare nulla e soprattutto se ne frega altamente. Sono stanca, da oggi in poi inizia la lotta con me stessa per dimenticarlo e rompere questo sentimento, una buona volta. Mi giro dall'altra parte del letto ma Carlo non c'è, mi alzo velocemente dal letto e scendendo le scale sento delle risate provenire dal giardino. Sporgo la testa dalla finestra e vedo mia madre imboccare Carlo mentre sorridono, respiro di sollievo e decido di raggiungerli.
-Ciao mamma!- Carlo mi saluta con la manina e d'istinto sorrido, lo prendo in braccio e lo sbaciucchio
-Buongiorno tesoro- dice mia madre mentre spalma della marmellata di fragole su una fetta biscottata
-Buongiorno, come mai qui?-
-Il tuo piccolo si è svegliato presto stamattina così ne abbiamo approfittato per fare colazione in giardino, è una splendida mattina-
Alzo gli occhi al cielo mentre una serie di profumi mi fanno capire che la stagione primaverile è al suo culmine.
-Almeno il tempo è buono- mi siedo e adagio Carlo sulle mie gambe che continua a mangiare la sua fetta biscottata
-Marìa cerca di non pensarci più-
-Mamma come posso non pensarci? Ha rifiutato il suo stesso figlio!-
-Secondo me non l'ha rifiutato, è solo spaventato-
-Ma di che?-
-Ricordati che gli uomini hanno più paura di noi donne, stentano ad accettare facilmente gli improvvisi cambiamenti nella loro vita specialmente se si ritrovano davanti ad una situazione del genere-
-Dovrebbe essere il cambiamento più bello della sua vita così come lo è stato nella mia! E invece no, indifferenza, immaturità ed egoismo puro-
-Dagli un altro po' di tempo-
-Non gli ho assolutamente fatto fretta. Gli ho sempre detto che non è obbligato a farsi carico di Carlo, che me la sarei cavata da sola come ho sempre fatto. Non ha senso venire qui e dirmi che vuole prendersi le responsabilità se poi scappa a gambe levate-
-Lo so figliola, devi avere pazienza-
-La sto perdendo-
-Se reagisci così è peggio-
-Quanto ancora devo aspettare? Altri quattro anni?No. Devo fare qualcosa della mia vita, devo concretizzare i miei sogni e se lui non ne vuole fare parte io continuerò per la mia strada!-
-E ci riuscirai, a poco a poco-
Sono ancora arrabbiata, delusa, amareggiata, perché tutti lo difendono? Adesso quella che ha la parte del torto sono io? Incredibile. Finisco di fare colazione con l'amaro in bocca e poi vado a darmi una sistemata, lego i capelli in una coda ed indosso capi comodi. Mentre rassetto la casa suonano alla porta, prego in mille lingue che non sia lui, apro e Michele, suo fratello, è sull'uscio della porta che mi sorride.
-Ciao Marìa!- confusione, stupore. Che ci fa qui?
-Michele?Che ci fai qui?-
-Appena sono venuto a sapere che eri tornata avevo voglia di salutarti, come stai?-
-Insomma...cioè bene- farfuglio
-Posso entrare?-
-Si, certo-
Lo faccio accomodare sul divano e mi siedo accanto a lui.
-Lo so, non ti aspettavi la mia visita-
-In realtà no, tutto pensavo ma mai che ci saremo rivisti così presto-
-Mi sono affezionato tanto a te, ricordo ancora quando eri venuta in vacanza da noi-
-Già...come dimenticarselo- abbasso lo sguardo
-Ho saputo tutta la tua storia Marìa, mi dispiace davvero tantissimo. Quando Alessandro mi ha raccontato tutto ero sconvolto, quasi quanto lui-
-Ho passato momenti infernali, mi dispiace non essere riuscita ad avvisare tutti del mio improvviso ritorno-
-Non preoccuparti, adesso stai bene ed è questo quello che conta. Il mio nipotino dov'è?- sorride
Prendo in braccio Carlo e lo siedo in mezzo a me e Michele.
-Carlo, lui è lo zio Michele-
-Zio ele- ripete sorridendo
-Ciao ometto!- gli stringe la manina e gli da un bacio sulla guanciotta- quanti anni ha?-
-Tre appena compiuti-
-E' bellissimo, somiglia molto a mio fratello-
-Lo so...è la sua fotocopia-
Carlo si dimena e lo lascio ai suoi giochi, io continuo a chiacchierare con Michele e gli racconto altri episodi della mia vita in Spagna.
-Se fossi stato nella tua situazione sarei diventato matto-
-Non so quale coraggio ho avuto per affrontare tutto..-
-Sei forte-
-Non lo sono Michele, apparentemente sembro essere colei che sa affrontare tutti i problemi del mondo mentre dentro sto per morire, a poco a poco, ogni giorno-
-E la causa è mio fratello-
-Già, proprio lui. E' stato più la mia sofferenza che la mia felicità, mi ha causato ferite più profonde di un solco...eppure...-
-Eppure lo ami ancora, vero?-
-Non ho mai smesso di farlo un solo istante-
-Immaginavo fosse così-
-Ma non ha senso tutto questo, non posso continuare ad amarlo-
-Perché no?-
-Michele lui mi disprezza, non fa altro che scappare, sparire per mesi e poi ritornare come se fosse una tempesta in piena estate. Non mi ama più ed è ovvio, il suo cuore è occupato da un'altra ed io non posso pretendere niente-
-Aspetta, aspetta. Lui non ti disprezza, è soltanto spaventato e tu lo sai che ci mette in mezzo pure il suo maledetto orgoglio-
-Ma spaventato di cosa? Ho passato situazioni orribili, sola, in un altro paese, senza nessuno. Cosa lo spaventa? Suo figlio non lo mangia mica-
-Marìa non è questo. Quando tu sei partita Alessandro era diventato completamente pazzo, mancava per giorni interi, si rifiutava di fare concerti, di cantare, di comporre musica, addirittura di mangiare e dormire. Ha sofferto moltissimo perché anche lui era molto innamorato di te...e secondo me lo è ancora. Poi ha deciso di provare a rialzarsi anche perché continuavo a rimproverarlo, non potevo più vederlo così abbattuto e triste. Ha ripreso in mano la sua vita soltanto dopo un anno e mezzo-
-Pensi che io abbia ripreso in mano la mia vita?-
-Lo so, nel tuo caso è più difficile ma non sottovalutare nemmeno il suo-
-Adesso dov'è? E' venuto una settimana fa dicendomi che era pronto a prendersi cura di Carlo e appena intraprendiamo una discussione ed io gli dico in faccia quello che penso scappa via e non si fa sentire più-
-Non lo attaccare-
-Non l'ho attaccato! Cercate di capire anche me, per la miseria!- non ce la faccio più, tutti difendono lui. Io il diavolo, lui l'angelo. Io la cattiva e l'insensibile, lui il martire e l'indifeso.
-Su Marìa...andrà tutto bene-
-Michele se lui non ha intenzioni io posso benissimo continuare da sola come ho sempre fatto in tutta la mia vita-
-Io sono sicuro che tornerà e quella sarà la volta decisiva-
-Non voglio creargli nessun problema e per lui non deve essere un peso. Ha la sua vita e la sua fidanzata, io non conto niente lo so già ma qui stiamo parlando di suo figlio-
-Quella ragazza non significa niente per lui, lo vedo da come si comporta-
-..Perché ha deciso di stare con lei allora?-
-Per dimenticarti!- abbasso lo sguardo. La mia mente è talmente confusa, raggomitolata tra mille pensieri come se fossero i fili di un gomitolo di lana- sono venuto qui anche per incoraggiarti, non perdere le speranze Marìa. Sono sicuro che mio fratello capirà tutto e tornerà da suo figlio e...anche da te-
-Ti ringrazio per essere venuto- lo abbraccio
-Ti voglio bene lo sai-
Non so se le sue parole sono state un conforto o un altro motivo per farmi credere che è ora di dimenticare tutto e voltare pagina, ancora una volta. "Sii forte Marìa" , "Non perdere le speranze Marìa". Mi sa tanto che proprio io, Marìa, sto per cadere in un abisso profondo tanto quanto le mie ferite sul mio cuore.   

Un'incredibile agoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora