CAPITOLO UNDICI

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  Quest'anno l'estate è passata in fretta, troppo in fretta. Anche la permanenza di mio fratello da noi è passata troppo velocemente, è già il giorno della sua partenza.
-Non andartene!- dico abbracciandolo
-Fosse per me rimarrei...- dice lui ricambiando
-Ma perché devi andare? Potrai trovare lavoro qui-
-Il mio destino è combattere-
Lo aiuto a fare il borsone e una volta pronto con papà lo carichiamo in macchina, ha indossato nuovamente la tuta militare tanto sgualcita e il suo cappello. Stringo la collana che ho al collo tra le mie dita, da oggi in poi sarà il mio porta fortuna.
Dopo circa quindici minuti siamo arrivati all'aeroporto, scendiamo e ci camminiamo verso le partenze. La voce avvisa il volo di mio fratello, mi si spezza il cuore e i miei occhi cominciano a diventare lucidi.
-Su piccola...-
-Quando tornerai?-
-Per Natale, cercherò di portarti qualche altro regalo-
-Non ce n'è bisogno, la cosa importante è che tu stia bene-
-Ti voglio bene sorellina!-
-Anche io-
Lo abbraccio forte, saluta anche i miei e va verso il check-in. Stringo forte la collana e le lacrime scendono, non posso evitarlo. Ciao fratellone, conterò i giorni al tuo ritorno.

Stasera non c'ho voglia di rimanere in casa perciò chiamo Alessia.
-Ehi Ale!-
-Marìa, come stai?-
-Insomma, sono un po' triste per la partenza di mio fratello..-
-E' già partito?-
-Si, sto per tornare a casa ma onestamente non ne ho proprio voglia. Sto cercando qualcosa da fare per distrarmi, che ne dici se andiamo a fare una passeggiata al lungo mare?-
-Si buona idea, mi preparo e arrivo-
-Perfetto, a dopo-

C'è ancora luce, ma il sole sta per tramontare e Napoli si colora di arancione. E' così bella che a volte mi perdo nel guardarla, ho scattato tantissime foto e ogni volta le stampavo per appenderle nella bacheca di camera mia. Io e Alessia ci prendiamo un gelato e chiacchieriamo, ovviamente esce il discorso dei ragazzi.
-Mi manca Giulio..- dice lei tristemente
-E a me manca Alessandro-
-Come va?Continuate a sentirvi, giusto?-
-Si si.. ma non è la stessa cosa-
-Lo so, vorrei davvero andare da lui-
-Ed io insieme a te-
Mentre camminavamo ci ferma un ragazzo, non sembrava delle mie parti
-Scusatemi mi sono perso, potete dirmi dove si trova Piazza Nazionale?- dice con accento straniero
-Devi percorrere la parallela di questa strada e andare sempre dritto, dopo di che giri a destra e sei arrivato- dico indicando con il mio indice la direzione
-Grazie mille signorina- dice il ragazzo sorridendomi
Era alto, molto scuro di carnagione ed aveva dei capelli nerissimi come la pece, così come gli occhi. Aveva una parlantina molto strana, parlava lentamente e quanto alle mie conoscenze linguistiche sembrava proprio spagnolo
-Di nulla-
-Non sei di qui vero?- Gli chiede Alessia, sempre con la sua curiosità
-No, sono di Saragozza-
-E come mai ti trovi qui?- chiedo io
-Mi sono trasferito per studiare italiano-
-Che bello!- dice Alessia
-Si, abbastanza-
-Guarda che cosa, a me piace la Spagna- dico io non pensando che questa frase sarebbe stata la mia rovina
-Davvero? E ci sei mai stata?- mi chiede lui
-No, mi piacerebbe- dico limitando a sorridere
-Comunque che maleducato, non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Andreas Vincente Ferrer- dice lui porgendomi la mano
-Quanti nomi, io sono Maria- dico stringendo la sua mano, poi si presenta ad Alessia ma guardando me. Capisco che ti piace cosi tanto l'Italia ma non mi fissare tanto.
-Si noi della Spagna abbiamo il cognome di entrambi i genitori-
-Pero' parli molto bene l'italiano- dice Alessia
-Visto che stiamo chiacchierando perche' non mi accompagnate voi?- dice lui sempre fissandomi
-Certo- dice Alessia
Ci mancava solo che lei facesse la gentile, questo tipo continua a guardarmi! Dopo averlo accompagnato fino alla piazza, lui ci saluta.
-Grazie mille ragazze, e' stato un piacere parlare con voi. Ciao Maria-
-Ciao Andreas- dico appena sorridendo
Appena se ne va, "sgrido" Alessia.
-Dico io, tu dovevi fare proprio la gentile?- dico tirandola per il braccio
-Ma poverino aveva bisogno di indicazioni- dice lei ridendo
-Certo, indicazioni che sicuramente non trovava stampate nella mia faccia-
-Hai colpito!- dice lei ancora ridendo
-Dai smettila, sai che per me esiste soltanto Alessandro-
-Si si, lo so. Tranquilla scherzavo-
-Va bene, sei perdonata. Adesso torniamo a casa?-
-Si accalappia uomini!-
Camminiamo a braccetto ridacchiando un po', non so perche' ma dentro me avevo una strana sensazione.  

Un'incredibile agoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora