CAPITOLO TRENTADUE

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  Giro lentamente il cucchiaino nella tazza contenente il mio solito caffè macchiato, stamattina non ho proprio voglia di andare all'università,ma devo.
-Mamma, ho bisogno della coperta di lana. Sai, sarà una guerra piuttosto dura questa- dice Carlo facendo di qua e di là in cucina
-Si tesoro, vado a prendertela subito- dice mia madre allontanandosi dalla stanza
-Buongiorno sorellina- dice dandomi un bacio sulla fronte- ei, cos'è questo faccino?-
-Secondo te? Quando la smetterete di andare via tutti...- dico ancora girando il cucchiaino
-Sai che è questo il mio destino-
-Si Carlo ma basta, qualche giorno scoppierò a furia di vedervi partire- dico con gli occhi lucidi
-Vieni qui-
Mi fa alzare dalla sedia e mi abbraccia forte, mi da qualche bacio sui capelli e mi prende il viso.
-Lo so che è dura per te, ma anche per me non pensare. E' brutto lasciarvi ogni volta-
-E allora non lo fare- dico a mò di supplica
-Sai che non posso- dice lui facendo quel mezzo sorriso dispiaciuto
-Ecco tesoro, hai preso tutto?- dice mia madre porgendogli la coperta
-Si, credo di si- dice con gli occhi al cielo
-Oh figlio mio!- abbracciandolo
Odio le assenze, le partenze, gli addii. Quando avrò una famiglia tutta per me nessuno dovrà fare le valigie.
-Abbi cura di te Carlo, sono orgoglioso di te- dice mio padre dandogli una pacca sulla spalla
-Grazie papà- dice con gli occhi lucidi- a presto!- prende il grande borsone da terra e mette il solito cappello stropicciato. Stringo forte il ciondolo che mi ha regalato e le lacrime non possono fare a meno di scendere, mia madre mi abbraccia e lui si gira facendo un cenno con la mano per poi sparire tra la nebbia mattutina di questo freddo gennaio.

Parcheggio la mia macchina e scendo chiudendola. Ho aggiornato Alessandro sulla partenza di mio fratello e lui mi sta accanto come può. Incredibile, due partenze di due persone importanti in meno di una settimana... Varco la soglia della grande porta d'entrata per sedermi sulle sontuose panche in legno massiccio dell'università e prendo il libro di tedesco per portarmi avanti con gli studi.
-Ciao-
Sobbalzo immersa in quei caratteri tedeschi marcati sul foglio bianco. Eccolo che ritorna alla carica, Andreas.
-Ti spavento ogni volta?- dice ridacchiando
-No...è che...- balbetto
-Tranquilla, perdonami- dice prendendomi la mano, mi sposto subito
-Scusa me, è appena partito mio fratello per ritornare in guerra e...- stamattina non riesco proprio a trovare le parole
-Ah, non sapevo avessi un fratello in militare-
-Già-
-So cosa vuol dire stare lontano da un familiare-
-E' tremendamente triste-
-Senti, sicuramente questo non ti risolleverà il morale però...- dice frugando tra le tasche del suo giubbotto di pelle ed uscendo una scatolina con un fiocchetto- ho saputo che hai fatto il compleanno e ho voluto regalarti qualcosa- dice per poi porgermela
La prendo e la osservo, come fa una bambina quando rimane sorpresa.
-Aprila- dice sorridendo
Apro la scatolina e trovo una spilla, ma non è una qualunque, è in argento con varie decorazioni che luccicano, è preziosa.
-Oh Andreas, non dovevi... grazie- dico ancora confusa e piuttosto sorpresa
-Di che? E' solo un pensierino tra colleghi- dice schiacciando l'occhio- ah, proviene dalla Spagna, da Saragozza per l'esattezza-
-La tua città- dico osservando ancora la spilla e ruotandola per esaminare ogni dettagli
-Esatto-
-Grazie- gli sorrido, infondo non è poi così male. E' misterioso ma è gentile e generoso
-Di niente, sono felice che ti piaccia-
-Adesso devo entrare- dico chiudendo il libro di tedesco
-Anche io, ci vediamo- dice dandomi un bacio sulla guancia. Cosa?Da quando mi saluta così?

Sfoglio l'album di fotografie sorseggiando un po' di te', è sempre bello guardare i momenti immortalati dell'infanzia. Io e mio fratello Carlo siamo i protagonisti di quest'album: in piscina, a mare, in montagna, a Perugia... mi manca già il mio fratellone. Mamma dice che prima di me, era incinta di un altro bambino maschio che però perse a 6 mesi.. fu terribile per lei. Sarebbe stato bello avere un altro fratello da coccolare, almeno non mi sarei sentita sola come adesso. Nonostante le diverse personalità io e Carlo siamo sempre stati molto legati, forse più dei gemelli.. a differenza mia lui ha un carattere forte, sempre pronto ad affrontare qualsiasi difficoltà. Ricordo quando litigava con mio padre perché faceva troppo tardi la sera, una volta tornò alle due di notte e sentivo le urla da camera mia. Lui si arrabbiò moltissimo e la sua unica consolazione era dormire insieme a me, infatti mamma ci trovava abbracciati il mattino dopo. E' un amore infinito che non smetterò mai di provare.
-Tesoro, stai guardando le foto?- dice mia madre sedendosi accanto a me
-Si, ho già nostalgia di Carlo-
-Anche io, il mio figliolo lontano da qui- dice con sguardo addolorato
-Ti ricordi quando papà lo rimproverava e lui si rifugiava nella mia stanzetta?- dico sorridendo
-Certo,come dimenticarlo- mi accarezza i capelli
-Mamma ho paura di perderlo...-
-Oh no, non lo perderai-
-Lo amo, lo sai-
-Si, lo so. Ed è bello vedervi così. Siete il mio orgoglio più grande- dice ad occhi lucidi
L'abbraccio. La mia famiglia è così importante per me, sono le persone con cui ci passi tutto il tempo, le persone che ti vedono crescere e che ti conoscono meglio di chiunque altro e senza di loro ti senti perso. Io sono orgogliosa della mia e spero un giorno di averne una così, con il mio Alessandro.  

Un'incredibile agoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora